Il Torino chiude il mercato estivo con più entrate che uscite: ecco quanto
Conclusa la sessione estiva di calciomercato, è tempo di bilanci. Le uscite a livello numerico sono inferiori alle entrate, ma ben più remunerative. Come ogni sessione di calciomercato, l’intento della società granata è sembrato evidente: fare player trading (Urbano Cairo stesso ieri a TeleLombardia ne ha confermato l’importanza) vendendo i pezzi più pregiati a cifre alte e provare a rinforzare la rosa con giocatori presi a poco che un giorno potranno valere tanto, affiancandoli magari ad alcune pedine già pronte o che il tecnico possa considerare certezze. Questo meccanismo porta all’autosostentamento della società. Il club granata non ha avuto la capacità di farlo come la Lazio o, meglio, come il Napoli (i cui presidenti hanno dovuto mettere di tasca loro cifre inferiori rispetto a Cairo) ma il patron granata ha comunque dovuto capitalizzare in media 4 milioni all’anno, cifra decisamente inferiore a molti altri milionari nella lista dei proprietari in Italia. Vediamo ora il conteggio di spese, incassi e soprattutto la differenza tra questi – ricordando sempre che le cifre non sono ufficiali ma il frutto di indiscrezioni giornalistiche -.
Torino, gli incassi sul mercato: superano i 45 milioni—
Come detto, il meccanismo è questo: cedere i pezzi pregiati per rifinanziare investimenti più mirati e futuribili. Così ecco che sono stati ceduti Ricci e Vanja Milinkovic-Savic rispettivamente per 23 milioni (più 2 di bonus) e 15 (più 6,5 di obbligo quasi certo). Volendo comprendere sia i bonus sia gli obblighi quasi certi, solo per questi due la cifra totale incassata dal Torino è pari a 46,5 milioni di euro. A questi si aggiungono i 2,5 (più mezzo di bonus) versati dalla Cremonese per Tonny Sanabria e il singolo milione di prestito oneroso di Walukiewicz, passato al Sassuolo con diritto fissato a 5. La totalità è, dunque, di 50,5 milioni, con 5 che rimangono ipotetici in vista della prossima stagione.
Torino, le spese sul mercato: oltre 30 milioni—
Dall’altra parte, il Torino ha acquistato giocatori di qualità e futuribili spendendo relativamente poco: è il caso di Anjorin, il cui obbligo, quasi certo, è fissato a 4,5 milioni, Israel, pagato 4 dallo Sporting Lisbona, e Aboukhlal, prelevato per 8 milioni (più 1,5 di bonus) dal Tolosa. Di estremamente futuribili ci sono anche Asllani, al momento costato 1,5 di prestito oneroso dall’Inter, con il riscatto a 12 che rimane un’incognita, e Niels Nkounkou, con il suo mezzo milione di prestito oneroso e i 5 di riscatto che può diventare obbligo. Quest’ultimo è condizionato dal numero di presenze e lo si può intendere come probabile ma meno certo rispetto a quelli di Anjorin e Simeone. Proprio quest’ultimo si inserisce tra i profili considerati certezze e pronti subito, costato al momento 1 milione di prestito ma che successivamente prevederà il versamento di 6 milioni di obbligo e 1 di bonus. Poi si aggiunge Ngonge, costato 1 di prestito oneroso e probabilmente basta, considerato che il riscatto è fissato a 16 milioni e il Torino non ha mai avuto un buon rapporto con le opzioni di tali cifre. Non registra variazioni nel saldo Ismajli, arrivato a parametro zero, per il quale sarà poi da valutare solo l’incremento nei salari. A fronte di questi dati, ne risulta una spesa totale ad oggi del Torino pari a 16 milioni. A questi si possono aggiungere i bonus e gli obblighi di riscatto con condizioni estremamente semplici (Anjorin e Simeone) che fanno salire il dato fino a 29 milioni. Di diversa natura i 5 milioni di Nkounkou e i riscatti di Asllani e Ngonge, che farebbero salire il conteggio a 62…ma, come detto, sono complicati – almeno gli ultimi due – mentre il francese è un’incognita legata alle presenze.
Calciomercato, il saldo è positivo: la differenza tra spese e incassi…—
Tornando ai dati pressoché certi, il conteggio finale vede una spesa tra quest’anno e quella certa dell’anno prossimo pari a 29 milioni di euro, mentre l’incasso, tra quest’anno e quello sicuro dell’anno prossimo, è pari a 50,5 milioni. La differenza? 21,5 milioni di euro. Ben oltre il prezzo che il Torino avrebbe potuto pagare per un difensore centrale di livello, elemento con il quale si parlerebbe di una rosa di tutt’altra solidità. Inevitabile è che, poi, l’analisi considerata in questo articolo sia soltanto parziale: non si può valutare la spesa di un giocatore soltanto sulla base del prezzo del cartellino, e idem per chi entra. Ci sono tanti altri dati da tenere in considerazione: su tutti, quelli legati a salari e stipendi. Ma questo sarà oggetto di un’altra analisi. Poi – indubbiamente – vanno considerate le premesse iniziali. Se l’obiettivo del Torino è l’autosostentamento, con i bassi aiuti dai diritti tv che arrivano in Italia è inevitabile che sul mercato sia necessario fare questo processo di vendita e reinvestimento. Il Napoli quest’anno si è potuto permettere spese folli anche perché nelle altre sessioni ha lavorato in questo modo. Dunque un saldo positivo del genere aiuta il Torino a rimanere con i conti a posto e far fronte ai debiti. Questo, però, deve essere la base di partenza. Poi gli investimenti devono portare dei ritorni e incrementare ulteriormente il valore di questo lavoro, il settore giovanile deve dare i suoi frutti e la programmazione deve essere tale da permettere al saldo positivo di fruttare in termini di risultati sportivi. Altrimenti, si galleggia.
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