«La mamma, Dot, se ne è andata in realtà qualche mese fa, ma mi sono sentita pronta a parlarne al pubblico solo ora perché ho dovuto prima sbollire le sensazioni furiose con cui reagisco sempre alla morte». Sharon Stone non cerca conforto né assoluzione. La morte della madre non rappresenta solo un lutto, ma anche il compimento di un rapporto complesso, segnato soprattutto dal dolore. «Un po’ dalla rabbia, ma un po’ (…) anche dal pensare “in ogni caso, ca**o, non avevo bisogno di te”!».
«Mi fai venire voglia di suicidarmi»
Dot, la madre, non era tenera: «Era divertente, ma mi diceva cose terribili. Dot imprecava come uno scaricatore di porto» racconta al Corriere della Sera. Negli ultimi giorni di vita, delirava: «Mi avrà detto “Ti prendo a calci nella f…” probabilmente 40 volte». E l’ultima frase prima di morire? «Parli troppo, mi fai venire voglia di suicidarmi». Stone ride, ma è una risata amara.
Il nonno orco
Dietro l’ironia, c’è una storia di abusi che ha attraversato generazioni. Nel suo libro di memorie, “Il bello di vivere due volte”, l’attrice ha raccontato gli orrori vissuti da sua madre e da lei stessa. «Nel mio libro ho raccontato gli abusi subiti da mio nonno, ma quando spezzi la catena familiare pensano che tu sia pazza». Il nonno materno era un pedofilo violento. «Certo, e di tutte le sue sorelle. Per questo motivo (ndr: la madre) è stata allontanata da casa quando aveva solo nove anni». L’intervento dei servizi sociali fu inevitabile: «Durante una lezione di ginnastica, le uscì del sangue da dietro la divisa… la schiena era ricoperta di cicatrici e sangue».
Stone racconta di essersi salvata per poco: «Mi sono allontanata da lui intorno ai cinque o sei anni, prima che le molestie sessuali nei miei confronti diventassero più pressanti. Ero una ragazzina molto intelligente. Me la sono cavata con abusi molto più leggeri rispetto a quelli subiti dalle altre».
«In America i disabili non hanno alcun valore»
L’attrice osserva con inquietudine il presente. Non parla da star del cinema, ma da madre, da cittadina, da sopravvissuta. Le sue parole sulla politica attuale non sono moderate: sono un’accusa netta contro un sistema che, a suo dire, sta cancellando il valore della fragilità: «La nostra attuale amministrazione considera qualsiasi disabilità una vergogna da sopprimere», afferma con tono tagliente. Per lei, il clima politico è diventato ostile verso chiunque non rientri nei canoni della perfezione. «Ai giorni nostri in America ci si sta muovendo verso una società in cui la disabilità sembra dover sparire. Tutto d’un tratto, i disabili non hanno alcun valore».
Parla con orgoglio di suo figlio Roan, dislessico, che gestisce tre società, e di suo fratello Patrick, anch’egli dislessico, deceduto nel 2023, ma capace di diventare un «brillante» mastro falegname. «Molti architetti e scienziati sono dislessici», sottolinea, denunciando il rischio che gli Stati Uniti perdano menti brillanti a causa di politiche escludenti: «Si prevede addirittura il licenziamento dei disabili occupati in ambito scientifico. E indovini un po’? La Francia si prende tutti i nostri scienziati».
L’ictus e l’abbandono sociale
La sua rabbia è anche quella di una donna che ha vissuto sulla propria pelle l’abbandono sociale. Nel 2001, a 43 anni, Sharon fu colpita da un ictus devastante. «Ho avuto sanguinamenti cerebrali per nove giorni», racconta.
I medici le diedero solo l’1% di possibilità di sopravvivere. Eppure ce l’ha fatta. Ha dovuto reimparare tutto: a camminare, a parlare, a leggere. Ma il mondo del lavoro non l’ha aspettata. «A quei tempi, come donna, se ti succedeva qualcosa, eri finita. Era come aver fatto qualcosa di brutto o di sbagliato».
La sua carriera si è fermata bruscamente. «Pur volendo ritornare a lavorare, mi veniva detto: “Certo, puoi fare quattro episodi di Law and Order”, e niente più». Ha vissuto mesi di silenzio professionale, come se la malattia fosse una colpa da espiare. «Ho fatto tutto quello che mi è stato consentito per espiare la malattia».
Sharon Stone non resta in silenzio, anzi: dà libero sfogo alla sua voce; una voce segnata da esperienze estreme e da una resilienza fuori dal comune.
Ultimo aggiornamento: sabato 6 settembre 2025, 12:51
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