Qualche giorno fa ho aperto sul pc il sito della casa editrice Feltrinelli per acquistare on line, come mi capita spesso di fare, alcuni libri e cd. La mia attenzione è stata catturata da un libro dal titolo curioso e accattivante, I ragazzi di sessant’anni di Romolo Bugaro. Conquistato dalla dicitura posta sulla copertina («un romanzo raro, comico e malinconico, di cui ci si può innamorare come di una persona») ho proceduto all’acquisto e, una volta entrato in possesso del libro, ne ho divorato con avidità le 135 pagine.
Ho così scoperto un romanzo davvero prezioso che tratta con grande delicatezza, con disarmante sincerità, a volte con ironia, sempre con profonda malinconia, le paure, i disagi, i rimpianti, le incertezze, la disperata battaglia per sentirsi e mantenersi giovani nonostante lo scorrere implacabile degli anni, di chi si ostina a cullarsi nell’illusione di poter vivere all’infinito la propria età interiore, di molti anni inferiore a quella reale, fingendo di non accorgersi della presenza, sempre più incombente, della morte.
Il protagonista del romanzo, suddiviso in 14 racconti o episodi che segnano, in qualche modo, la progressione nel tempo degli avvenimenti descritti, è un professionista sessantenne, con moglie e due figli, un buon lavoro, pochi amici e molti ricordi. Il suo nome è quello del titolo, I ragazzi di sessant’anni appunto.
Grazie a questo originale espediente narrativo, all’utilizzo del plurale al posto del singolare, Bugaro rende esplicito il riferimento a un’intera generazione e ci consente di ritrovarci e riconoscerci, con grande facilità e a volte come guardandoci allo specchio, nei singoli specifici episodi che racconta e che acquistano così un carattere universale. Lo stesso Bugaro dice del protagonista del suo libro: «È un personaggio-generazione, un personaggio-moltitudine che risponde alla mia stanchezza verso una scrittura sempre centrata sul singolo […] Questo non è un personaggio che parla solo di se stesso, ma è rappresentativo di tanti».
Possiamo così seguire I ragazzi di sessant’anni mentre passeggiano oziosi e pensierosi, dopo il lavoro, per le vie della città, «diretti in nessun posto», perduti nei propri pensieri e nei propri ricordi; quando incontrano in ufficio un quarantenne intimidito e intimorito nei confronti del quale sono spinti a riaffermare la propria superiorità professionale; alle prese con un vicino di casa ottantenne particolarmente e insopportabilmente iperattivo e petulante; mentre riportano alla mente i dolorosi ricordi di un travolgente primo amore fatto di «tensioni e paure e litigi e bracci di ferro» eppure mai del tutto dimenticato; quando si scoprono turbati dal nuovo inquilino del piano di sotto che con la sua rumorosa vitalità li costringe a confrontarsi con sentimenti contrastanti, con un perbenismo e un’insofferenza in cui non si riconoscono.
E I ragazzi di sessant’anni si ritrovano a interessarsi di una quattordicenne amica della figlia, immaginandone il futuro con sconforto, preoccupazione e, al contempo, con empatica partecipazione; a seguire in maniera defilata, incapaci di ritagliarsi un ruolo attivo e definito, le vicissitudini lavorative della moglie cinquantenne che si è lanciata in una nuova iniziativa imprenditoriale; ad assistere imperturbabili alla caduta professionale di un agiato e stimato professionista a causa di un investimento azzardato e di una vita condotta sopra le righe.
I ragazzi di sessant’anni si scoprono a fare i conti, loro malgrado, con il pensiero, sempre più presente, della morte, che «è semplicemente un’idea alla quale si stanno abituando, un pensiero ricorrente che perde ogni giorno qualche particella di materia, e così, rimpicciolendo a poco a poco, entra nell’orizzonte riconoscibile delle cose. Non è né vicina né lontana. Diciamo che ha aperto la porta, è entrata nella stanza e se ne sta lì. In fondo, in penombra, talmente immobile e silenziosa che uno potrebbe anche dimenticarsi di lei».
E si ritrovano infine alle prese con un’improvvisa malattia che in un attimo scardina tutte le certezze faticosamente costruite e mantenute e li fa ripensare a un libro letto qualche tempo prima e che diceva: «Davanti alla morte […] siamo tutti sospesi fra terrore e vaffanculo. Certi provano a prepararsi, meditare, ipocrisie che non servono a niente».
Come si sarà capito il libro di Bugaro tratta temi esistenziali, mette in luce le debolezze di un’intera generazione, ci invita a riflettere su comportamenti privi di senso, su abitudini inutili, sulla ricerca di un benessere spesso fittizio, sulla precarietà dei ruoli che interpretiamo ormai senza convinzione, sul senso e sul significato delle nostre nostalgie e dei nostri ricordi, sul tempo sempre più breve che ci rimane da vivere.
Bugaro, nato nel 1961 a Padova, dove svolge la professione di avvocato, già due volte finalista al Premio Campiello (con La buona e brava gente della nazione nel 1998 e con Il labirinto delle passioni perdute nel 2007) è uno scrittore raffinato e sensibile, profondamente radicato nell’ambiente del Nordest italiano del quale sa cogliere i profondi mutamenti sociali degli ultimi decenni e i drammi umani, le contraddizioni, le folgoranti ascese e le dolorose cadute dei suoi abitanti, alla costante e incessante ricerca di una prosperità economica che finisce con l’inaridirne i sentimenti.
L’autore è molto abile nel definire il carattere e i pensieri dei suoi personaggi con brevi tratti essenziali ed efficaci e con il ricorso a dialoghi sempre diretti e credibili, mai artificiosi. In particolare, in questo suo ultimo libro, I ragazzi di sessant’anni, riesce a trattare argomenti profondi e delicati con una leggerezza che non scade mai nella superficialità, descrive e indaga gli stati d’animo di una generazione colta in un’età difficile e complicata con grande e acuta partecipazione e ci induce a riflettere su di noi, sui nostri pensieri, sui nostri comportamenti, sul valore e sul senso del nostro passato e dei nostri ricordi, sulla nostra capacità di adattarci al presente e di prepararci al breve futuro che ci aspetta. Come ho scritto all’inizio, I ragazzi di sessant’anni è un libro davvero prezioso.
GianLuigi Bozzi
Romolo Bugaro
I ragazzi di sessant’anni
Edizioni Einaudi, 2023
Collana I coralli
Pagg. 135
Euro 16,00
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