Questa foto non è la l’immagine scattata da Samar con cui ha vinto il World Press Photo of the Year 2025. Ma assieme a quello scatto vincitore e ormai famoso del bimbo senza braccia arrivato a Doha per essere curato, intitolato Mahmoud Ajjour, Aged Nine, anche la foto del terrore che arriva dal cielo sarà a Palau fra le 50 immagini in mostra dall’8 settembre al 12 ottobre, ricostruendo cronologicamente il lavoro della fotografa tra Gaza e i giorni di Doha lungo tre filoni tematici, dolorosamente spaccati dalla cesura temporale del 7 ottobre 2023. La quotidianità di Gaza City prima del conflitto, con i suoi riti sociali, le spiagge, il tempo libero e i luoghi vivi e affollati di palestinesi si contrappone al racconto del dramma del conflitto, la perdita della normalità, la tragedia di morte e distruzione della comunità palestinese. La terza sezione (tratta dal servizio pubblicato dal New York Times, nel novembre 2024 con il titolo Out of Gaza), racconta in modo diretto e drammatico delle conseguenze della guerra, ritraendo persone gravemente ferite a Gaza che, pur con gravi danni permanenti e invalidanti mutilazioni, sono riuscite a raggiungere il Qatar e a ricevere cure mediche per sopravvivere.
Samar Abu Elouf è in arrivo in Italia da Doha dove vive in un esilio forzato. «Vivo costantemente tra l’attesa e l’ansia, aspettando solo di tornare, anche se Gaza è ridotta in macerie, per ricongiungermi con la mia famiglia».
In che modo ha selezionato le immagini che racconteranno con il suo sguardo intimo, profondo e radicale, uno dei drammi più catastrofici del secolo.
«Ho scelto le foto basandomi sulle difficoltà che Gaza sta attraversando e sulle persone che vivono lì e che amano la vita. Prima della guerra conducevano una vita semplice, nonostante il blocco e le ripetute guerre che li circondavano costantemente, e nonostante i rumori dei bombardamenti che hanno vissuto, avevano ancora le loro vite, i loro momenti di gioia e la loro sfida a tutte le dure condizioni. Durante la guerra, le immagini riflettono i loro tentativi di sopravvivenza, nonostante avessero perso le loro famiglie, le loro case e tutto ciò che avevano. Eppure, ogni volta, la loro decisione di sopravvivere era guidata dal loro amore per la vita. Dopo la guerra, le foto ritraggono proprio queste persone che hanno vissuto tutte quelle fasi, portando i segni della guerra sui loro corpi e sulle loro anime, segni che rimarranno con loro per tutta la vita. È una lotta per la sopravvivenza e una testimonianza dell’amore per Gaza».