di
Giulio Gori

Nel 2015 il Comune ammise il forte impatto delle torri. Quella più visibile ridotta però di soli due metri

Il caso del «cubi neri» in cima alle torri dell’ex Teatro Comunale di Firenze da giorni scatena il dibattito per il pesante impatto paesaggistico. Ovvero per la loro altezza. E ora, grazie a nuovi documenti, emerge che la preoccupazione per l’impatto di quegli edifici già dieci anni fa era condivisa da Palazzo Vecchio, che per questo impose una riduzione delle altezze. Per quanto il «taglio» sia stato alla fine assai ridotto.

Questa vicenda ha inizio il 26 marzo 2013, quando la giunta di Matteo Renzi emana una delibera di indirizzo che mette i paletti alla futura trasformazione dell’ex teatro comunale: si stabilisce che i metri quadrati dovranno scendere da 21 a 18 mila e che l’altezza dei futuri palazzi non dovrà superare quella della torre scenica, ovvero 29,75 metri. Senza tuttavia stabilire i limiti di ampiezza degli ultimi piani, si pongono le basi perché il futuro complesso ostruisca molta più visuale rispetto al teatro. 



















































Punti confermati dal regolamento urbanistico, adottato e approvato sotto la giunta di Dario Nardella tra il 2014 e il 2015.

Nel 2018, sempre con Nardella sindaco (e Giovanni Bettarini all’Urbanistica), Palazzo Vecchio fa un Piano di recupero che riesce leggermente a contenere il futuro complesso: si introduce una piazza dentro il complesso, riducendolo a 15 mila metri quadri

Mentre le tre torri principali vengono innalzate a quota 26,55 metri quanto all’edificio A (quello con la vecchia facciata e la «specchiera»), 29,75 metri il B (quello su via Solferino) e 27,55 il C (l’altro che dà su Corso Italia e che ha il maggiore impatto paesaggistico sui lungarni).

La torre C è quindi 2 metri e 20 centimetri in meno rispetto a quanto previsto dalla delibera di 12 anni fa. E tutto nasce dall’incontro tecnico prelininare al Piano di recupero che si svolge il 12 dicembre 2015. L’allora soprintendente Alessandra Marino, da verbale, spiega che «il complesso ricade entro l’ambito di un decreto che tutela le rive dell’Arno e in particolare i punti di vista dai punti panoramici, dai ponti nonché dai lungarni stessi». Marino «ritiene inoltre necessario riconsiderare l’eccessiva ed uniforme altezza dei nuovi edifici rispetto all’attuale assetto che raggiunge la massima altezza in corrispondenza della sola torre scenica». La Regione, con Silvia Roncuzzi, del settore Tutela del paesaggio, fa eco alla soprintendente: «Le altezze risultano eccessive», e ancora «altezza comunque eccessiva e problematica».

In questo contesto, anche Palazzo Vecchio, rappresentato da Silvia Fanfani, del servizio Pianificazione urbanistica ammette: il Comune «ritiene che l’altezza proposta (costante su tutto l’insediamento) possa dettare qualche preoccupazione non su via Solferino, che ha una sezione stradale in grado di sostenere l’altezza massima consentita dal Regolamento Urbanistico, quanto su via Magenta e corso Italia. Insomma, Palazzo Vecchio non sembra preoccupato per l’impatto paesaggistico sui lungarni evocato dalla soprintendente Marino, ma ammette che sulla stretta Corso Italia 29,75 metri sarebbero troppi. E il risultato è che la Torre C verrà fatta calare, rispetto all’altezza iniziale, ma di pochissimo, appena 2 metri e 20, mentre quella che incombe su via Solferino è rimasta a quota 29,75. Il risultato è un cubo nero che cambia lo skyline di Firenze, ben visibile da ponte Vespucci, da lungarno Santa Rosa e lungarno Soderini.

In quella riunione, la soprintendente Alessandra Marino fa notare altri aspetti del futuro complesso. Tanto che chiede — e otterrà — che la specchiera sopra la facciata storica (edificio A) sia oggetto di un «arretramento», in modo che la parte storica «emerga adeguatamente». Inoltre, «raccomanda particolare attenzione nella scelta della pietra utilizzata per i paramenti esterni», una decisione che verrà presa dai futuri proprietari (Hines e Blue Noble) di concerto con la Soprintendenza «in corso d’opera». Infine, Marino invita a «mantenere l’immagine di isolato compatto evitando angoli smussati e fortemente scavati non coerenti con la maglia ottocentesca». Insomma, chiede di evitare forme troppo arzigogolate per non stornare con le «forme ortogonali» della zona. 

Ma il risultato finale, a posteriori — anche a detta dei tanti fiorentini che in questi giorni vanno in visita all’ex Comunale e, nei capannelli che si formano, quasi sempre lo bocciano — è stato fin troppo monolitico. 


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2 settembre 2025 ( modifica il 3 settembre 2025 | 07:30)