di
Chiara Bidoli
Il pediatra del Bambino Gesù commenta l’ipotesi che la Florida diventi il primo Stato degli Usa ad abolire tutti gli obblighi di vaccino
Il mondo scientifico guarda con preoccupazione all’ipotesi che la Florida possa diventare il primo Stato degli Usa ad abolire tutti gli obblighi di vaccino, compresi quelli per i bambini in età scolastica. La notizia è stata annunciata da Joseph Ladapo, surgeon general della Florida, ovvero il portavoce delle questioni di salute politica all’interno del governo federale, che ha dichiarato che il suo dipartimento revocherà l’obbligo di alcuni vaccini che rientrano sotto la sua autorità, aggiungendo che lavorerà per una riforma più ampia orientata a eliminarli del tutto.
Alberto Villani, responsabile di pediatria generale del Bambino Gesù di Roma, spiega al Corriere Salute perché questa scelta metterebbe in discussione il miglior intervento di Sanità pubblica per limitare la diffusione di malattie infettive mortali o invalidanti e perché in Italia, almeno con i bambini, possiamo considerarci un modello virtuoso.
Mettere a rischio l’obbligo vaccinale nei bambini potrebbe far aumentare la diffusione di malattie infettive come il morbillo?
«Il dato oggettivo che riguarda l’Italia, gli Stati Uniti e gran parte dell’Europa è che i casi di morbillo ci sono e sono anche tanti. In Italia l’anno scorso ne abbiamo avuti più di mille, sono dei numeri molto importanti. La normativa Lorenzin (decreto legge 73/2017, ndr) prevede che ci sia l’obbligo di vaccinazione legato all’iscrizione a scuola ma anche un sistema di monitoraggio che tenga sempre sotto controllo la situazione epidemiologica e le coperture vaccinali. Poniamo il caso che si raggiungesse l’immunità di gregge e non ci fossero casi diffusi, solo allora si potrebbe passare dall’obbligo a una disponibilità alla “vaccinazione attiva” da erogare sempre in modalità gratuita. Questa condizione, auspicabile, permetterebbe di considerare la vaccinazione per quello che è: un’opportunità preziosa, non solo una necessità legata all’accesso a scuola. Il punto, però, è che ad oggi non possiamo ancora permettercelo».
Come sono le coperture in Italia?
«Ad oggi la copertura vaccinale è sotto il 95%, siamo nella situazione in cui solo per il morbillo abbiamo avuto più di mille casi e, nello scorso anno, nella sola Europa 27mila casi, il rischio di diffusione c’è ed è concreto. La legge Lorenzin del 2017 fu fatta perché in Italia eravamo reduci da un’epidemia di morbillo: in due anni più di 5mila casi e 12 decessi».
Perché il morbillo è così pericoloso?
«Può sviluppare la panencefalite sclerosante subacuta (PESS) che si manifesta anni dopo l’infezione, causando un progressivo deterioramento cerebrale fino alla morte e causare encefaliti e polmoniti gravi».
Qual è la situazione di copertura in Italia rispetto agli altri Paesi?
«Se guardiamo i numeri, in Europa siamo il Paese con il più basso tasso di mortalità infantile, circa 2 bambini ogni 1.000, rispetto – per esempio – ai 4 ogni 1.000 della Gran Bretagna. Risultati importanti che abbiamo ottenuto grazie a un sistema di vaccinazione che ci permette di proteggere i più piccoli. Perché, quindi, dovremmo guardare agli altri Paesi e mettere in discussione ciò che oggettivamente funziona e permette di salvare delle vite? La vaccinazione nel nostro Paese dovrebbe essere vissuta come un’opportunità, un privilegio».
Quali rischi negli Stati Uniti?
«Il “caso Florida” e, in generale, la posizione sui vaccini che sta montando negli Stati Uniti mi lascia perplesso. Al di là dei rischi gravi per la salute, soprattutto dei più fragili, mi chiedo se un sistema sanitario che si basa sulle assicurazioni private sia disponibile ad assicurare cure adeguate a un bambino non vaccinato che contrae il morbillo. Quali saranno, per esempio, i vincoli assicurativi in caso di ricovero?».
Quale messaggio è importante far passare in questo periodo in cui si stanno diffondendo posizioni anti-scientifiche che minano la credibilità sui vaccini?
«Non banalizziamo la loro importanza, che è evidente quando qualcuno a noi vicino contrae una malattia in modo grave. Diffondiamo, invece, una cultura sanitaria che parta dalle evidenze scientifiche che in tanti anni abbiamo maturato e che permetta di difendere anche i bambini che si ritrovano in ambienti più svantaggiati: il rischio che i bambini protetti perché hanno la fortuna di avere genitori con un’adeguata cultura sanitaria e bambini non protetti solo perché nascono in contesti più sfavorevoli.
«C’è anche un altro punto fondamentale. Un conto è ragionare sull’opportunità di obblighi vaccinali in età adulta, un conto nell’infanzia. I bambini devono essere protetti e tutelati perché sono fragili, qualsiasi malattia nel bambino ha un effetto amplificato rispetto all’adulto. Essendo organismi in sviluppo, se gli organi vengono intaccati da un agente infettivo rischiano di modificare il loro sviluppo con conseguenze nel tempo. Dal punto di vista immunitario, inoltre, sono meno in grado di far fronte a un’infezione importante. In poche parole per i bambini le vaccinazioni sono vitali».
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5 settembre 2025
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