La festa di sabato Sal Da Vinci l’aveva organizzata per celebrare l’exploit di «Rossetto e caffè», ormai inutile provare a contare i milioni di visualizzazioni, streaming e quant’altro. Poi, però, si è accorto che c’era anche un anniversario nell’aria: nel 1985 era entrato in sala di registrazione, in uno studio di Fuorigrotta, per il suo primo 45 giri, la sua prima avventura solista dopo le sceneggiate da bambino prodigio con papà Mario («Il motorino» per dirne solo una) e prima del cinema con Verdone («Borotalco»).
APPROFONDIMENTI
Sul lato A c’era «Mannaggia e viva ‘o re», di James Senese, sul retro «Guaglione», firmata dal sassofonista, che suona anche e firma gli arrangiamenti, con Peppe Lanzetta.
Per cui sarà James il primo ospite d’onore del tuo show di sabato in piazza del Plebiscito, posti quasi esauriti?
«L’ho invitato, naturalmente, non so se riuscirà ad esserci, temo di no. Ma aver iniziato con un gigante con lui, è una cosa che non dimentico».
Veniamo ai «friends» di cui è sicura la presenza, allora.
«Gigi D’Alessio, innanzitutto: mi ha portato a Sanremo, mi ha prodotto un disco, l’ha scritto con me. Era il 2009, finalmente mettevo il naso fuori casa. Lui c’era, e c’è ancora, e quante volte ci siamo incrociati. Ecco, ho invitato colleghi ed amici con cui ho diviso la strada, pezzi di vita, non ospiti d’onore».
Solo napoletani?
«No, solo artisti di cuore. Come Renato Zero, un maestro assoluto. Abbiamo cantato insieme, ha lavorato ad un mio album, mi ha scritto una canzone bocciata a Sanremo ma, soprattutto, siamo amici. Neanche Raf è napoletano, ma ci sarà».
Con lui non ricordo collaborazioni.
«Ci siamo conosciuti, e poi frequentati, grazie a mia moglie Paola. Lei faceva la comparsa, tanti anni fa, in un programma Rai che si realizzava all’auditorium di Fuorigrotta, “Cocco”, a cui partecipava Gabriella Labate, poi moglie di Raffaele, di cui ho sempre amato le sonorità, il pop sempre moderno».
Torniamo ai napoletani?
«Stefano De Martino: un altro amicone, non solo l’uomo televisivo del momento. A lui la musica piace davvero, insieme siamo bambinoni, giochiamo, cazzeggiamo».
Passiamo al prossimo.
«Clementino, altro simpaticone. Con lui abbiamo fatto un pezzo, “Chiamo te”, su un problema purtroppo sempre più attuale, quello della violenza sulle donne».
A proposito: cast solo maschile?
«No, c’è Serena Brancale, ci vogliamo un bene dell’anima e, poi, lei ha una voce bellissima, ma anche tanta ironia. E Martina Stella, che è nel video di “Rossetto e caffè” è accanto a Fabio Esposito, mio compagno d’avventure su Food Network: ci sarà anche lui».
Basta così?
«Quasi. Ritroverò dopo tanto tempo Gianni Guarracino, grande chitarrista napoletano di flamenco che è stato mio autore ed arrangiatore. Con il compianto Franco Del Prete aveva scritto per me “Vera”, brano con cui vinsi il “Festival italiano”, tentativo di Canale 5, e di Mike Bongiorno, di crearsi un contro-Sanremo. L’operazione fallì, ma la canzone andò forte anche in America Latina. Era il 1994, da poco era nato mio figlio Francesco, che ha frequenze vocali che ricordano me da giovane: “Vera” la duetterò con lui, mentre a papà Mario dedicherò un brano che non ho mai registrato, ma ho già cantato a teatro. Poi Francesca Abate, una delle autrici migliori della nuova onda, con cui ho intrapreso una collaborazione. E poi…».
Ancora?
«Sì, c’è ancora qualche sorpresina in arrivo, ma non è ancora certo, per cui… Top secret. Però posso anticipare che Canale 5 riprenderà l’evento e lo trasmetterà in prima serata, non so ancora quando, ma… presto, credo».
E dopo? Sono anni che provi la carta Sanremo, senza convincere i direttori artistici. Ci ritenterai?
«Se trovo la canzone che mi rappresenta ed è giusta per il Festival sì. Poi toccherà a Carlo Conti vedere se rientro nel progetto che sta mettendo in piedi. Ma la cosa più importante sarà sfornare canzoni, e un album, che restituiscano al pubblico quello che il pubblico mi ha dato per “Rossetto e caffè”. Lucio Battisti cantava di discese ardite e di risalite. Io sono caduto più spesso di quante volte mi sia rialzato. Ma adesso mi sento con i piedi ben saldi».