Negli USA, il Segretario alla salute Kennedy ha scritto su X:
Questo è uno screenshot dal sito dell’American Academy of Pediatrics (AAP) che ringrazia le aziende che hanno donato contributi economici. Sono quattro aziende che producono tutti i vaccini presenti nel calendario raccomandato dal CDC per l’infanzia. L’AAP è irritata perché il CDC ha escluso le aziende dalle decisioni sulle raccomandazioni vaccinali, tornando a una scienza indipendente ed evidence-based (fondata sulle prove scientifiche) focalizzata sulla salute dei bambini.
Oggi l’AAP ha pubblicato una propria lista di raccomandazioni “amiche delle corporation”. Kennedy sostiene che sia legittimo che l’AAP esprima la sua posizione, ma dovrebbe dichiarare i conflitti di interesse (compresi quelli della rivista Pediatrics), in modo che i cittadini possano chiedersi se le raccomandazioni servano davvero alla salute pubblica o se siano piuttosto uno schema “pay-to-play” a vantaggio di Big Pharma.
In Italia, gli sponsor del 79° congresso (2024) della Società Italiana di Pediatria (SIP):
Gli sponsor del 57° Congresso Nazionale (2024) della SITI Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica:
Altri esempi di sponsorizzazioni “non condizionanti”:
Le società scientifiche (SS) hanno un ruolo cruciale nel nostro sistema sanitario: organizzano la formazione continua (ECM), redigono linee guida (LG), pubblicano riviste di riferimento e influenzano la pratica clinica quotidiana. Per questo motivo è indispensabile che la loro attività sia guidata da indipendenza di giudizio e rigore scientifico, non da pressioni esterne.
Eppure, i conflitti di interesse (CdI) rimangono una criticità evidente.
L’influenza dell’industria farmaceutica
Un dato parla da solo: l’industria del farmaco spende in pubblicità circa il doppio rispetto alla ricerca.
La promozione – che comprende congressi, sponsorizzazioni, materiale divulgativo e attività di lobbying – diventa così la principale leva di influenza sulla comunità medica.
Molte riviste biomediche ricevono introiti consistenti da parte delle aziende sotto forma di:
- acquisto massivo di copie e ristampe,
- spazi pubblicitari,
- sponsorizzazioni di supplementi dedicati.
Questa dipendenza economica può condizionare in modo sottile, ma profondo, la linea editoriale e la selezione degli articoli pubblicati.
La distorsione degli studi clinici
- Le ricerche sponsorizzate dall’industria hanno una probabilità quattro volte maggiore di riportare risultati positivi rispetto a quelli indipendenti.
- Spesso vengono pubblicati solo le ricerche con esiti favorevoli, mentre quelli con risultati negativi sono minimizzate o non pubblicate affatto (fenomeno noto come publication bias).
- Le conclusioni delle ricerche sponsorizzate tendono a presentare i farmaci in una luce più favorevole, anche quando i dati non supportano in pieno tali interpretazioni.
Il risultato è che ciò che il medico legge in letteratura (e soprattutto negli abstract e conclusioni delle ricerche) spesso non rappresenta fedelmente la realtà scientifica, ma piuttosto una narrativa costruita ad hoc.
Le linee guida: il punto più sensibile
Le linee guida dovrebbero rappresentare la sintesi più affidabile delle migliori prove disponibili. Tuttavia, diversi rapporti italiani e internazionali hanno documentato come molti estensori delle LG abbiano rapporti economici con le stesse aziende produttrici dei farmaci o dei dispositivi raccomandati.
Un esempio recente riguarda le LG sull’ipercolesterolemia e sull’uso delle statine: diversi autori erano consulenti per aziende farmaceutiche produttrici di statine. La trasparenza resta parziale: spesso si dichiarano solo i CdI “attuali”, omettendo quelli pregressi, che pure possono influenzare i giudizi.
Il problema dei finanziamenti
Le SS italiane dipendono in larga misura dagli sponsor: in alcuni congressi oltre il 70% del bilancio è coperto da fondi dei produttori di farmaci. Questo include:
- stand commerciali,
- relatori invitati e pagati,
- viaggi e ospitalità congressuale,
- supplementi editoriali a carattere promozionale.
Negli USA, già dal 2009, l’Accademia Nazionale di Medicina aveva raccomandato di ridurre la quota di entrate da sponsor al di sotto del 25% dei bilanci delle SS. Un obiettivo che in Italia sembra ancora lontanissimo.
Il tema dei conflitti di interesse non è una questione di “purezza morale”, ma di fiducia e credibilità scientifica.
Se le SS vogliono davvero mantenere il loro ruolo di garanti della salute pubblica, devono adottare regole di trasparenza radicale, ridurre la dipendenza economica da sponsor e valorizzare ricerche indipendenti.