L’associazione Quei Bravi Ragazzi Family Onlus ha ricevuto e raccolto una denuncia collettiva firmata da 50 detenuti della quinta sezione del carcere di Marassi, riservata ai soggetti affetti da gravi patologie. La denuncia è stata formalizzata e documentata dall’avvocato Guendalina Chiesi del Foro di Roma insieme ad Alessandro Diddi, noto penalista.

“Le segnalazioni raccolte – dichiarano dall’associazione – delineano un quadro allarmante, fatto di omissioni sistemiche, trattamenti inumani, incuria sanitaria e promiscuità pericolosa. Le accuse mosse non sono isolate: si inseriscono in un contesto di protesta diffusa da parte dei detenuti, culminata in scioperi, lettere collettive e appelli disperati al Ministero”.

“Nel cuore della struttura – prosegue l’associazione -, e in particolare nella quinta sezione destinata ai detenuti con patologie croniche, si registrano situazioni che, in un contesto civile, sarebbero considerate inaccettabili persino per una struttura di primo soccorso:

  • celle promiscue sovraffollate, con 2-3 detenuti affetti da gravi patologie condivise;
  • farmaci somministrati in modo non tracciato, in bicchieri di plastica anonimi, senza nome del farmaco né posologia;
  • assenza di aerazione, presenza di muffe, finestre sigillate e condizioni igieniche disumane;
  • assenza di personale psichiatrico e psicologico adeguato, nonostante la presenza di soggetti fragili e con disturbi;
  • medici di sezione quasi mai presenti, spesso ignari della storia clinica dei pazienti;
  • visite specialistiche effettuate senza accesso alle cartelle cliniche, che risultano in alcuni casi manomesse o incomplete;
  • assenza di protocolli post-terapia per soggetti immunodepressi”.

La presidente dell’associazione Quei Bravi Ragazzi Family Onlus, Nadia Di Rocco, e la vice presidente Guendalina Chiesi hanno dichiarato: “Siamo di fronte a un sistema sanitario penitenziario che ha fallito. A Marassi, chi è malato viene considerato un peso, non un paziente da curare. Ci sono testimonianze gravissime: farmaci sbagliati, diagnosi trascurate, ambienti infetti, promiscuità che mette a rischio la vita. È inaccettabile che un detenuto immunodepresso venga rinchiuso in una cella senza finestra, con altri due malati, e debba ricevere terapia immunosoppressiva senza alcuna protezione. Abbiamo già presentato esposti e chiesto un’ispezione ministeriale immediata. Chi ha responsabilità sanitarie qui, deve essere sollevato dall’incarico prima che ci scappi un altro morto”.