di
Ilaria Sacchettoni
Posti di blocco e controlli. La pista di Baris Boyun, presunto boss della mafia turca che ha stabilito il proprio domicilio a un passo dai boschi del Cimino
È una caccia felpata che convive con le celebrazioni ma pur sempre una caccia. Si festeggia ma intanto si cerca. L’inseguimento di altri due cittadini turchi, venuti qui a Viterbo per un blitz che si presume mirato, durante la ricorrenza di Santa Rosa, è proseguito lungo tutta la giornata di ieri, quando sono stati fermati altri 5 turchi, che però non sarebbero collegati al fallito attentato, dopo i due presi con armi da fuoco la sera della festa di Santa Rosa.
Due arresti, cinque identificati
I cinque cittadini turchi sono stati identificati nella serata di giovedì in un b&b di Montefiascone e non avevano armi. Due sono richiedenti asilo, gli altri tre risultano in possesso di un regolare permesso di soggiorno. Durante la notte, gli investigatori della Mobile e della Digos hanno valutato che non esisterebbe un collegamento diretto tra i cinque e i due cittadini turchi arrestati il giorno di Santa Rosa. Nonostante siano stati rilasciati, i cinque rimangono attenzionati dalle forze dell’ordine.
Rispetto ai due cittadini turchi arrestati, la pista del terrorismo è definitivamente tramontata a favore di quella della criminalità organizzata finalizzata al traffico di armi o di sostanze stupefacenti.
Le operazioni della squadra mobile sono andate avanti ad oltranza dal pomeriggio di mercoledì, con posti di blocco e verifiche aeroportuali. Al mattino il questore Luigi Silipo era con le autorità in un banco del santuario dove, tradizionalmente, si ricorda la santa con una messa dedicata (e officiata dal vescovo). Poi il rientro al lavoro.
Il boss della mafia turca
L’obiettivo, ora, è quello di rintracciare le due persone sperando che possano spiegare meglio i mille perché di questa storia. Viterbo, pur tranquilla, è in fibrillazione da almeno due anni. Da quando, cioè Baris Boyun, un presunto boss della mafia turca ha stabilito il proprio domicilio a un passo dai boschi del Cimino. Da allora, da quando cioè, le forze dell’ordine coordinate dall’antiterrorismo, lo hanno prelevato nella sua abitazione di Bagnaia (frazione di Viterbo), Baris è divenuto il convitato di pietra locale.
A lui si è pensato la sera di mercoledì dopo il fermo dei suoi due concittadini. E a lui si è pensato, qualche giorno fa, in seguito al fermo di un turco presso un bed and breakfast della zona. Gli hotel appunto. La mappa dell’ospitalità viterbese è stata acquisita dalle autorità coordinate dalla Procura. Ovviamente l’interconnessione fra questi arresti è solo un’ipotesi al momento. Ma il procuratore reggente, Paola Conti, ha disposto di setacciare la zona.
Gli arresti
Gli arresti, si diceva, non hanno intralciato le celebrazioni se non per un ritocco al protocollo la sera di mercoledì. Quando la macchina di Santa Rosa ha compiuto il solito percorso si è optato per una misura prudenziale che ha smorzato lo spettacolo senza spegnerlo. Si sono accese le luci. Inevitabilmente si è pensato al modo migliore per garantire la sicurezza di tutti, autorità incluse, visto che alla celebrazione era presente, tra gli altri, il ministro degli Esteri Antonio Tajani (ospitato in prefettura).
Una defezione, però, secondo i puristi del cerimoniale. Sulla questione torna la sindaca Chiara Frontini che, dopo una giornata impegnativa, sceglie parole equilibrate: «Abbiamo salvato la manifestazione a mio giudizio. Aggiungo solo che si è trattato di prendere una decisione in un tempo brevissimo e sotto la scorta di avvenimenti imprevisti e molto gravi. In quel momento ha prevalso l’esigenza di tutelare tutti accendendo le luci, a discapito forse della suggestività» La vicenda non è ancora conclusa, la caccia prosegue, ma Santa Rosa, dopotutto, è salva.
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5 settembre 2025 ( modifica il 5 settembre 2025 | 14:23)
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