Dopo il passo avanti compiuto dal punto di vista del feeling nella gara lunga del Balaton Park, Pecco Bagnaia arriva a Barcellona, sede del 15° appuntamento stagionale della MotoGP, molto motivato. L’obiettivo del weekend, infatti, deve essere quello di confermare anche su un altro tracciato i progressi mostrati in Ungheria con alcune modifiche radicali apportate alla sua Ducati – “roba di centimetri”, ha ribadito.

Al suo arrivo a Montmeló, però, il tre volte campione del mondo ha assicurato che in realtà il suo approccio non sarà diverso dal solito: “Io arrivo a tutti i circuiti super consapevole del potenziale che dovremmo avere. Poi inizia il weekend ed iniziano un po’ di difficoltà. Arrivo ad un limite abbastanza velocemente e poi faccio fatica ad andare oltre. Però la confidenza che ho ogni volta che arrivo ad una gara è sempre al massimo. Riesco, bene o male, ad estraniarmi da certe cose ed arrivo con la mentalità giusta”, ha spiegato Pecco.

Tuttavia, non ha potuto negare che il lavoro fatto in Ungheria gli abbia ridato una certa speranza: “Quello che abbiamo provato in Ungheria, sabato nella Sprint e soprattutto domenica, è un qualcosa che mi ha permesso di guidare un po’ di più la mia moto e sentire un po’ di più quello che faceva, gestendo di più il gas ed il consumo. Inoltre, è stata la prima volta che sono riuscito a stare vicino alla moto che mi precedeva e a superare. Ed è un qualcosa che fino a lì non ero ancora riuscito a fare al 100%, quindi mi fa dire che questo weekend potrebbe iniziare in una direzione diversa, però non mi sento ancora di dire che la strada è quella giusta”.

Tra le altre cose, ha rivelato che queste modifiche radicali sono nate senza prendere ispirazione dai setting di altri piloti Ducati: “E’ uno step nostro, che riguarda un po’ di più quello che è stato il passato. E’ un po’ un ritorno a ciò che è stato”.

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Foto di: Ducati Corse

Resta però il grande dubbio del perché ci siano volute ben 14 gare per iniziare a trovare una strada che sembra dare dei risultati: “Avevamo provato qualcosa, ma non così grosso, perché alla fine prima finivo sul podio o quarto, quindi non era il caso di fare uno step così grosso. A Balaton non ho fatto un turno nei  primi dieci, quindi era il momento giusto per una prova di questo tipo”.

Quando poi gli è stato domandato se durante i test invernali avesse già avuto qualche avvisaglia delle difficoltà che avrebbe potuto incontrare, ha detto: “Fino alla Malesia, mi sono sempre trovato molto bene e riuscivo a guidare molto forte. Dal test della Thailandia ho iniziato ad avere diverse difficoltà. Le sensazioni erano le stesse, ma mi è sempre mancato un qualcosina a livello di tempi. Cosa che nei test fai più fatica a vedere, perché provi diverse cose”.

Barcellona è una pista particolare per lui: ci ha vinto tanto, ma gli ha anche regalato dei bocconi amari da digerire, come il brutto incidente del 2023 o la resa nella corsa al titolo nell’ultima gara dello scorso anno. E’ interessante quindi capire come la viva Pecco in questo momento: “E’ la pista che mi ha fatto capire più di tutte quanto sia importante finire le gare, perché con la Sprint dell’anno scorso, quando sono caduto all’ultimo giro, con un secondo di vantaggio sul secondo, mi sarei portato a casa 12 punti che mi avrebbero fatto vincere il titolo. Ora ho ben in testa che finirle tutte è più importante”.

L’unico dato positivo rispetto al 2024, in effetti, è che il numero delle cadute si è ridotto drasticamente: “Il fatto di non avere la confidenza per andare al 100%, mi limita nello sfruttarla al 100%. Poi a livello di risultati preferivo cadere di più, ma vincere 11 gare”.

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