Lui, Edoardo Scioscia, c’è stato fin dall’inizio: l’idea del mitico Libraccio, la catena di librerie, è stata sua e di altri tre suoi amici. Napoletano trapiantato in Brianza, 66 anni, ha iniziato tra i mercatini politici universitari alla fine degli anni Settanta e oggi, che è l’amministratore delegato di questa grande impresa, gestisce 65 punti vendita in Italia, con un sito web che va alla grande.
Andare al Libraccio è un’esperienza, che pochi non hanno mai fatto: che sia per vendere o per comprare a prezzi convenienti, gli studenti ci passano con regolarità, quasi fosse un rito. E, in questo periodo di ritorno a scuola, la tappa è pressoché inevitabile.
Ovviamente lui sa ogni segreto: e così, per esempio, ci ha rivelato che per vendere e acquistare il momento migliore è l’estate, a inizio mattinata soprattutto, e che, per le sezioni di Arte e Fotografia, ci sono spesso i cataloghi delle grandi mostre venduti, nuovi di pacca, a metà prezzo.
L’intervista a Edoardo Scioscia
Ma, secondo lei, le code al Libraccio sono dovute a una scelta economica o a un approccio più sostenibile, etico o addirittura politico?
«Credo ci siano tutte queste componenti. Sicuramente la sostenibilità piace sempre di più, soprattutto ai ragazzi più giovani. E l’usato, che prima era scelto da pochi, oggi è invece apprezzato in modo più generale: esattamente come è successo per la moda, il second hand si è rafforzato e non solo per quanto riguarda i prodotti scolastici, ma anche per i libri di lettura».
Lei ha iniziato alla fine degli anni Settanta: quali cambiamenti ha osservato nei comportamenti dei clienti in questi anni?
«I consumatori sono sempre più attenti al servizio e alla qualità. E così abbiamo curato molto l’assortimento dei libri, garantendo un’ampia disponibilità di titoli, in modo che sia difficile non trovare quello che si cerca. Anche l’esperienza in negozio è diventata più centrale: spazio, iniziative culturali e inserimento nei quartieri sono diventati elementi fondamentali. Ed è per questo che ultimamente stiamo aprendo in zone più periferiche, cercando di diventare un riferimento per la comunità. Così, per esempio, a ottobre apriremo un’altra sede a Milano, in via Bernardino Lanino, in zona Solari, e sappiamo che sulle chat di quartiere stanno già facendo il count-down: la libreria è attesa come nuovo luogo di incontro e di scambio, pronta ad alimentare la vita culturale della zona».
La componente politica con cui è nato il Libraccio è ancora presente?
«In un certo senso sì: l’essere progressisti fa parte della nostra storia e cerchiamo sempre di porci al servizio della comunità. Facciamo iniziative che cercano di venire incontro alle persone, dai laboratori per bambini alle attività low cost per rendere la lettura più accessibile. Dopo che ci hanno insignito dell’Ambrogino d’oro, abbiamo voluto ricambiare Milano e con una cargo bike, per una ventina di giorni, andremo in giro per la città regalando 200 libri al giorno e poi continueremo sicuramente con “Leggo Molto”: si acquista una shopper al costo di 10 euro e si portano a casa gratuitamente tutti i libri che ci stanno dentro. Insomma, ci piace essere inclusivi».
Avete mai pensato di valorizzare i libri antichi, le prime edizioni amate dai collezionisti?
«Sì, abbiamo anche un pool di esperti che selezionano i libri rari e da collezione. Abbiamo avuto anche la prima edizione di Harry Potter, quella dove il maghetto non ha gli occhiali. Gli appassionati lo sanno: quella la si trova sul web a non meno di 2000 euro. Per queste edizioni speciali, produciamo quattro cataloghi all’anno, con i 100 titoli più preziosi, che poi portiamo anche al Salone del Libro di Torino».