L’Italia ha la meglio sulla Spagna in una partita che non verrà di certo ricordata negli annali della storia azzurra. Il 67-63 finale racconta di una partita dove entrambe le squadre hanno faticato a segnare e dove la qualità del gioco ha spesso lasciato a desiderare.
- Niang, Diouf e Procida. L’Italia porta a casa questa partita grazie alla sua linea verde e al loro impatto atletico. In una sfida in cui il ritmo è stato lento e compassato, la loro iniezione di dinamismo ha fatto saltare il banco, sia controllando i tabelloni (Niang soprattutto), sia diventando riferimenti offensivi in un momento in cui l’Italia non riusciva a fare canestro (Diouf).
- In avvio, la Spagna sfrutta molto le difficoltà dell’Italia nel fermare il pallone. Gli azzurri concedono l’ingresso nei pick and roll troppo facilmente, permettendo alle Furie Rosse di cambiare lato con troppa facilità, aggirando lo stunt che lo staff azzurro prova da inizio torneo.
- Dopo la buona partita con la Bosnia, Thompson fa un passo indietro. Pajola e Spagnolo non pervenuti, Spissu in grossa difficoltà. Tutti gli handler italiani falliscono la partita, permettendo alla Spagna, almeno in avvio, di chiudere molto bene l’area. Difese di contenimento, senza mai esporre i piedi lenti dei lunghi spagnoli. Al ritmo ciondolante del primo tempo, è manna dal cielo per Scariolo, un incubo per Pozzecco.
- Non è solo l’Italia a faticare a creare attacco palla in mano. Anche la Spagna inizia a battere in testa nel secondo tempo, sia per i propri limiti, sia per una maggiore aggressività della difesa italiana. La linea verde permette allo staff un quintetto che può cambiare su tutto. Iniziano i tiri fuori ritmo, le palle perse e la transizione azzurra. Tutto quello che aspettavano gli azzurri, tutto quello che non voleva la Spagna.