di
Paola Pollo

Nella famiglia «allargata» dello stilista anche i collaboratori e gli amici di una vita. La scomparsa del fratello lo aveva segnato

Agosto 2022, Pantelleria. In pochi minuti un incendio accerchia la casa di Giorgio Armani. Il guardiano entra nel salone del bellissimo dammuso e invita lo stilista e i suoi ospiti a correre verso le auto e fuggire velocemente. Lo fanno tutti, eccetto lui che scompare. Poi riappare, soddisfatto. Il piccolo van parte. Lui comincia a preoccuparsi di tutto, della casa, degli ospiti, dell’isola. Una volta in salvo, al porto, sulla sua barca, la curiosità è tanta. «Giorgio scusa ma dove eri sparito? Ci stavamo preoccupando!». La risposta arriva con un sorriso complice: «Guardate, l’ho recuperato». E fiero mostra l’anulare: «È l’anello che Leo (Dell’Orco, il suo compagno e braccio destro degli ultimi 30 anni, ndr) mi ha regalato per il mio compleanno (che era stato soltanto qualche settimana prima, l’11 luglio), non lo trovavo. E poi ho messo in salvo le foto di Sergio (Galeotti, il socio con il quale fondò nel 1975 il brand, ndr)».

Il Giorgio Armani «intimo», eccolo. In un momento di vita vera: ricordi ed emozioni lette in gesti semplici, istintivi, discreti. Lo stilista era: rigore e coerenza. L’uomo: sentimento e riconoscenza. La famiglia e gli affetti sono sempre stati l’altro suo grande punto fermo che ha protetto con la riservatezza e la discrezione di chi a riflettori e frasi ad effetto preferiva sentimenti autentici.



















































«Leo» e «Sergio», dunque, i compagni. Ma anche la sorella Rosanna Armani con la quale ha lavorato per anni e alla quale ha sempre riconosciuto il ruolo di averlo spinto nel mondo della moda perché aveva cominciato come modella da ragazza. Insieme i due hanno fatto tantissima strada, lavorando fianco a fianco con una complicità esemplare. Lei era la sua musa, lui il suo mentore. Caratteri apparentemente diversi, ma in realtà identici per forza e determinazione.

Poi c’era Sergio, l’altro fratello, il minore, la cui morte improvvisa aveva segnato lo stilista: era uno di quei dolori di cui non voleva mai parlare. C’erano gli anni di Piacenza a unire tutti e tre e la bellissima casa di Broni. Dopo la morte di Sergio, le sue due figlie Silvana e Roberta hanno trovato nello zio un padre. La prima ha cominciato in azienda da centralinista «tirata» dentro da Sergio Galeotti: «Era molto simpatico e compagnone, al contrario dello zio che era timido e riservato — aveva raccontato —. Poi dopo la morte di mio padre ci siamo avvicinati ulteriormente». «Un giorno lo zio mi chiese di mettergli giù dei colori, di fare una mia carta. Gli è piaciuta ed è diventata una collezione di costumi». Silvana è diventata il braccio destro di Giorgio Armani per le collezioni donna ed hanno lavorato poi gomito a gomito per quarant’anni. E poi vacanze insieme, sempre.
Così Roberta, la più piccola, responsabile dell’ufficio celebrità, un fiore all’occhiello dell’azienda: stagione dopo stagione a seguire attori e attrici in tutto il mondo. Anche lei casa e bottega, dunque ufficio e ancora vacanze. Andrea Camerana, infine, il figlio di Rosanna, manager sempre attento e in «combutta» con le cugine, sempre connessi con un gruppo di WhatsApp dedicato allo zio esigente. E «famiglia» era Paul Lucchesi, il suo incredibile assistente, da decenni, che lo seguiva ovunque, discreto e protettivo. Libero di andare «da solo» soltanto in vacanza. Al suo posto però gli amici di una vita, Daniela Morera e Fabio Belotti, una coppia che non ha saltato mai una villeggiatura con re Giorgio. E infine Anoushka Borghesi, capa della comunicazione, quasi una figlia, che Armani voleva con lui in azienda ma anche ovunque. Mai comunque senza Leo Dell’Orco, certo. Conosciuto nel quartiere e mai più lasciato. Braccio destro, responsabile delle collezioni uomo, nel lavoro e nella vita. Nessun proclamo per ufficializzare ma tanto rispetto per una storia di affetto e condivisione. Armani aveva cominciato negli ultimi anni a parlare con e di lui. L’anello di Pantelleria lo aveva esibito anche in una conferenza stampa nel luglio in cui lo aveva ricevuto come regalo. E la stagione dopo era uscito con lui e con Silvana in passerella perché anche loro cogliessero gli applausi di un grande lavoro.

Non da ultimo Sergio Galeotti. Non c’è una volta che Giorgio Armani abbia usato la parola compagno, è vero. Non sarebbe stato da lui. Ma l’affetto e la stima e le parole che ha sempre usato riportano a un legame profondo, indissolubile per l’uomo che per primo vide in lui la genialità che il mondo gli riconobbe dopo. Il 14 agosto di ogni anno, a partire da quel tragico 1985 in cui Galeotti morì per un male incurabile, lo stilista si chiudeva in un riserbo toccante. E non c’è più stato Ferragosto da festeggiare. L’armaniana coerenza, anche in questo.

5 settembre 2025 ( modifica il 5 settembre 2025 | 07:11)