Giappone, Indonesia, Corea del Sud, Taiwan ma anche Spagna e, da pochi giorni, Portogallo. La lista dei Paesi del mondo che hanno introdotto il congedo mestruale si allunga lentamente e se ne parla sempre di più anche in Europa. Se la Spagna ha fatto da apripista in Europa nel 2023 con un permesso retribuito per chi soffre di dolori invalidanti legati al ciclo mestruale (tre giorni di stop, su richiesta del medico), ora è il turno del Portogallo.

Il parlamento portoghese ha approvato una legge che riconosce a chi soffre di endometriosi e adenomiosi la possibilità di assentarsi dal lavoro o dalla scuola fino a tre giorni al mese, senza alcuna penalizzazione economica.

congedo mestruale dopo il portogallo quando arriverà in italiapinterest

Foto di szm 4 su Unsplash

La nuova legge sul congedo mestruale in Portogallo

La nuova legge portoghese si basa sulle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla gestione del dolore mestruale e delle patologie ginecologiche croniche. Come nel caso della Spagna, non è stato tanto riconosciuto il dolore che può caratterizzare comunemente il ciclo mestruale, quanto alcune specifiche patologie ginecologiche invalidanti come l’endometriosi e l’adenomiosi equiparandole ad altri casi di disabilità funzionale temporanea.

In Portogallo non sarà necessario un certificato medico per ogni singola assenza, ma sarà sufficiente una diagnosi clinica di una delle patologie. Automaticamente si avrà accesso a tre giorni di congedo al mese a parità di retribuzione o a tre giorni di assenza giustificata da scuola. La legge, inoltre, pone la salute mestruale come questione di interesse pubblico, si impegna perché il sistema sanitario nazionale garantisca accesso a diagnosi e terapie, prevede il rimborso per i farmaci prescritti e, per chi ne ha l’indicazione, la possibilità di congelare gli ovociti.

Il congedo mestruale in Italia

Secondo la ricerca di WeWorld-Ipsos EnCiclopedia. Le cose che dovresti sapere sulla giustizia mestruale, il 32% delle donne italiane intervistate prova dolore durante ogni ciclo. Si parla, inoltre, di una media di 5,6 giorni di lavoro all’anno persi proprio a causa delle mestruazioni. Eppure in Italia al momento non esiste una legge sul congedo mestruale, nemmeno in caso di patologie invalidanti come l’endometriosi. Solo alcune aziende e scuole si sono organizzate in autonomia mantenendo vivo il dibattito.

Nel 2016, era stato presentato un disegno di legge sul tema che prevedeva tre giorni al mese di congedo mestruale in caso di mestruazioni dolorose certificate da medico specialista. Poi, nel 2023, il congedo mestruale è stato inserito di nuovo in un disegno di legge presentato da Alleanza Verdi e Sinistra in tre articoli: il primo prevedeva la possibilità di assentarsi da scuola per un massimo di due giorni al mese con certificato medico da presentare all’inizio dell’anno; il secondo articolo introduceva due giorni al mese di congedo lavorativo retribuito sempre previa certificazione medica in caso di dolore mestruale; il terzo riguardava l’accesso alla contraccezione gratuita in farmacia con la ricetta. La proposta, tuttavia, non ha avuto seguito e ad oggi chi soffre di dolori mestruali invalidanti ogni mese non può usufruire di un congedo apposito. Eppure gli studi dicono che lavorare mentre si sta male riduce la produttività anche per giorni: “È come pretendere che qualcuno con 40 di febbre svolga le proprie mansioni come se nulla fosse”, ha spiegato Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics di Unitelma Sapienza che, per la ricerca di WeWorld-Ipsos, ha dimostrato la piena sostenibilità economica dell’istituzione di un congedo mestruale in Italia, “Il dolore ignorato ha un costo. Non solo personale, ma anche collettivo. Sia umano che economico”. “Il congedo mestruale”, ha concluso Rinaldi, “è il minimo che possiamo aspettarci da uno Stato che sia veramente interessato a temi di Giustizia sociale”.

Leggi anche