Arriva sul red carpet del Festival di Venezia Nino D’Angelo accompagnato da suo figlio Toni, regista del documentario Nino. 18 giorni che ieri è stato accolto con una standing ovation quando è stato presentato Fuori Concorso. Oggi è meno emozionato ma sempre pimpante e pieno di allegria. Si pensa che Napoli sia rappresentata solo con lui in questa cerimonia di premiazione dell’82 edizione della Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, invece, non è così.
A seguirlo c’è Gianfranco Rosi, regista di Sotto le nuvole, il documentario in concorso ufficiale girato in una Napoli in bianco e nero proprio per cancellare ogni stereotipo.
Poco dopo arriva Toni Servillo mano nella mano a sua moglie. Si stacca da lei solo per una foto con il regista Jim Jarmusch anche lui in gara con Father Mother Sister Brother in cui spicca Cate Blanchett.
Il dado è tratto sono tra i vincitori di Venezia 82, un’edizione che sarà ricordata per essere stata tra quella più glamour per la parata di stella che sono arrivate a Lido da prima della pandemia, ma soprattutto per l’alta qualità dei film che ha meglio saputo coniugare cinema d’autore e mainstream.
Soprattutto questa è l’edizione con cui sarà ricordata come grido per la Palestina libera non solo per gli appelli, ringraziamenti che menzionano la missione Flotilla, le petizioni e le manifestazioni ma per quei 24 minuti di applausi che si è tradotto nel Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria per il magnifico e struggente The Voice of Hind Rajab della regista tunisina Kaouther Ben Hania che ripercorre la tragica vicenda della bambina palestinese di 6 anni uccisa dall’esercito israeliano a gennaio 2024 mentre era intrappolata in auto insieme ai familiari, nel tentativo di chiamare i soccorsi. In “The Voice of Hind Rajab” si sente la voce originale delle telefonate della piccola agli operatori della Mezza Luna Rossa palestinese, che purtroppo non sono riusciti a salvarla.
Una scelta non priva di dissenso e malcontento visto che era dato per tutti come vincitore al posto di Jarmusch con il suo racconto di relazioni familiari tra ironia, malinconia e dialoghi taglienti in Father Mother Sister Brother.
Napoli trionfa
A Venezia 82 dove buon cinema, emozioni, attualità e cronaca che irrompono anche loro in passerella Napoli trionfa con Toni Servillo e Gianfranco Rosi.
Servillo dopo aver vinto il premio Pasinetti per La Grazia di Paolo Sorrentino, conquista anche la Coppa Volpi come miglior attore. La collaborazione con il regista premio Oscar continua a portare fortuna a entrambi: “Sono felice ed emozionato e ringrazio Paolo Sorrentino: riderai per questo, ma ho cercato di servirti nei limiti delle mie capacità. A nome di un sentimento, che tutto il cinema prova, voglio esprimere la mia ammirazione per chi ha deciso di mettersi in mare e raggiungere la Palestina e portare un segno di umanità. In una terra in cui ogni giorno la dignità umana è vilipesa”.
A cerimonia di premiazione conclusa, durante la conferenza stampa dedicata ai vincitori Toni Servillo commenta: “Non so cosa chiederei io a un Presidente della Repubblica, ma so cosa il Presidente immaginato da Paolo Sorrentino chiede al pubblico attraverso questo film: di restare umani. È significativo che il protagonista de La Grazia sia un politico: abbiamo bisogno di una politica che non dimentichi l’umanità, ora più che mai”.
Dopo i sette minuti di applausi per SOTTO LE NUVOLE e aver fatto esultare la stampa internazionale come Variety che ha definito il documentario ‘Lirico ritratto del Vesuvio pieno di vita e contrasti’ la poesia in immagini di Rosi si porta a casa il premio speciale della Giuria.
“Il bianco e nero è stata una delle prime certezze che ho avuto. Non c’era nemmeno una sceneggiatura, un soggetto, nulla. C’era un’idea iniziale vaga: siamo partiti in un’avventura alla ricerca di incontri, persone, storie, ma era davvero un’avventura. Insomma, non c’era ancora un piano preciso, ma l’idea del bianco e nero c’era già, fin dall’inizio. Volevo allontanare l’immaginario di Napoli dal sole e dal colore, che sono diventati quasi uno stereotipo capace di intrappolare la città” ha spiegato il regista che ha vissuto a Napoli per tre anni per entrare nello spirito della città e per saperla raccontare in modo vero. Già vincitore di un leone d’oro anni fa ed è anche stato candidato agli Oscar, Gianfranco Rosi si conferma tra i migliori documentaristi, con film raffinati studi etnografici del nostro pianeta realizzati da una specie aliena.