Presidente Knesset: «Riconoscimento Stato palestinese è regalo ai terroristi»

«Riconoscere lo Stato di Palestina è l’atto di leader deboli: i Chamberlain del nostro tempo. È una ricompensa ad Hamas per le atrocità del 7 ottobre». Lo ha detto al Corriere della Sera Amir Ohana, presidente della Knesset, aggiungendo che «lo Stato di Israele è determinato a non porre fine a questa guerra finché tutti i nostri ostaggi non saranno restituiti e le capacità militari e di governo di Hamas non saranno smantellate. Per raggiungere questi obiettivi, è necessaria una pressione militare». Il Movimento islamico di resistenza, aggiunge, «non è stato ancora sconfitto del tutto. Israele ha lasciato Gaza nel 2005. All’epoca, ci fu detto che porre fine alla cosiddetta `occupazione´ di Gaza avrebbe ridotto l’odio e portato la pace. Invece, abbiamo ottenuto il 7 ottobre. Se dobbiamo vivere di spada, è meglio che resti nella nostra mano che nella nostra gola». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di alcune nazioni, Ohana afferma che «non sorprende che Hamas li abbia elogiati. Se questa iniziativa andrà avanti, manderà un messaggio non solo ad Hamas, ma a tutti i terroristi: è così che si fa. Ciò di cui il mondo ha bisogno ora sono i Churchill. Siamo fortunati che la potenza più importante sia guidata da Trump e che l’unica democrazia in Medio Oriente, lo Stato ebraico, sia guidata da Netanyahu». Parlando di quanto dichiarato dal ministro Ben Gvir, che ha detto che gli attivisti della Flotilla saranno trattati come terroristi, il presidente della Knesset aggiunge che «qualsiasi flottiglia il cui scopo sia minare la capacità di Israele di controllare cosa e chi entra a Gaza – data la minaccia esistenziale che Hamas rappresentava prima e dopo il 7 ottobre – sta commettendo un atto di terrorismo. Non c’è da stupirsi che Hamas li consideri dei partner. Ce ne sono stati simili in passato, tutte gestite professionalmente dalle nostre forze armate». Riguardo l’idea di Trump di fare di Gaza una meta per il turismo di lusso, Ohana commenta che «è la prima volta che sentiamo da un leader occidentale un’idea fuori dagli schemi, con un potenziale per interrompere la spirale di violenza». E sul fatto se sia giusto obbligare i palestinesi a lasciare le loro case, risponde che «stiamo parlando di migrazione volontaria. E la soluzione `due popoli due Stati´, dopo gli orrori del 7 ottobre, anche i pochi che la sostenevano hanno smesso di appoggiarla. Ora capiscono che premierebbe il terrorismo e ridurrebbe le possibilità di pace». Ohana conclude giudicando «ottimi» i rapporti con l’Italia: «Tajani mi ha detto qualcosa che ho apprezzato: l’Italia non riconoscerà uno stato palestinese prima che lo faccia Israele».