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Daniele Sparisci, inviato a Spa

Hamilton subito eliminato nelle mini qualifiche a Spa in Belgio, partirà addirittura 18esimo nella Sprint di oggi: «Non mi era mai capitato in carriera»

Il peso delle parole, Hamilton ne pronuncia poche e controvoglia dopo il diluvio di dichiarazioni del giorno prima sui dossier scritti e inviati per «cambiare un team che non vince da troppo tempo». Imbarazzo e delusione per una cosa «che non mi era mai capitata in carriera». Girarsi ed essere subito eliminato (in buona compagnia, malissimo anche Antonelli) nelle mini-qualifiche che hanno deciso l’ordine di partenza della gara sprint di oggi: «Ho avuto un bloccaggio al posteriore, sono enormemente frustrato dopo tanto lavoro».
  
Una pagina vuota, da stracciare, per cancellare l’onta del terzultimo crono su una pista dove ha trionfato cinque volte, l’ultima un anno fa grazie alla squalifica di Russell. Il desiderio di emergere come leader riformatore si scontra con una realtà desolante. La nuova sospensione posteriore, al debutto qui in Belgio, è stata progettata per far viaggiare la Rossa il più rasente possibile da terra con lo scopo di ritrovare la velocità che si era manifestata in un lampo illusorio a fine marzo.

Shanghai: Sir Lewis si prende la minipole e poi trionfa nella garetta del sabato. Da lì in poi si avvita, insieme alla squadra, in una spirale tremenda. Mentre Leclerc in qualche modo riesce a tirarsi fuori (anche ieri Charles ha salvato la Ferrari con una seconda fila, ma a quasi 8 decimi dal giro record di Piastri davanti a Verstappen), Hamilton resta imprigionato in una dimensione aliena per un sette volte campione del mondo: a passetti in avanti seguono altre cadute.
 
Il taccuino che ha portato sin dal primo test a Fiorano a gennaio è diventato il suo pensatoio: annota differenze rispetto al sistema Mercedes, complicate istruzioni, registra giudizi tecnici, sintesi delle riunioni. Come altri prima di lui: celebre il quaderno nero di Vettel, il tedesco segnava impressioni e tabelle poi, come Lewis, le trascriveva sul computer. Sebastian era temutissimo dagli ingegneri per la sua pignoleria, per i briefing interminabili infarciti di domande. Finché i risultati arrivavano — il tedesco ha vinto al suo secondo Gp con la Ferrari — lo zelo è stato apprezzato e difeso, poi le sottolineature («Alla Red Bull facevamo le cose diversamente») hanno cominciato a stancare e qualcuno gli suggerì di concentrarsi sulla guida. Hamilton non si è limitato a dare giudizi tecnici o suggerimenti per la monoposto 2026, ma nei suoi «file» si è allargato molto identificando aree di debolezze della Ferrari, ha parlato di miglioramenti da attuare in ogni reparto. Cose che a Maranello non si erano sentite nemmeno da Schumacher, almeno non in pubblico.



















































E non sarà una coincidenza se nell’invito al cambiamento, a Spa c’è stato un piccolo rimpasto nel suo gruppo, derubricato internamente come normale rotazione di personale, con la nomina di un nuovo ingegnere dedicato alle prestazioni, proveniente dal garage remoto di Maranello. Lewis punta sul prossimo anno, ma il presente va affrontato, anche per essere credibile davanti alla marea di appunti e richieste avanzate al team. Leclerc non scrive a penna («Sono disordinato e perderei tutto» ha raccontato), usa il tablet per mettere da parte le idee. Lo farà anche sulla sospensione. Se Lewis non vede benefici («La macchina resta difficile da guidare»), il compagno invece promuove gli aggiornamenti: «Hanno portato progressi e sono contento di sentire un feeling migliore, ma la distanza resta enorme, sette decimi. La McLaren qui sembra ancora più forte». Una rincorsa continua, quella di Lewis in puro affanno.

26 luglio 2025