di
Luigi Ippolito

Nel Regno Unito gli associati medici (physician associate) dovrebbero supportare il personale sanitario qualificato. Ma non è sempre così. Con esiti anche fatali per i pazienti. Il racconto del corrispondente del Corriere

Quasi dottori, ma anche no. Sono i physician associate (associati medici), le figure ibride impiegate su larga scala dal Sistema sanitario britannico per far fronte alla carenza di dottori veri: con esiti, purtroppo, fatali. Sono almeno sei i casi di pazienti morti, negli ultimi anni, a causa delle diagnosi sbagliate formulate da associati medici: anche perché le vittime di questo sistema perverso credevano di essere state visitate da un dottore a pieno titolo.

Diagnosi sbagliate

Anche a me è capitato di incontrarne uno, perché in Inghilterra non c’è il medico di famiglia e ci si trova davanti ogni volta un dottore diverso: nel mio caso, quando ero andato al mio centro medico locale, mi sono imbattuto in un physician associate, un ragazzotto che non sapeva che pesci pigliare. Mi è andata bene, perché non mi fidavo: ma non è stato così per Emily Chesterton, 30 anni, che per due volte si era presentata in ambulatorio a Londra lamentando dolori a una gamba e mancanza di fiato. Un vero dottore avrebbe sospettato un embolo, ma l’associato medico che l’ha visitata le ha detto che era ansia e l’ha mandata a casa: Emily è morta.
Stessa sorte per Ben Peters, 25 anni, che era andato al Pronto soccorso di Manchester accusando dolori al petto: un physician associate ha stabilito che si trattava di una gastrite e di un attacco di panico e lo ha mandato via con due medicine: Ben è morto dopo meno di 24 ore per la rottura dell’aorta. Solo pochi mesi fa una donna con forti dolori addominali è stata diagnosticata con un’emorragia nasale da un associato medico: dopo quattro giorni è deceduta. E si potrebbe continuare.



















































Personale sanitario scarsamente qualificato

Questi physician associate erano stati introdotti nel 2000 e inizialmente dovevano limitarsi ad assistere i medici nei compiti amministrativi: fino a pochi anni fa erano rari, qualche centinaio appena, ma il loro numero è esploso con la pandemia, che ha messo in ginocchio il Sistema sanitario inglese provocando bibliche liste di attesa e ingorghi negli ospedali. La scorciatoia per far fronte a questa situazione è stata quella di espandere agli associati medici, che ora sono circa 3.500 e si programma di portarli a ben 10 mila entro il 2035: fra di loro ci sono addirittura degli «associati anestesisti», autorizzati perfino a prestare servizio in sala operatoria.
Il problema è che queste figure professionali, che spesso soppiantano i dottori nella pratica quotidiana, non hanno fatto i cinque anni minimi della facoltà di Medicina, ma sono laureati in materie scientifiche – tipo biologia o chimica – e hanno poi seguito solo un corso di specializzazione medica di due anni, i cui esami finali sono più semplici di quelli del primo anno della laurea in Medicina. Si tratta dunque di personale sanitario scarsamente qualificato, che seppure non sia autorizzato a prescrivere medicinali può ascoltare la storia medica di un paziente, esaminarlo e poi ordinare ulteriori test: in teoria tutto dovrebbe avvenire sotto la supervisione di un dottore vero, ma in pratica non è così. Soprattutto il pubblico non è informato e uno crede in buona fede di essere stato visitato da un dottore quando in realtà si trattava solo di un «associato».

Le critiche dei medici: a rischio la sicurezza dei pazienti

Nell’ultimo anno la polemica sul ruolo di queste figure è andata montando e lo scorso novembre il governo ha ordinato una revisione: il rapporto di 134 pagine, che è stato presentato a luglio, ha concluso che non c’è «alcuna buona prova» che l’uso degli associati medici sia sicuro ed efficace, mentre «può essere catastrofico» se i pazienti che arrivano in un ambulatorio o al Pronto soccorso vengono visitati da un physician associate invece che da un medico a pieno titolo. Il rapporto non ha raccomandato l’abolizione degli associati medici ma solo la riforma del loro ruolo: una conclusione criticata dalla Associazione Medica britannica come «una risposta inadeguata a uno scandalo di sicurezza dei pazienti».
I dottori veri hanno manifestato le loro preoccupazioni e Tom Dolphin, il presidente della Associazione Medica, ha commentato che il rapporto ha messo a nudo il «disastro in corso» dovuto all’espansione dei physician associate, un «fallimento catastrofico nella leadership del sistema sanitario nazionale che ha messo i pazienti a serio rischio». I medici sono risentiti anche dal fatto che un giovane dottore parte da uno stipendio di circa 3 mila euro netti al mese mentre gli associati medici partono da oltre 3.500, anche se poi hanno una limitata progressione di carriera.

Confusione tra dottori e associati medici

La commissione che ha stilato il rapporto commissionato dal governo ha anche ascoltato i parenti delle vittime: «Erano dell’opinione che la confusione tra il ruolo degli associati medici e quello dei dottori è stato un fattore importante che ha contribuito alla morte dei loro cari. Se avessero saputo che non era stato consultato un dottore, avrebbero reagito diversamente e avrebbero cercato ulteriore assistenza».
Il rapporto ha messo in luce come «a fronte di capacità limitate, i buchi nelle posizioni mediche erano a volte colmati dagli associati, senza tener conto della loro limitata formazione».

5 raccomandazioni

Per ovviare a tutto ciò, sono state formulate cinque raccomandazioni
gli associati dovrebbe essere rinominati «assistenti medici» per riflettere il loro ruolo di mero supporto; 
non dovrebbero visitare pazienti in prima battuta a meno che non si tratti di malanni minori; 
dovrebbero avere almeno due anni di esperienza ospedaliera prima di poter lavorare in un ambulatorio medico; 
dovrebbero essere parte di un team guidato da un dottore esperto
dovrebbero indossare badge e uniformi che li distinguano chiaramente dai dottori veri.
Il governo ha accettato le raccomandazioni: per il ministro della Sanità, Wes Streeting, i pazienti «potranno essere fiduciosi che quelli che li trattano sono qualificati a farlo. Gli assistenti medici, come saranno chiamati da adesso, continueranno a svolgere un ruolo importante nel sistema sanitario nazionale: dovrebbero assistere i dottori ma non dovrebbero mai essere usati per rimpiazzarli».
Ma a scanso di equivoci, la prossima volta che vi trovate a Londra e dovete farvi visitare, date un’occhiata al badge di chi vi sta di fronte: non si sa mai.

La crisi del Servizio sanitario inglese

Sono 7 milioni e 400 mila i pazienti in lista d’attesa nell’Nhs (National Health Service, il Sistema sanitario nazionale inglese): un miglioramento lieve rispetto al picco di 2 anni fa (7 milioni e 700 mila), comunque una cifra enorme.
Il 40% di chi arriva al Pronto Soccorso aspetta più di 4 ore prima di essere visitato (3 anni fa, in coda alla pandemia, la percentuale superava il 50%). Il numero di pazienti che deve aspettare più di 12 ore per essere ricoverato, dopo che è stata presa una decisione in tal senso, è andato crescendo, così come durante e dopo la pandemia hanno continuato ad allungarsi le liste d’attesa per gli esami, dalle endoscopie alle radiografie alle risonanze magnetiche.
Da anni, inoltre, non viene raggiunto l’obiettivo di due mesi al massimo per iniziare un trattamento oncologico. Disfunzioni che spiegano il ricorso massiccio, nella sanità inglese, agli associati medici, al posto dei dottori veri.

6 settembre 2025