Una storia di resurrezione, o forse no, ne “Il miracolo”, esordio di Lorenza Sabatino. Una storia ambientata nella Napoli degli anni Ottanta, la morte violenta di un bimbo che, dopo un giorno, riappare vivo e vegeto, rievocata dalla sorella. Una riflessione sull’inaspettato e sull’inspiegabile, con un modello altissimo…

Ci sono i napoletani famosi, geni della letteratura, ci sono i partenopei autori di bestseller, e ci sono anche scrittori bravissimi, al di là della fortuna critica o di pubblico, nati sotto il Vesuvio, come Wanda Marasco, Antonella Cilento, Gianluca Nativo e qualche altro che è più di una promessa per il futuro, come Monica Acito, Lavinia Petti e la novella debuttante, Lorenza Sabatino, classe 1997. Il suo Il miracolo (256 pagine, 18 euro), pubblicato da Guanda, è un romanzo sorprendente, dalla Napoli di quattro decenni fa, capace di parlare a lettori di qualsiasi luogo e di qualunque età. Con un modello piuttosto alto e complicato, non dichiarato ma abbastanza manifesto: Elsa Morante.

Il racconto di Mimì

Mio fratello morì una sera di giugno, pioveva.

Storia di una resurrezione, o forse no, Il miracolo di Lorenza Sabatino consente di riflettere sulla vita e sulla morte, sul soprannaturale, sui giorni andati, su quelli che verranno, su quel che improvvisamente può interromperli; e, ancora, sull’inaspettato e sull’inspiegabile. Diviso in tre parti, affidato alla voce narrante dell’adolescente Domenica, detta Mimì, sorella di Tommaso, sette anni, morto schiacciato da un’auto. Il nonno, Annibale Lo Savio, trova il cadavere e lo porta in un convento. Tommaso, così, riappare, torna in vita già il giorno dopo, diverso in modo quasi impercettibile.

Sarebbe stato esattamente uguale a prima, non fosse per una piccola incurvatura della fronte, la parte di destra e quella di sinistra dell’osso frontale convergevano leggermente al centro.

La prosa è lirica, lo sguardo che si posa sulle pagine è carico di innocenza e di malizia al tempo stesso. Verità e menzogna, probabilmente, vanno a braccetto, anche se Mimì ci tiene a rassicurare sulla sincerità di quello che sostiene. E quel che dice sa essere incantevole e straziante, e diventare senza tempo.

L’immenso senso di colpa

La sorella di Tommaso ricostruisce la vicenda in preda a un immenso senso di colpa (e con un segreto nel cuore, e facendo i conti con la solitudine), e si sa che in letteratura il senso di colpa è un motore potentissimo, l’affidabile combustibile di emozioni (nel senso più nobile del termine) che, mescolato alla curiosità e al dubbio, al desiderio di fare e di farsi sempre domande, dà vita a un meccanismo di grande tensione narrativa. Il ritorno alla vita del bimbo è visto da quasi tutti con prudenza, quando non con sospetto e preoccupazione. E la vita chiede qualcosa o, meglio, qualcuno in cambio. Un debutto di classe, che mette in scena con abilità individui e luoghi, bugie e silenzi, idee e passioni.

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