Diversi modi di avere 18 anni. Quello di Lorenzo Finn, che dal Tour de l’Avenir fa rotta sui mondiali del Rwanda per under 23. Quello di Paul Seixas, che l’Avenir l’ha vinto e in Africa correrà con i professionisti (in apertura un’immagine decathlonag2rlamondiale). Entrambi iridati a Zurigo nel 2024: l’azzurro su strada, il francese nella crono. Il fatto che Seixas non possa essere schierato nella squadra dei più giovani per le regole UCI, avendo già corso nel WorldTour, c’entra fino a un certo punto. Diversi modi di avere 18 anni e di crescere, senza sapere quale sia la ricetta migliore.

Seixas ne compirà 19 il 24 settembre (Finn dovrà aspettare il 19 dicembre). Lo vedi che è giovane, eppure in quelle sopracciglia folte e lo sguardo sempre fisso vedi un’età probabilmente superiore a quella effettiva. Chi lo ha vissuto da vicino al Tour de l’Avenir ha colto anche la voglia di godersi i 18 anni e di cadere in errori che presto non saranno più perdonati. «Mi è piaciuto correre senza radio – ha detto – non è un’opportunità che mi capita spesso tra i professionisti. Ho commesso piccoli errori, succede anche questo, fa parte del processo di apprendimento».

Il Tour de l’Avenir è stato vinto da Isabella Holmgren fra le donne e Seixas fra gli uomini (foto @jolypics / @lewiscatel)

Il Tour de l’Avenir è stato vinto da Isabella Holmgren fra le donne e Seixas fra gli uomini (foto @jolypics / @lewiscatel)

Avenir, tutto da perdere

Nel piccolo Tour aveva soltanto da perdere e lo sapeva bene. Non più ragazzino da scoprire, non ancora professionista fatto e finito. Tra i grandi era arrivato a febbraio senza pressioni, correndo il UAE Tour, il Tour of the Alps e il Delfinato (cercando di non strafare), dove ogni lampo di talento era stato ritenuto messianico e prodigioso. Al Tour de l’Avenir Seixas non poteva che vincere.

«Si è messo in una situazione difficile – ha raccontato a L’Equipe il tecnico francese Francois Trarieux – presentandosi a una gara U23 in condizioni diverse da quelle del Delfinato. Sapeva benissimo che tutti lo avrebbero aspettato. Gli ho detto che aveva vinto molto e con facilità da più giovane perché era di una categoria superiore. Questa volta invece si trovava contro corridori pronti, che volevano battere Paul Seixas. E anche questo lo ha messo in difficoltà».

Il Tour of the Alps aveva iniziato a mettere in mostra Seixas anche tra i pro’

Il Tour of the Alps aveva iniziato a mettere in mostra Seixas anche tra i pro’

I dubbi e le domande

Widar lo ha staccato per due volte, in entrambi i casi per appena cinque secondi che a Seixas sono sembrati come schiaffi in faccia davanti ai suoi amici. Prima a Tignes 2100 e poi l’indomani a La Rosiere, con Finn che in entrambi i casi si è piazzato a otto secondi dal vincitore, alle spalle del francese. Per vincere il Tour de l’Avenir gli è servita la crono finale, quando i secondi mollati a Widar sono stati 32 con buona pace del giovane talento belga.

«E’ ancora più bello vincere così – ha detto Seixas subito dopo – questo è lo sport. Sono stato nel vivo dell’azione, abbiamo avuto giornate combattute. Ho dovuto lottare sino alla fine, attraversando momenti difficili nella mia testa. Mi sono chiesto se davvero avessi quel che serviva per vincere. Anche prima che l’Avenir partisse, mi chiedevo se avessi fatto bene a venire, dati i miei valori in allenamento. La chiave è stata la resilienza. Le risorse mentali che ho dovuto raccogliere, i momenti di dubbio, le difficoltà. Ho dovuto accettare lo status di favorito senza essere al massimo».

Il francese Maxime Decomble ha guidato l’Avenir dalla seconda tappa all’ultima crono (foto @jolypics)

Il francese Maxime Decomble ha guidato l’Avenir dalla seconda tappa all’ultima crono (foto @jolypics)

Tignes, una lezione preziosa

C’è maturità nelle sue parole, tanta capacità di analisi. Al tempo stesso, Seixas ha dovuto capire che cosa si richieda a un leader. In testa all’Avenir è stato dal secondo all’ultimo giorno il compagno Decomble: toccava ad altri attaccarlo, invece a Tignes fra i primi a muoversi c’è stato Seixas. Al punto che l’indomani dalla squadra francese sono permeate le voci di un lungo debriefing per chiarire.

«Volevamo che la squadra restasse attorno al nostro leader – ha spiegato ancora Trarieux – ma c’è stata impazienza. Seixas deve padroneggiare la voglia di vincere e l’ha capito perché ne abbiamo parlato a lungo. Nella tappa finale, Decomble ha dovuto accettare di cedere a lui la maglia: è stato un importante atto collettivo. Si è fidato di lui e questo è fantastico. Paul non è un corridore completamente formato, ha bisogno di tempo e una tappa come quella di Tignes la ricorderà a lungo. Voleva staccare Widar, ma non era il più forte. Negli anni scorsi è sempre stato fisicamente superiore, ora si rende conto che più diventa grande, più i livelli si avvicineranno».

La cronoscalata a La Rosiere ha permesso a Seixas di conquistare la testa della classifica (foto Tour de l’Avenir)

La cronoscalata a La Rosiere ha permesso a Seixas di conquistare la testa della classifica (foto Tour de l’Avenir)

In Rwanda con i pro’

Tignes sarà la base di lavoro della nazionale francese U23 in vista dei mondiali di Kigali, ma laggiù Seixas non sarà con loro. Per il regolamento e anche per la chiara intenzione del cittì Voeckler che ha scelto di inserire Paul nella squadra dei pro’.

«Per me è un corridore selezionabile – ha dichiarato a L’Equipe l’ex corridore di Schiltigheim, 46 anni – non mi interessa la sua età. La decisione è di fare ciò che è meglio per lui e per gli interessi della squadra francese, senza necessariamente pensare a breve termine. Il mio compito è anche quello di lavorare di concerto con le persone che lo circondano».

Seixas ha conquistato il primato nella cronoscalata finale, vinta con 28″ su Nordhagen (foto @jolypics)

Seixas ha conquistato il primato nella cronoscalata finale, vinta con 28″ su Nordhagen (foto @jolypics)

Il Tour de l’Avenir potrebbe essere stata l’ultima corsa di Seixas fra gli under 23, mentre il mondo dei grandi lo aspetta a braccia aperte. E’ stato utile per prendere le misure e per sostenere la responsabilità di leader, mentre d’ora in avanti per lui inizierà la routine del professionismo. Dopo il mondiale infatti e anche a causa del mondiale, il suo programma sarebbe stato già cambiato. Si parla già infatti di campionati europei e Giro di Lombardia.