Il tecnico sta provando, senza stravolgere nulla, a portare la sua filosofia e le sue idee all’interno del gruppo nerazzurro

La nuova Inter di Chivu si deve ancora formare. Il tecnico sta provando, col tempo e senza stravolgere nulla, di portare le sue idee e la sua filosofia di gioco all’interno del gruppo nerazzurro.

“Il tecnico rumeno con Stefano Rapetti, il nuovo preparatore che aveva lavorato all’Inter di Mourinho, hanno aumentato il livello di intensità degli allenamenti, puntando su sedute più lunghe e su sessioni costanti in palestra prima di lavorare sul campo, per incentivare la prevenzione e ridurre gli infortuni. C’è insomma la volontà di evitare i cali che hanno caratterizzato la scorsa stagione”, analizza Sportmediaset.

A livello mentale c’era da ricostruire una squadra distrutta dal fatto di essere arrivata vicinissima al triplete per poi restare con un pugno di mosche in mano, chiudendo l’anno calcistico con la “manita” subita dal Psg in finale di Champions. Chivu ha messo subito in chiaro che non esistono gerarchie prestabilite e sarà il campo a decidere la formazione. Si è dedicato a incontri individuali per cercare di capire le esigenze di tutti e tentando così di stimolare la voglia di reazione del gruppo.

“Dal punto di vista dell’organizzazione di gioco il cambio c’è stato, anche se le caratteristiche dei giocatori e una conoscenza pluriennale di certe logiche invitavano a non rivoluzionare troppo le basi del gioco. Il sistema resta quello, il 3-5-2, con variazioni sul tema, come la possibilità di utilizzare due trequartisti dietro alla punta o tentare l’all-in con il 4-2-4, come nel finale della gara persa con l’Udinese, approfittando della maggiore qualità di un attacco che può contare su alternative di lusso come Bonny e Pio Esposito. Meno rotazioni, meno inserimenti, gioco più lineare, con un pressing più convinto e verticalizzazioni costanti. Forse si perde qualcosa sotto l’aspetto estetico ma si guadagna la possibilità di puntare con maggiore velocità la porta avversaria. Finora i risultati sono stati altalenanti ma ogni rivoluzione, anche soft, ha bisogno dei suoi tempi”, aggiunge Sportmediaset.