Il biopic Harriet, diretto da Kasi Lemmons, racconta la straordinaria vita di Harriet Tubman, l’eroina afroamericana che trasformò la propria fuga dalla schiavitù in una missione di libertà per centinaia di persone. Il film si chiude con un finale che celebra non solo le sue imprese, ma anche il suo ruolo cruciale nella storia degli Stati Uniti.

Dopo aver liberato dozzine di schiavi grazie alla rete segreta della Underground Railroad, Harriet affronta il suo persecutore Gideon Brodess, figlio dei padroni che l’avevano ridotta in schiavitù. In un drammatico confronto finale, Harriet riesce a sopraffarlo, ma invece di ucciderlo sceglie di risparmiarlo, dimostrando la propria forza morale e predicendo che Gideon sarebbe caduto in battaglia, vittima del peccato dello schiavismo e di una causa già perduta. È un momento che sancisce il totale rovesciamento dei ruoli: la schiava perseguitata diventa la donna libera e temuta, mentre l’ex-padrone è destinato al fallimento.

Il film si conclude con una potente sequenza storica: Harriet guida un’operazione militare lungo il fiume Combahee durante la Guerra Civile, liberando oltre 750 schiavi insieme all’esercito dell’Unione. A questa scena si affiancano le scritte finali che rivelano l’eredità della vera Harriet Tubman: almeno 70 schiavi liberati personalmente, un ruolo di spia strategica durante il conflitto, il suo impegno nel movimento per il suffragio femminile e una vita longeva terminata a 91 anni con parole intrise di fede: “Vado a preparare il posto per voi”. Noi, intanto, vi abbiamo raccontato anche perché Julia Roberts non fu inclusa nel cast di Harriet.