di
Candida Morvillo

Milano, in 150 ai funerali. Assente (con polemica) la figlia Simona. Nessun membro della famiglia Berlusconi. Brosio critica Mediaset. Presente Micciché

Sul sagrato della chiesa di Dio Padre a Segrate, una ventina di giornalisti, una schiera di City Angels con scritto «solidarietà e sicurezza» sulla maglietta, e poi, carabinieri, poliziotti, vigili. Manca un quarto d’ora ai funerali di Emilio Fede, ma ormai il servizio d’ordine è mesto: non c’è folla da contenere e nessun potente da proteggere. Poche ore prima, Gianni Letta aveva ricordato che, ai tempi d’oro, il direttore del Tg4 spostava quattro milioni di voti, ma ora di quel popolo non c’è traccia, non c’è più il Berlusconismo e, qui, non ci sono nemmeno i Berlusconi. Nessun Pier Silvio, Marina, Barbara, nessuno. 

Anche i cuscini di fiori raccontano più delle assenze che delle presenze. Ci sono quelli dei familiari e c’è quello che recita «le amiche della Rsa di San Felice»: le nonnine della casa di riposo.
Mancano anche tanti giornalisti che gli devono la carriera, mancano le meteorine che gli devono tutto. Non manca, invece, il colonnello del meteo Mario Giuliacci, col viso nuvoloso. Qualche coppia di anziani arriva alla spicciolata. Sabina Negri, attrice, regista, ex signora Calderoli, davanti a bara e telecamere: «Un anno terribile, mi hanno lasciato Carlo delle Piane, Stefano Mistura, ora Emilio. Mia figlia non sa se chiamarlo zio o nonno». È uno dei pochi tocchi di teatralità. Fede, che della teatralità era un cultore, avrebbe apprezzato? Alle quattro, insieme alla bara, entrano in chiesa centocinquanta persone.



















































C’è il fratello Puccio, venuto dall’Egitto, dove vive. Ricorda che Emilio da ragazzino origliava al commissariato di Ostia, comandato dal papà, e chiamava il Messaggero per dare le notizie. Poi, su Berlusconi: «Lasciamo perdere, farei un torto a Berlusconi». C’è Claudio Brachino: «Fede ci ha insegnato cos’è un anchorman. Senza di lui, Enrico Mentana sarebbe arrivato dieci anni dopo». La sparuta pattuglia di ex colleghi del Tg4 si riconosce perché sono tutti in giacca blu e camicia bianca.

Rosanna Piturro spiega che Fede insegnava anche come vestirsi: «Adeguati a entrare nelle case degli italiani». La collega Marina Dalcerri, racconta che divenne amica del direttore quando nessuno lo cercava più: «Oggi, citando La Rochefoucauld, direbbe che la gratitudine è solo l’attesa di altri favori». A proposito di gratitudine, Alberto Barachini, che fu suo inviato e oggi è sottosegretario a Informazione e Editoria: «Quando diventai presidente della commissione di vigilanza, Fede mi fece una telefonata per annunciarmi: “ho parlato bene di te”. Gesto non comune». C’è Paolo Brosio, lui sì. Che osserva: «da Mediaset, silenzio assordante. E dispiace, perché da credente dico che la morte dovrebbe essere il giorno della riconciliazione».

Due i grandi nomi dell’azienda: ecco Marcello Dell’Utri: «Sono venuto a rendere omaggio a un giornalista geniale, ad avercene…». Ecco Adriano Galliani, che racconta l’incipit di dell’avventura: «Lo incontro per caso al ristorante, gli dico che cerchiamo un direttore e lui risponde che cerca un editore». Dice che è qui per affetto: «Ero amministratore delegato, l’affetto prescinde da altre valutazioni». In mezzo, d’altra parte, ci sono state le inchieste sulle Olgettine (tutte assenti), e pure quelle tristi tra Fede e alcuni vertici Mediaset. C’è Gianfranco Micciché che come Fede spostava i voti, ricorda Galliani: «Fece il 61 a 0 in Sicilia». In prima fila Sveva, la figlia minore, dice «Questa è l’ultima diretta di papà», poi si siede coi figli Ottavia e Guelfo. Non c’è la sorella Simona, che ha appena diffuso un’agenzia amara: «Per due anni, Sveva mi ha impedito di vedere papà. Gli volevo parlare, riconciliarmi, ma mi ha tenuto lontana. Non posso esserci sotto i riflettori». E aggiunge che il padre, per lei, è stato «un uomo eccezionale» ma con una «doppia vita», che si sarebbe «asservito al potere» rovinando la famiglia. Non c’è pace neanche in questo giorno per la memoria dell’uomo, di certo «discolo» come lo definì la stessa moglie Diana De Feo.
Il celebrante don Giovanni Cazzaniga parla di un riavvicinamento alla fede in casa di riposo: «Ora, Emilio ha una diretta con Dio». Poi, il feretro lascia la chiesa. 

L’applauso è discreto. Si chiude l’ultima diretta terrena di un uomo che aveva inventato la Tv emotiva, dato voce al dolore di Vermicino e alle notti della Guerra del Golfo, che aveva fatto del monologo un genere dell’informazione. Sono mancati i volti eccellenti e quel suo pubblico che forse è invecchiato, è in Rsa o forse già lo attende lassù.

4 settembre 2025 ( modifica il 4 settembre 2025 | 22:13)