«La drammatica situazione verificatasi a Trevignano e Montebelluna, dove la pensione dei medici Massimo Minni e Roberto Sartor ha lasciato tremila pazienti senza assistenza, è solo l’ultimo e più eclatante episodio di un’emergenza sanitaria che denuncio da anni». Lo ha detto Andrea Zanoni, consigliere regionale per Alleanza Verdi Sinistra a Palazzo Ferro Fini con riferimento ai disagi incontrati dai cittadini per il cambiamento del medico di famiglia.
«Da anni – afferma Zanoni – in consiglio regionale mi batto per la difesa della sanità pubblica, con una particolare attenzione al tema della carenza dei medici di famiglia, una battaglia che porto avanti con interrogazioni alla Giunta Zaia. Ricordo bene i recenti casi dei medici andati in pensione a Canizzano, Sant’Andrea oltre il Muson e Castagnole di Paese, che hanno creato enormi disagi. Oggi, la situazione non cambia e continua a peggiorare con circa 700.000 veneti privi di un medico curante. I racconti arrivati da Trevignano e Montebelluna e le immagini dei servizi televisivi dell’emittente locale Antenna Tre Nordest sono raccapriccianti: cittadini anche ulta ottantenni, persone in carrozzina, madri con bambini costretti a file interminabili, a passare la notte in macchina e a un’attesa di oltre 5 ore agli sportelli per potersi iscrivere a un nuovo medico. Si tratta di una vera e propria gestione del caos, con il sistema Spid andato in tilt e i cittadini abbandonati a sé stessi. In un paese civile, la risposta a un bisogno così primario non possono essere la frustrazione e le liti tra le persone stressate da ore di fila fatte in piedi, come purtroppo è accaduto».
«L’intera sanità veneta sta collassando -prosegue l’esponente politico – e la Giunta Zaia, anziché agire preferisce nascondersi dietro risposte evasive e atteggiamenti arroganti. L’assenza di medici di famiglia crea un imbuto che porta inevitabilmente al collasso dei pronto soccorso, dove i pazienti, costretti ad andare per un’assistenza di base, devono affrontare attese anche di 10 ore. Le nostre proposte come Avs sono chiare e concrete: è necessario incentivare i giovani medici a rimanere nel pubblico, offrendo migliori retribuzioni e agevolazioni, oltre al supporto di personale come gli infermieri, per ridurre il carico di lavoro. Non possiamo permetterci che i nostri professionisti, dopo anni di formazione, decidano di migrare verso il privato perché caricati anche da più di 1800 pazienti. Se la politica del centrodestra non cambia, il Veneto sarà presto una regione dove il diritto alla salute sarà solo un lontano ricordo. Per fortuna i veneti con le elezioni regionali tra poco avranno la possibilità di un’alternativa a questa destra che in questi anni ha fatto cavalcare in avanti solo la sanità privata a pagamento».