di Alessia Marasco
Pubblicata il 21 settembre 1992 come singolo di debutto dei Radiohead per il loro album Pablo Honey, “Creep” ha visto la luce quasi per caso su suggerimento dei produttori Sean Slade e Paul Q. Kolderie, diventando in breve un fenomeno globale grazie al contrasto tra la melodia e un testo carico di tensione emotiva. Vediamo allora questo testo, con la traduzione e il suo significato.
Creep
La genesi di “Creep” risale alle prime sessioni di prova dei Radiohead nel 1992, quando la band stava dando forma al proprio sound nelle sale di registrazione di Oxford. Durante uno di quei primi tentativi Jonny Greenwood, stanco dell’andamento lento del brano, inserì di proposito un arpeggio di quattro accordi che oggi è diventato il suo marchio di fabbrica: fu proprio quel sabotaggio volontario a trasformare la struttura originaria, donando al pezzo la tensione prima dell’esplosione del ritornello. Gli altri membri, invece di scartare la variazione, compresero subito che quel contrasto netto tra intimità e potenza era esattamente ciò di cui la canzone aveva bisogno.
Thom Yorke mise su carta le prime bozze del testo mentre era ancora studente all’Università di Exeter, avvolgendo il brano in un alone di malinconia e inadeguatezza che pareva riflettere le sue stesse insicurezze giovanili. Non la considerava un capolavoro, ma piuttosto un esperimento emotivo da plasmare insieme ai compagni di band.
La produzione del singolo venne segnata dall’intervento dei produttori Sean Slade e Paul Q. Kolderie, chiamati a registrare l’album di debutto Pablo Honey. All’inizio entrambi si mostrarono scettici al punto da rifiutare la traccia, ma poi compresero la sua originalità e diedero il via libera al master finale. Un dettaglio legale curioso emerse durante le fasi di mixaggio: la somiglianza con “The Air That I Breathe” degli Hollies obbligò la band a inserire Albert Hammond e Mike Hazelwood fra i coautori, riconoscendo l’ispirazione condivisa nel giro di basso e nella struttura melodica dei versi. Tra gli aneddoti più celebri c’è quello legato all’accoglienza radiofonica: BBC Radio 1 definì “Creep” troppo deprimente e la escluse dalla propria playlist, mentre negli Stati Uniti fu un college di San Francisco a lanciare la canzone in heavy rotation, trasformandola in inno underground. Nel corso degli anni successivi però, la band sviluppò un rapporto di amore-odio con il pezzo. Dopo averlo suonato ogni sera per due anni, Thom Yorke arrivò a rifiutarsi di eseguirlo dal vivo, arrivando a reagire malissimo alle richieste del pubblico in una tappa di Montreal. Solo nel 2009, come headline al Reading Festival e poi durante il tour di A Moon Shaped Pool nel 2016, “Creep” fece il suo atteso ritorno nei set dei Radiohead, tra l’entusiasmo e il sollievo dei fan più accaniti. La canzone “My Iron Lung”, scritta nel 1994 e successivamente pubblicata su The Bends, è dedicata a questo brano come metafora di come Creep faceva sentire Yorke: era un supporto vitale che lo teneva come intrappolato in un polmone d’acciaio.
Il testo e la traduzione
Ecco il testo con la traduzione di fianco di Creep dei Radiohead:
When you were here before – Quando eri qui prima
Couldn’t look you in the eye – non riuscivo a guardarti negli occhi
You’re just like an angel – Sei proprio come un angelo
Your skin makes me cry – la tua pelle mi fa piangere
You float like a feather – fluttui come una piuma
In a beautiful world – in un mondo meraviglioso
And I wish I was special – e vorrei essere speciale
You’re so fuckin’ special – tu sei così dannatamente speciale
But I’m a creep, I’m a weirdo – Ma io sono sgradevole, sono strano
What the hell am I doing here? – Che diavolo ci faccio qui
I don’t belong here – Non appartengo a questo posto
I don’t care if it hurts – Non importa se fa male
I want to have control – voglio avere il controllo
I want a perfect body – voglio un corpo perfetto
I want a perfect soul – voglio un’anima perfetta
I want you to notice – voglio che tu te ne accorga
When I’m not around – quando non ci sono
You’re so fuckin’ special – Sei così dannatamente speciale
I wish I was special – Vorrei tanto essere speciale
But I’m a creep, I’m a weirdo – Ma io sono sgradevole, sono strano
What the hell am I doing here? – Che diavolo ci faccio qui
I don’t belong here – Non appartengo a questo posto
She’s running out the door – Lei sta scappando dalla porta
She’s running out – sta scappando via
She’s run run run run… – sta scappando…
Whatever makes you happy – Qualunque cosa ti renda felice
Whatever you want – qualunque cosa tu voglia
You’re so fuckin’ special – sei così dannatamente speciale
I wish I was special… – Vorrei essere speciale
But I’m a creep, I’m a weirdo – Ma io sono sgradevole, sono strano
What the hell am I doing here? – Che diavolo ci faccio qui
I don’t belong here – Non appartengo a questo pos
I don’t belong here – Non appartengo a questo posto
Il significato di Creep
Quando gli fu chiesto di “Creep” nel 1993, Thom Yorke disse: “Ho un vero problema a essere un uomo negli anni ’90… Qualsiasi uomo con un minimo di sensibilità o coscienza nei confronti del sesso opposto avrebbe un problema. Affermare se stessi in modo maschile senza sembrare di far parte di una band hard-rock è una cosa molto difficile… Questo si riflette nella musica che scriviamo che non è effeminata, ma non è nemmeno brutale nella sua arroganza.” Il chitarrista Jonny Greenwood disse invece che la canzone era in realtà allegra e sul “riconoscere ciò che si è”.
Il significato più generico di Creep si trova in un’intima confessione di disagio esistenziale: il narratore si percepisce come uno sfigato, incapace di competere con figure idealizzate e di sentirsi speciale agli occhi dell’altro. In poche immagini essenziali – l’angelo con la “pelle che fa piangere” e il mondo “bello” in cui l’altro fluttua – emerge con forza il divario tra un’innocente ammirazione e il senso di inadeguatezza che attanaglia chi osserva da lontano. Nel ritornello si percepisce anche il dolore, in cui l’autodefinizione “I’m a creep, I’m a weirdo” diventa catartico. Queste parole non sono un semplice sfogo di rabbia, ma la descrizione di un sé che si sente inevitabilmente estraneo alle proprie emozioni e al contesto sociale, quasi come se il protagonista fosse spettatore di se stesso più che protagonista della propria vita.
Al di là della dimensione personale di Yorke, Creep ha assunto il ruolo di inno per chiunque si sia mai sentito escluso o “strano”. L’eloquenza del testo sta proprio nella sua capacità di trasformare un disagio individuale in sentimento collettivo, crea empatia facendo emergere la solidarietà silenziosa di chi, dietro a ogni weirdo, riconosce un comune bisogno di accettazione e appartenenza.