La sconfitta con l’Udinese ha portato a galla i problemi, una transizione non ancora del tutto effettuata. Ma non c’è preoccupazione
Dopo la goleada nella prima partita contro il Torino e l’esaltazione dei nerazzurri, alla secondai campionato è arrivato il primo stop. La sconfitta con l’Udinese ha portato a galla i problemi, una transizione non ancora del tutto effettuata.
“L’Inter, in fondo, lo sapeva. Conosceva le difficoltà che porta con sé ogni cosa “nuova”. Nuovo inizio, nuovo allenatore, nuovo modo di occupare il campo, ma “vecchio” è il gruppo da riaccendere nelle motivazioni. Un nucleo antico (e confermato) su cui innestare il sangue giovane arrivato dal mercato, il tutto va poi amalgamato in un progetto tecnico diverso dal passato. I nerazzurri cercano quindi di andare oltre gli ultimi quattro anni, che di certo hanno regalato picchi di felicità, ma sono stati sempre un po’ uguali a se stessi. Riuscirci pur non avendo stravolto le caratteristiche della rosa è la scommessa più alta, sarà un complesso equilibrio tra conservazione e rivoluzione”, analizza La Gazzetta dello Sport.
“La trasformazione è dolce, non traumatica, con tutti i rischi del caso, soprattutto quando si cammina ancora nelle terre di mezzo. Tra i rischi in questione, proprio la possibilità di un inatteso tonfo interno, rumoroso anche dentro a un San Siro svuotato dal tifo, tanto da sembrare una maxi-sala d’attesa. La sconfitta contro l’Udinese fa male, sia per il modo in cui è arrivata, con alcune prestazioni individuali sotto il livello di guardia – Bisseck distratto e Calha ingolfati su tutti –, sia perché è caduta giusto prima di uno scivoloso doppio incrocio. Derby di Italia allo Juve Stadium e debutto di Champions nella Amsterdam che un tempo fu casa del tecnico. Eppure, la situazione non preoccupa troppo perché considerata parte di un percorso quasi inevitabile. Dalla dirigenza allo staff tecnico, tutti concordano sul fatto che il tempo diventi adesso l’alleato maggiore in battaglia”.
“Società e Chivu camminano saldamente sulla stessa strada, anche perché i dirigenti sanno bene che un allenatore giovane e talentuoso come il romeno andrà sostenuto, ancora di più nelle giornate no. Del resto, alla prova dei fatti, forse sarebbe stato meglio riproporre gli stessi undici di una settimana prima, anche perché i due nuovi hanno steccato la nota”, aggiunge il quotidiano.
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