ANCONA – Terza tappa del percorso di confronti tra i candidati al governo della Regione Marche. Il tema: sanità. Delicato. Spinoso. «Vorrei sentire quale sarà l’impegno nei riguardi dell’istituzione pubblica che deve garantire il futuro al mondo sanitario. Il resto sono rischiose scorciatoie», le parole del prof Mauro Silvestrini preside della Facoltà di Medicina.
Il dibattito
«Rischiose scorciatoie» ovvero le aperture alla formazione universitaria di tipo privata. Leggasi Link University. Tema che ha tenuto banco durante il confronto di ieri organizzato da Anaao Assomed Marche e Nursind.
Per Acquaroli la colpa è della «mancata programmazione che ha lasciato un buco di mercato, la carenza di alcune professionalità ha portato al fenomeno dei gettonisti. La mancanza di medici ha determinato l’arrivo delle università private». Su cui Ricci nutre forti dubbi: «Siamo sicuri che da lì nascano nuove professionalità? Secondo me, no».
Sulla sanità privata il leader della coalizione di centrosinistra ha una posizione netta: «Deve essere integrativa, non sostitutiva. Non è possibile che oggi possa curarsi solo chi ha i soldi». Criticità figlia della carenza di figure sanitarie: fotografia di un’evidenza nota a tutti i candidati. Ma per Acquaroli è conseguenza di «una mancata programmazione che abbiamo ereditato». Quindi, il primo atto che farà se dovesse essere riconfermato è «una riforma sull’emergenza-urgenza fondata sul principio di equità».
Ricci traccia un bilancio: «Negli ultimi 5 anni la situazione è peggiorata».
La ricetta: «Un nuovo patto per la salute, da fare insieme. Confrontarci con gli operatori sanitari e i sindacati per rivedere quali parti degli atti aziendali non ci convincono». Sui finanziamenti al sistema sanitario: «Almeno arrivare al 7% del Pil».
Lidia Mangani (Pci) punta all’8%. Il suo obiettivo: «Riconquista della sanità pubblica di qualità e accessibile a tutti». La colonna portante: «Eliminare sprechi, spese improprie e cattiva gestione». Beatrice Marinelli (Evoluzione della Rivoluzione) punta alla «riapertura dei 13 ospedali di base chiusi da Ceriscioli, delibera su cui l’attuale giunta non è mai tornata indietro». Ed evidenzia: «Le coperture ci sono; i medici ci sono, ma se li andiamo ad impiegare e collocare nelle palazzine di nuova o imminente costruzione disperdiamo la forza». Claudio Bolletta (Democrazia Popolare e Sovrana) è lapidario: «Nazionalizzare la sanità e sburocratizzare l’intero sistema». Per Francesco Gerardi (Forza del Popolo) occorre «aumentare gli stipendi del personale medico sanitario e curare i pazienti nei rispettivi territori per ridurre le liste d’attesa».