Ad alcuni utenti del forum era stato chiesto di pagare un contributo per essere eliminati dagli iscritti. I giudici potrebbero così indagare anche per il reato di estorsione, oltre che revenge porn, diffamazione aggravata, violazione della privacy e diffusione di immagini a contenuto sessuale

Verrà sentito dall’autorità giudiziaria il gestore del sito Phica.eu, ormai chiuso dopo le molte denunce delle donne che hanno scoperto le loro foto sui forum del portale, accompagnate da commenti sessisti e insulti. Nei prossimi giorni i magistrati analizzeranno l’informativa della Polizia postale, dove dovrebbero essere identificati anche gli autori dei commenti. Nonostante il server sia estero, il gestore sarebbe italiano e questo faciliterebbe un’eventuale azione penale nei suoi confronti. Intanto, parlando con Repubblica, una delle donne coinvolte ha detto di avere ricevuto richiesta da parte del sito di versare “mille euro al mese” per la rimozione delle sue foto private. In precedenza era emerso che ad alcuni utenti del portale, circa 38mila iscritti, era stato chiesto il versamento di soldi per essere eliminati dalla lista degli iscritti. Si apre quindi l’ipotesi di una possibile inchiesta anche per estorsione, oltre che diffamazione aggravata, violazione della privacy e diffusione di immagini a contenuto sessuale.

L’inchiesta della Commissione sul Femminicidio

Il caso delle pagine sessiste, esploso che è venuto a galla il gruppo “Mia Moglie” di Facebook, è finito anche all’attenzione della Commissione parlamentare sul Femminicidio, che attiverà un’inchiesta da concludersi entro fine anno. Il 9 settembre si riunirà per decidere le date delle audizioni, dalla polizia postale ai gestori fino alle donne vittime. La presidente della Commissione, Martina Semenzato, spiega che in generale l’obiettivo “è valutare come attualmente avviene il monitoraggio dei siti e capire se ci sono provvedimenti già in essere che possono aiutare”. Si denuncia un “uso improprio degli strumenti tecnologici” che deve spingere a una “riflessione sulle maglie troppo larghe della policy di controllo sui social, dove sono evidenti gli ammiccamenti a pornografia e prostituzione, non sono celati”. La Commissione analizzerà anche varie proposte di legge per risolvere il problema. 

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Presidente Commissione femminicidi: “Attualizzare fattispecie di reato”

La presidente della Commissione mette anche in luce come sia ormai necessario “attualizzare le norme per le fattispecie di reato” che in linea di massima potrebbero già punire comportamenti come la pubblicazione di foto all’insaputa del soggetto ritratto. “Le norme ci sono, ad esempio nel caso del revenge porn che è sanzionato addirittura con una pena fino a sei anni, però non è sanzionata la possibilità che si manipolino le foto”, dice Semenzato.

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L’appello del Garante della Privacy alle vittime: “Denunciate sempre”

Contro i siti sessisti è sceso in campo il Garante della Privacy, che, ricorda, “ha poteri di intervento immediati” su “fatti gravissimi” come la pubblicazione non consenziente di foto. Anzi: “Siamo da tempo in prima linea su questo fronte” a difesa della “dignità delle persone”, ha detto la vicepresidente Ginevra Cerrina Ferroni, spiegando che l’Authority può anche “muoverci sia d’ufficio, come avevamo fatto avviando una prima istruttoria su Mia Moglie e Phica.eu, sia su segnalazione delle persone coinvolte”.  

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