LECCE – Il Lecce è in una fase crescita eccezionale, destinata ad aprire una nuova pagina nella storia del club. Lo ha detto il presidente del club, Saverio Sticchi Damiani, nel corso della conferenza stampa di bilancio della sessione estiva del calciomercato (qui la parte tecnica).

Una storia, ha aggiunto, che merita di essere raccontata senza che la narrazione venga inquinata dalla “prima sconfitta o da un acquisto mancato”. Il numero uno della società giallorossa ha voluto mettere sul tavolo i numeri che rappresentano la prova della crescita e, allo stesso tempo, la dimensione delle possibilità di un club che ora si sente vicino al “modello Empoli”, ma che non potrà mai essere, come ha detto il direttore dell’area tecnica Pantaleo Corvino, il “modello Atalanta”.

Sticchi Damiani ha voluto inserire il suo intervento introduttivo nel solco di quella trasparenza che per lui è uno dei motivi principali del feeling con i tifosi salentini. Ed è partito dai costi di esercizio: 58 milioni di euro tre anni addietro, poi 71 fino agli 87 nella scorsa stagione, accompagnati da quote di ammortamento crescenti, da 5 fino a 14milioni di euro: “Il club ha potuto aumentare gli investimenti perché grazie a una gestione tecnica brillante, oltre a risanare situazioni pregresse abbiamo costruito”.

Le operazioni di mercato insomma, da ultimo la cessione di Krstovic all’Atalanta, sono le leve sulle quali il Lecce costruisce la sua maggiore capacità di spesa rispetto al passato, pur rimanendo (e orgogliosamente) con il monte ingaggi più basso in assoluto: “Potevamo prendere un nome illustre, uno svincolato di cui avremmo pagato solo l’ingaggio, ma la politica del club è questa: la nostra scelta di fondo è di non indebitarci”.

Rispondendo a una domanda, il presidente è sceso più nel dettaglio per quanto riguarda le uscite, illustrando le principali: circa 35 milioni di euro serve per il costo del lavoro, dal monte ingaggi dei calciatori (12 milioni netti in partenza, senza quindi gli importi legati al raggiungimento degli obiettivi concordati) allo stipendio di staff tecnico, area medica, dirigenti, amministrativi, personale a vario titolo impiegato; Tra i 10 e i 15 milioni di euro servono per la gestione e la logistica delle cinque squadre che partecipano ai campionati nazionali, nonché per strutture, ritiri e attrezzature. Poi ci sono 7-8 milioni di commissioni per gli agenti dei calciatori. In poche parole il Lecce, senza tener conto delle plusvalenze, spende quanto ricava dalle entrate (diritti, tv, abbonamenti, sponsor). Ecco allora che il mercato si fa in autofinanziamento, spendendo meno di quanto si incassa proprio per consentire un progressivo incremento degli investimenti: nell’ultima sessione della campagna trasferimenti, per esempio, il club ha messo in bilancio 27 milioni di euro per le cessioni e 16 per gli acquisti.

Il presidente ha quindi mostrato una certa emozione parlando del centro sportivo di Martignano: “Una struttura di questa qualità è emozionante, questo mi sento di dirlo prima ancora che sia inaugurata. Stanno ultimando alcuni dettagli, la prima squadra farà il suo ingresso a breve. Sono pronti gli spogliatoi, la palestra e il primo campo”. Sui lavori di riqualificazione dello stadio (con fondi pubblici per i Giochi del Mediterraneo, ndr), invece, Sticchi Damiani, non ha potuto mostrare lo stesso entusiasmo: “Sono iniziati, forse con troppa lentezza. Sta a noi marcare stretto chi di dovere” si è limitato a dire.

Anche da questo upgrade infrastrutturale. Evidentemente, passa la transizione del club verso un capitolo inedito della propria vita, ma Sticchi Damiani ha voluto chiarire che in nessun momento del recente passato la parte sportiva è stata privata delle risorse necessarie a fare le operazioni di mercato che il Lecce si può permettere.

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