di
Guido Santevecchi

Il debutto di Kim in una adunanza internazionale allargato. Lo zar: verso la nuova «Maggioranza globale»

Dalla tribuna del vertice di quasi una ventina di Paesi in via di sviluppo, soprattutto asiatici e riuniti sotto la sigla Sco (Shanghai Cooperation Organization), Xi Jinping ha rilanciato la sua idea di «Sud globale» unito da commerci e cooperazione politica. Sotto la guida cinese, naturalmente. Il segretario generale comunista ha ripreso a indossare l’abito dello statista «ri-globalizzatore», cogliendo l’opportunità dell’ondata di incertezza scatenata da Donald Trump tra le vecchie alleanze dell’America, da Occidente a Oriente.

È una settimana di gloria per Xi. Dopo lo show geopolitico di Tianjin, lo attende la grande parata militare di Pechino che mercoledì 3 settembre celebra la Vittoria della Cina nella guerra patriottica di liberazione dall’occupazione giapponese. Oltre la coreografia dei reparti che marceranno al passo dell’oca, l’evento va osservato per quattro motivi. Con l’immancabile Vladimir Putin, tra gli ospiti in Piazza Tienanmen siederà il nordcoreano Kim Jong-un; sfileranno alcuni tra i sistemi d’arma più moderni dell’Esercito popolare di liberazione; il comandante in capo Xi terrà un discorso; eventuali assenze tra i generali cinesi potrebbero rivelare nuove purghe tra gli alti gradi.



















































Putin è già in Cina, ha subito spalleggiato l’amico Xi facendo un passo avanti rispetto alla visione di Sud del mondo: ha coniato l’espressione «Maggioranza globale» che permetterebbe a Russia e Cina di rimodellare le istituzioni internazionali. Ambizione legittima. Ma l’invitato si è anche lanciato in una rilettura della Storia, sostenendo che «noi russi, non dimenticheremo mai come l’eroica resistenza della Cina sia stata uno dei fattori cruciali che hanno impedito al Giappone di pugnalare alle spalle l’Unione Sovietica durante i mesi più bui del 1941-1942 e questo ha permesso all’Armata Rossa di concentrare i suoi sforzi sulla repressione del nazismo e sulla liberazione dell’Europa». Putin, in un intervento sull’agenzia cinese Xinhua, ha concluso che «i revisionisti occidentali stanno riesumando il militarismo giapponese con la scusa di un’inesistente minaccia russa e cinese e l’Europa, Germania inclusa, corre alle armi».

Con queste premesse, l’abbraccio di Xi all’amico russo è scontato. Meno certo è invece il «linguaggio del corpo» che il leader cinese riserverà a Kim Jong-un. Per il Rispettato Maresciallo nordcoreano si tratta dell’esordio in un consesso internazionale allargato (nella lista degli ospiti ci sono 26 capi di Stato e di governo). È il suo primo incontro con il presidente cinese da sei anni ed è interessante che i cinque precedenti con Xi si siano tenuti tra il 2018 e il 2019, il periodo durante il quale Kim negoziava con Trump. La settimana scorsa il presidente americano ha detto di aver mantenuto «una relazione molto buona» con il dittatore nordcoreano e ha prospettato una ripresa del dialogo. Subito dopo è stata ufficializzata la missione cinese di Kim: riceverà un abbraccio anche lui?

Tenendo conto che in tribuna ci sarà anche il presidente iraniano, i politologi hanno evocato la formula dell’«Asse del disordine mondiale». Il triangolo Xi, Putin, Kim è esplosivo, letteralmente. Pechino, dietro la facciata di neutralità, ha fornito un puntello economico alla Russia stretta dalle sanzioni dopo l’aggressione all’Ucraina (e probabilmente ha inviato tecnologia a doppio uso, civile e militare). Pyongyang ha firmato un patto di mutua assistenza bellica con Mosca e ha spedito alcune migliaia di soldati sul fronte ucraino, contribuendo alla riconquista russa della regione di Kursk. Xi ha osservato, forse con disappunto, l’avvicinamento tra il piccolo «cliente» nordcoreano e lo zar, ma ha lasciato fare perché il suo interesse principale è che la Russia non esca sconfitta dall’impresa ucraina. Tra l’altro, torna a circolare l’ipotesi che i cinesi partecipino con un contingente armato alla forza di peacekeeping che dovrebbe prima o poi garantire il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina.

I tecnici militari in Occidente stanno studiando da giorni le immagini satellitari sui preparativi della parata. Sono stati individuati missili ipersonici e anti-nave pronti a sfilare sul vialone Chang’an (che significa Lunga pace), droni d’attacco e da supporto ai caccia bombardieri: tutti sistemi d’arma sviluppati per tenere la flotta americana nel Pacifico sotto tiro o per scatenare l’offensiva su Taiwan, anche se Trump sostiene di aver ricevuto da Xi l’assicurazione che non ci sarà un’invasione durante il suo mandato alla Casa Bianca. Un ultimo motivo di interesse per la sfilata della Vittoria. Il 3 settembre binocoli puntati sui generali: ci saranno nuovi vuoti nell’alta gerarchia militare cinese? Dal 2023 almeno 45 generali e alti funzionari del complesso militar-industriale di Pechino sono stati falciati dalla campagna anticorruzione (e anti-slealtà). Ci si chiede se questa purga sia un segno di debolezza o di forza (unita magari a paranoia) del comandante Xi.

31 agosto 2025 ( modifica il 31 agosto 2025 | 23:05)