Sebbene non la si possa definire una “gara spettacolare”, il Gran Premio d’Olanda ha sicuramente riservato più sorprese del previsto, sia dal punto di vista degli avvenimenti in pista, ben più numerosi del solito, sia (almeno in parte) dal punto di vista delle prestazioni. Partendo dalla miglior macchina del lotto, il vantaggio delle McLaren che abbiamo misurato rispetto alla concorrenza era mediamente intorno al secondo al giro, e solo le neutralizzazioni per le varie Safety Car hanno impedito a Piastri e Norris di compiere un “doppiaggio di massa”. Abbiamo elogiato i numerosi aspetti tecnici che portano la MCL39 al dominio assoluto durante tutto il weekend, ma la gara ha mostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, in maniera palese non solo l’enorme vantaggio che il team di Woking ha sul controllo della temperatura delle gomme, ma anche la peculiarità di questo particolare aspetto. Normalmente si ragiona in questi termini partendo dalla capacità di limitare il surriscaldamento degli pneumatici, caratteristica che senza dubbio la McLaren possiede e che ha sfruttato tranquillamente in gara, su una pista severa proprio sotto questo punto di vista. Ma ciò che ha più impressionato è quanto tale controllo avvenga in realtà “in entrambi i sensi”, se così si può dire. Le ripartenze dietro Safety Car con gomma dura e temperature medio basse dovevano essere un grattacapo per i battistrada papaya, specie con un Verstappen terzo con ben 2 mescole di vantaggio, avendo la gomma morbida. Generalmente chi riesce a controllare bene il cosiddetto overheating degli pneumatici citato poc’anzi, poi, per forza di cose, paga pegno al momento di scaldare le coperture, con un processo generalmente più lungo e che talvolta richiede anche più di un giro. Piastri e Norris, invece, in ripartenza hanno mostrato l’aderenza perfetta fin da subito, con le gomme hard già praticamente nella perfetta finestra di temperatura. La monoposto del team di Andrea Stella è senza dubbio un capolavoro sotto molteplici punti di vista, specialmente nel “matrimonio” aero meccanico impeccabile, ma è evidente che nei corner ruota risiede un qualche sistema che aiuta enormemente a controllare le temperature e che è sicuramente un aiuto fondamentale in queste situazioni. L’affidabilità rende comunque il bicchiere solo mezzo pieno per i papaya: il ritiro di Norris impedisce il record della quinta doppietta di fila e, soprattutto, proietta Piastri con un vantaggio significativo di 34 punti in classifica, ridimensionando non poco le speranze di titolo per l’inglese. Certo, la mancanza di ancora 9 gare rende comunque tutto abbondantemente ancora possibile, ma per parlare in termini tennistici, il break di Piastri è già un colpo importante.

Red Bull seconda forza con Verstappen e con le mescole morbide

Dietro McLaren la seconda forza in pista era la Red Bull (di Verstappen), che ha corso peraltro tutta la gara con mescole più morbide rispetto agli avversari, partendo e finendo con le soft e con lo stint centrale su gomma media. Una scelta particolare, che da una parte mostra come ogni vettura abbia necessità diverse per trovare il proprio equilibrio, e dall’altra mette ancora in risalto la capacità di Verstappen, tra i pochi in griglia in grado di saper gestire gomme soft su una pista del genere per tanti giri senza subire crolli repentini di prestazione. È una delle peculiarità di Max e che apre il ventaglio strategico per i suoi ingegneri quando ve ne è necessità. Fantastico anche per Verstappen il controllo al primo giro, con l’olandese padrone di casa e Leclerc che hanno mostrato manovre veramente spettacolari fin da subito (e probabilmente non è così casuale che siano arrivate proprio da loro due). Red Bull comunque che trova una buona quadra complessiva sull’assetto, offrendo sì un picco di carico inferiore, ma sfruttando le proprie peculiarità nel veloce e una buona gestione della temperatura delle gomme (coadiuvata dalla guida di Verstappen appunto).

