di
Marta Serafini

In seguito al vertice in Alaska tra Putin e Trump, il numero di attacchi russi è cresciuto bruscamente. L’allarme dell’ex generale dell’intelligence ucraina: «Tra 2-3 mesi Mosca potrebbe sganciare fino a 1.200 droni al giorno»

Tutto come prima. Peggio di prima. L’attacco condotto nella notte tra sabato e domenica da Mosca sulle principali città ucraine, compresa la capitale, è solo l’ennesima conferma di come il Cremlino intenda proseguire con la sua strategia di aggressione sia nei cieli che a terra. Secondo un’analisi dell’Institute for Science and International Security, nei primi 20 giorni di agosto si è assistito a una diminuzione del numero di lanci di droni Shahed e all’assenza di attacchi su larga scala contro l’Ucraina. Tuttavia, il numero di raid è aumentato bruscamente pochi giorni dopo il vertice del 15 agosto tra Donald Trump e Vladimir Putin. E la potenza di fuoco russa potrebbe aumentare ulteriormente.

A dare l’allarme, questa volta, è l’ex generale dell’intelligence estera ucraina Mykola Malomuzh, che alla tv Kiev24 ha spiegato come tra 2-3 mesi Mosca potrebbe essere in grado di sganciare fino a 1.200 droni al giorno, cifra ben più alta degli 810 che hanno colpito il centro della capitale danneggiando per la prima volta edifici governativi. L’obiettivo del Cremlino resta saturare la contraerea ucraina e piegare il morale della popolazione. Inoltre, Vadym Skibitsky, vice capo del Gur, l’intelligence militare di Kiev, in un’intervista a Ukrinform stima per i prossimi mesi una produzione russa di 2.500 missili ad alta precisione, da crociera, balistici e ipersonici e un incremento dei nuovi droni come il Geran (un adattamento dello Shahed progettato dall’Iran) e il Garpiya. Sforzi che — avverte ancora Skibitsky — non sono mirati solo alla guerra in Ucraina ma rientrano anche nei preparativi a lungo termine per un futuro conflitto con la Nato.



















































Il segnale di Mosca: la guerra continua. Pronti in 700mila a sfondare nell'Ucraina dell'Est

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Sul fronte, Mosca sta concentrando tutte le sue forze in Donbass. Secondo il Gur, ci sono circa 700 mila militari russi dispiegati in Ucraina, la maggior parte dei quali schierati nella regione di Donetsk. L’obiettivo è la cintura che corre da Kramatorsk a Sloviansk. Al centro della battaglia, Pokrovsk, l’asse più impegnativo per gli ucraini, come l’ha definito nell’ultimo briefing il capo di stato maggiore di Kiev Oleksander Syrskyi. Qui, da luglio, l’Armata ha schierato unità di marines esperti con il compito di infiltrarsi in profondità nella cittadina, evitando scontri diretti con le forze ucraine. Un cambio di strategia: se fino alla primavera Pokrvosk era più che altro utilizzata come esca per costringere il nemico a distogliere forze da altri fronti, ora le truppe dell’Armata mirano alla sua conquista. Altro obiettivo di Mosca è Kostiantynivka. Dopo che parte della 93ª Brigata ucraina è stata dispiegata di nuovo da nord di Toretsk a Dobropillia per proteggere Pokrovsk, l’offensiva russa nella zona ha subito un’accelerazione. Le forze moscovite hanno conquistato gran parte di Oleksandr-Shultyne, sono avanzate fino alla riva del bacino di Katerynivka e ora stanno cercando di spingersi attraverso Stupochky verso Kostiantynivka stessa. La pressione di Mosca resta alta poi sulla periferia settentrionale di Chasiv Yar, con l’obiettivo di aggirare Kostiantynivka da nord. Lì, tuttavia, l’avanzata è bloccata dalle fortificazioni ucraine a Maiske. Intanto il contingente russo Vostok, nonostante i persistenti contrattacchi, continua ad avanzare attraverso il confine tra le regioni di Donetsk e Dnipropetrovsk, a nord e a ovest di Velyka Novosilka. Le forze russe hanno catturato diversi villaggi nelle valli dei fiumi Vovcha e Vorona. E gli attacchi sul confine della regione di Dnipropetrovsk sembrano aver costretto il comando ucraino a inviare riserve, forse anche provenienti dal fronte di Sumy. Un quadro che non lascia presagire niente di buono per Kiev. 

7 settembre 2025 ( modifica il 8 settembre 2025 | 08:08)