di
Guido Santevecchi
Il Maresciallo nordcoreano ha viaggiato sul convoglio corazzato che per il peso non supera i 60 chilometri all’ora: quasi un giorno per un viaggio che, in aereo, richiederebbe un paio d’ore
È stato da vecchio film del Novecento l’arrivo di Kim Jong-un a Pechino, invitato da Xi Jinping alla Parata per l’80°anniversario della Vittoria cinese nella guerra di liberazione dall’occupazione giapponese. Il Maresciallo nordcoreano ha viaggiato in treno da Pyongyang, sul suo convoglio corazzato che per il peso marcia a una media di 60 chilometri orari: quasi un giorno in carrozza per uno spostamento che con l’aereo richiederebbe meno di due ore.
La partenza, lunedì, era stata tenuta segreta dal regime, ossessionato dalla sicurezza. Oggi la propaganda nordcoreana ha diffuso alcune foto che ritraggono il leader sorridente nella sua carrozza-ufficio, mentre discute con la ministra degli Esteri Choe Son Hui e un altro dignitario. Sul tavolo un computer portatile chiuso, un grosso portacenere a portata di mano (Kim fuma sempre come una ciminiera), un pacchetto di tovagliolini di carta, una lampada con paralume adornato da pendenti in stile Anni Trenta del secolo scorso, poltroncine in legno e pelle, pareti dello scompartimento ricoperte in legno, pesanti tende blu con nodi dorati ai finestrini. In un’altra immagine, Kim fuma fuori dal treno, affiancato da personalità del seguito: sulla carrozza spicca il fregio con il sigillo di Stato.
Il treno blindato è uno dei miti della Dinastia Kim e un obiettivo dei servizi segreti sudcoreani, che per decenni hanno cercato di raccogliere informazioni.
Si compone di una ventina di vagoni dipinti di verde oliva. Il Rispettato Maresciallo lo ha ereditato dal padre Kim Jong-il, che aveva paura di volare (e morì in carrozza nel dicembre 2011 per un infarto). Kim Jong-un non ha paura degli aerei, che ha usato in precedenti spostamenti, ma evidentemente ha i suoi motivi per preferire la comodità e la protezione del convoglio blindato.
Secondo un rapporto dell’intelligence di Seul, ci sono tre convogli esternamente uguali che si muovono in corteo quando viaggia il dittatore: uno in avanscoperta, poi la fortezza su rotaie che ospita il quartier generale, a seguire un terzo che trasporta un ulteriore nucleo di agenti di scorta e materiale. In tutto una novantina di vagoni per il corteo politico e di protezione. Sempre secondo i sudcoreani, il regime ha fatto costruire una ventina di stazioni sul territorio della Nord Corea solo per l’uso personale del Rispettato Maresciallo.
A bordo dell’Espresso di Kim, regna il lusso: ha raccontato il funzionario russo Konstantin Pulikovsky, a suo tempo ospite di Kim padre durante un’escursione in Siberia, che «nel vagone ristorante venivano serviti piatti raffinati della cucina coreana, cinese, russa e francese». Pulikovsky sostiene che non mancavano aragoste vive, ostriche, casse di vino Bordeaux e Borgogna, naturalmente Champagne. Il russo ha scritto un libro di memorie sulla sua esperienza, dal titolo un po’ scontato “Orient Express”, che contiene anche la leggenda secondo cui per intrattenersi e allietare gli ospiti, Kim Jong-il aveva a bordo una troupe di ballerine e cantanti che intonavano melodie in russo e coreano. Verità o esagerazione letteraria? Ovviamente a Pyongyang nessuno ha mai commentato.
L’appuntamento del 3 settembre sulla tribuna di Piazza Tienanmen per la Parata della Vittoria cinese sul Giappone imperialista nel 1945 presenta per la prima volta Kim Jong-un sulla ribalta di un consesso multilaterale: alla sfilata di soldati e sistemi d’arma il cerimoniale cinese ha invitato 26 capi di Stato e di governo stranieri, da Vladimir Putin al presidente dell’Iran, al capo della giunta militare che governa Myanmar.
I binocoli saranno puntati sull’interazione tra Xi, Putin e Kim.
Sfruttando il bisogno di armi della Russia impantanata nell’aggressione all’Ucraina, Kim ha inviato milioni di munizioni per l’artiglieria e centinaia di missili all’esercito di Putin. Lo ha incontrato e abbracciato due volte, stringendo un patto di mutuo soccorso bellico, alla fine del 2024 ha spedito un contingente di soldati nordcoreani impiegati nella riconquista della regione di Kursk contro gli ucraini. Xi Jinping forse non è stato entusiasta della grande intesa tra il suo piccolo «cliente» di Pyongyang e lo zar di Mosca, ma ha lasciato fare. Ora ha chiamato il Maresciallo nordcoreano alla celebrazione della Vittoria sui giapponesi. Un vertice tra i due potrebbe chiarire eventuali malintesi: Xi sa di avere la forza dell’economia dalla sua, perché il 90 percento dei commerci nordcoreani sono con la Cina e la Russia ha poco da offrire al nuovo alleato, oltre al petrolio e alla tecnologia missilistica.
Se l’incontro fosse trilaterale e i colloqui includessero Putin che sta visitando Pechino per l’ennesima volta, lo scenario si farebbe più minaccioso.
La stampa di Pyongyang ha riferito che Kim domenica prima di mettersi in viaggio per Pechino ha visitato «un nuovo centro di produzione di missili e munizioni» dove vengono messi a punto «i missili della prossima generazione Hwasong-20 intercontinentali» Un segnale di irriducibilità per gli americani e un’offerta «commerciale» per i russi. Con la benedizione apparente di Xi.
2 settembre 2025
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