Ferrari aveva ribaltato il weekend ma è finita con un disastro

Il doppio ritiro delle vetture di Maranello è un brutto colpo anche in ottica secondo posto costruttori, ma sicuramente abbassa molto il morale per chi sperava in segnali di vitalità da parte della rossa. Ma guardando come si è evoluto tutto il weekend sarebbe scorretto non sottolineare che dal punto di vista della prestazione gli ingegneri avevano reagito bene al pessimo inizio delle libere, rivoluzionando l’assetto e trovando una soluzione finale che appariva decisamente buona. Senza la prima Safety Car, provocata involontariamente da Hamilton, Leclerc avrebbe potuto prendere la posizione su Hadjar e a quel punto avere una chance di podio. La rossa è sembrata peggiorare il passo leggermente nella seconda parte di gara, ma non sappiamo quanta gestione di gomma e vettura fosse in atto in quel momento ed il ritiro di Leclerc ci impedisce di capire se a serbatoi vuoti sarebbero nuovamente insorte altre problematiche stile Budapest. Va comunque sottolineata ancora una volta la gara di Leclerc, al di là del sorpasso “contestato” su Russell, il monegasco lotta e ce la mette tutta in tutte le situazioni, senza mai tirarsi indietro. In generale comunque la Ferrari è apparsa terza forza in pista, appena meglio di una Mercedes abbastanza deludente, soprattutto rispetto alle premesse che gli stessi uomini del team di Brackley avevano dopo le prove libere. L’incidente tra Antonelli e Leclerc non lascia nessun dubbio sulle responsabilità del giovane italiano, che stava fino a quel momento disputando una gara molto buona, e ha però trasformato una domenica positiva in una che verrà ricordata negativamente. Rimane qualche dubbio in casa Ferrari se Leclerc avesse effettivamente ragione sulla strategia, dato che la copertura del pit di Antonelli non sembrava per forza di cose necessaria, specie su una pista dove superare è così difficile.

Hamilton: una domenica disastrosa sotto molti punti di vista

Abbiamo più volte invocato in qualche modo un errore di Lewis Hamilton, che ci desse l’impressione di un pilota finalmente pronto a prendersi dei rischi e quei testacoda visti nelle libere avevano sottolineato proprio questo approccio più aggressivo del sette volte campione del mondo. La domenica però l’ha visto protagonista di due errori clamorosi e costosissimi. Il primo è il passaggio ad alta velocità con doppia bandiera gialla prima della partenza, che ha finito per costargli addirittura 5 posizioni in griglia per il suo primo Gran Premio di Monza vestito di rosso. Un errore che ha commesso solo Hamilton e che è francamente ingiustificabile per il pilota più vincente della Formula 1 e che corre nella massima serie da ben 18 anni. Il secondo è quello di guida alla curva 3, dove è andato leggermente largo, finendo poi sulla parte verniciata, divenuta umida per la pioggerellina che cadeva in quel momento. Anche questo un errore banale per chi ha l’esperienza di Hamilton, che dovrebbe avere ben presenti questo tipo di variabili. Due errori molto gravi e che sottolineano un momento di grande difficoltà del pilota della Ferrari, che è arrivato dicendo di aver cambiato approccio ma con risultati in questo caso disastrosi. Vedremo se a Monza saprà riprendersi con una buona prestazione.

Hadjar super, velocissimo e perfetto nel racecraft. Federazione insufficiente

Non possiamo non rimarcare la gara eccezionale di Isack Hadjar, al primo podio con la sua Racing Bulls. Al di là della buona vettura, soprattutto nel lento, il giovane pilota francese ha confermato sia un’ottima velocità, sia una gran capacità difensiva, dovendo resistere alle pressioni prima di Leclerc e poi di Russell nel finale. Un’ultima parola poi va sulle decisioni degli steward. Incomprensibile la penalità a Carlos Sainz, inaccettabili i ritardi nelle decisioni per Hamilton e Leclerc, con una gestione che appare sempre in difficoltà e poco padrona della situazione, oltre che prigioniera delle famigerate guidelines, nate per aiutare nelle decisioni e che invece stanno diventando un’ancora da trascinare che genera molta confusione.

A Monza McLaren non per forza favorita

La prossima tappa tra pochi giorni è il Gran Premio d’Italia a Monza. Il tempio della velocità richiede pacchetti aerodinamici unici e caratteristiche peculiari e non è detto che la McLaren possa avere tutto il vantaggio mostrato fin qui. Anzi, nonostante il grande miglioramento di efficienza, abbiamo notato come sia particolarmente complicato per gli ingegneri di Woking scaricare molto la monoposto dal punto di vista aerodinamico, e questo potrebbe rappresentare un handicap sul tracciato più veloce del mondiale. Vedremo se la Ferrari proverà a mostrare una reazione d’orgoglio (come è lecito aspettarsi).