In Italia aumenta il disagio psicologico da lavoro: giovani e donne i più colpiti.

Stress, ansia, frustrazione e burnout stanno diventando compagni di scrivania per un numero sempre maggiore di italiani. Lavorare non basta più: serve sopravvivere al lavoro. Le condizioni psicologiche legate all’ambiente professionale stanno peggiorando, spingendo moltissime persone a rivolgersi a psicologi e psicoterapeuti.

Le cause sono note: orari impossibili, carichi eccessivi, assenza di riconoscimenti, difficoltà nel bilanciare vita privata e lavoro. Il risultato? Un malessere diffuso che non si limita alla mente, ma finisce per ripercuotersi anche sul corpo, sfociando in sintomi fisici debilitanti.

Nel primo trimestre del 2024, secondo l’INAIL, sono state oltre 22.000 le denunce di malattie professionali legate a disturbi psichici e comportamentali. Un +17,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. Numeri che parlano chiaro: il disagio cresce, silenzioso ma costante.

Chi soffre di più? Giovani e donne. Lo conferma anche Unobravo, il servizio di psicologia online che ha registrato un’impennata di richieste d’aiuto: +109,7% nei primi quattro mesi del 2024. Il 66% delle persone che cercano supporto sono donne, e il 63% ha tra i 25 e i 34 anni.

Lavorare (troppo) stanca: l’Italia è a rischio burnout

Il rischio di burnout coinvolge ormai 8 persone su 10. E non si tratta solo di “stress passeggero”: la sindrome si manifesta in quattro fasi – entusiasmo, stagnazione, frustrazione e apatia – e può compromettere gravemente la qualità della vita. Agire per tempo è essenziale.

Secondo Unobravo, il 28,3% degli utenti che chiedono supporto ha problemi legati al lavoro. Di questi, oltre la metà (57,3%) manifesta un disagio diretto causato dall’ambiente lavorativo. Il 10% attribuisce al lavoro la fonte principale di complicazioni quotidiane.

Disagio psicologico italiani_DonnaclickMappa del benessere lavorativo in Italia_(Depositphotos.com)_Donnaclick
Gli italiani più depressi vivono qui: lo dice Unobravo

La Lombardia è la regione dove si registra il livello più alto di disagio psicologico legato al lavoro: ben il 27% delle richieste di supporto proviene da qui. Al secondo posto si piazza il Lazio, con il 10,6%, seguito da Emilia-Romagna (9,4%), Veneto (8,9%) e Piemonte (8,6%). Il dato piemontese, in particolare, fa riflettere: l’incremento rispetto allo stesso periodo del 2023 è stato del +146,7%, molto sopra la media nazionale del +109,7%. Anche al Sud la situazione non è rosea, ma i numeri sono più bassi: Campania (5,6%), Sicilia (4,3%) e Puglia (4,2%). A livello provinciale, la mappa dello stress lavorativo ha una capitale indiscussa: Milano. Qui, il 13,2% degli utenti di Unobravo dichiara di soffrire problemi psicologici riconducibili all’ambito professionale. Al secondo posto c’è la Città Metropolitana di Roma (8,2%) e, a seguire, Torino con il 4,9%. Completano la top ten Bologna (3,4%), Napoli (2,9%), Monza e Brianza (2,4%), Varese (2,1%), Bergamo (2%), Padova e Brescia (entrambe 1,9%). Un dato che rispecchia la pressione crescente nelle aree metropolitane, dove l’identità lavorativa pesa sempre di più sulla salute mentale.

Non è un caso se le province più colpite sono anche quelle con una maggiore concentrazione di uffici, aziende e professionisti: Milano e Roma, poli economici del Paese, sono diventate veri e propri epicentri del disagio. La combinazione di aspettative elevate, precarietà, orari estenuanti e assenza di spazi di decompressione crea un terreno fertile per burnout e disturbi correlati. Questo tipo di stress non solo altera l’equilibrio tra vita lavorativa e personale, ma può sfociare in problemi fisici, insonnia, apatia e crollo dell’autostima. Riconoscere i segnali è fondamentale per intervenire prima che la situazione degeneri. In altre parole, se ti riconosci in questo quadro e abiti in una delle province a rischio, potresti considerare seriamente di cambiare qualcosa — anche radicalmente. Fare le valigie e ripensare la propria vita non è follia: può essere, invece, il primo passo verso un benessere che non è negoziabile.

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