di
Federico Fumagalli

La giornalista e ora imprenditrice della moda ricorda lo stilista, che conosceva e seguiva: «Era un uomo straordinariamente gentile, un genio. Con mio marito Giorgio Gori si stimavano reciprocamente»

C’è chi mira alla vita ( quasi) eterna. E chi ha sempre perseguito la bellezza che non muore mai. Ben oltre i 150 anni da passare su questo mondo profetizzati da Putin e Xi, Giorgio Armani ha scelto di percorrere la seconda via. Lo ricorda Cristina Parodi, che nel suo passato da cronista (anche) di moda ha tante volte avuto a che fare con il grande stilista appena scomparso: «Ricordo quella volta in cui, durante un’intervista, Armani ammise quanto amasse circondarsi di bellezza. Credo che questo pensiero rappresenti un po’ la sintesi del suo lavoro e dell’eredità che ci lascia. Giorgio Armani era diverso da ogni altro, ha cambiato i codici dell’eleganza e della moda».

Come ricorda Giorgio Armani?



















































«L’ho seguito in tante sfilate. In una occasione gli domandai come facesse a essere così bello. Al di là della bravura immensa, quest’uomo non più giovanissimo manteneva una bellezza perfetta, non appariscente ma davvero notevole».

«Si schermì un poco. Non si aspettava una domanda del genere, un po’ personale. Ma, ovvio, gli fece piacere».

Qualcuno parla della eccezionalità di Armani, anche a livello personale.

«L’ho conosciuto e non posso far altro che confermare. Giorgio Armani era un uomo straordinariamente gentile. Non è da tutti in questo mondo dove, quando si ha successo, la tendenza è andare sopra le righe. Non è mai facile lavorare al fianco di persone geniali. Sono spesso isteriche, difficili. Invece di Armani, un genio, nessuno ha mai detto qualcosa di negativo. Era piacevolissimo, speciale».

La premier Giorgia Meloni, sul «Corriere» di ieri ha ricordato del suo giuramento al Quirinale in tailleur Armani. Anche lei può dire altrettanto, per un momento cruciale della sua carriera?

«Era il 1996. La prima puntata di “Verissimo”, la trasmissione di Canale 5 che ho condotto per dieci anni e porto nel cuore, l’ho fatta con un tailleur rosso di Armani. Mi è sempre piaciuto, in qualsiasi momento importante della mia carriera, indossare abiti dai colori forti, capaci di darmi energia. Ad esempio, il mio debutto in diretta al TG5 è stato con una giacca gialla di Max Mara».

Torniamo al suo rosso Armani.

«Era splendido, un suo classico. Con le belle spalle e il pantalone largo. Pensi che l’ho ancora in armadio. Questo per dire come gli abiti di Armani siano eterni. Quando l’eleganza è davvero eleganza, questi vestiti non li abbandoni. Li metti e li rimetti, ma restano attuali».

Nella sua seconda vita professionale, insieme a Daniela Palazzi ha fondato il brand Crida. Gli anni in cui ha raccontato la moda sono d’ispirazione?

«Siamo ancora una piccola azienda. Durante la prossima Settimana della moda a Milano, presenteremo la nuova collezione di Crida. Se esiste però un faro che ci guida, quello è Giorgio Armani. Il mantra che io e Daniela ci ripetiamo è realizzare abiti che siano eleganti, sempre. E non soltanto per una singola stagione. In questa, ad esempio, va di moda il giallo acido».

Anche suo marito Giorgio Gori ha omaggiato sui social il grande stilista. Armani ha segnato profondamente pure l’eleganza maschile.
«Mio marito non è particolarmente modaiolo. Ma ama molto il blu, che di Armani è un colore simbolo. Si sono reciprocamente stimati. E quando si incontravano erano entrambi, rigorosamente, vestiti in total blu (ride, ndr)».


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7 settembre 2025