di
Flavio Vanetti
Max Verstappen a Monza ha dato lezioni a tutti. A cominciare da quella Ferrari alla quale sembra strizzare l’occhiolino per il 2027 (ma alle sue condizioni, perentorie e non negoziabili)
A scanso di equivoci e giusto per spiegare chi è il campione del mondo ancora regnante – anche se il titolo 2025, salvo ribaltoni clamorosi, andrà a un altro -, Max Verstappen a Monza ha dato lezioni a tutti. A cominciare da quella Ferrari alla quale sembra strizzare l’occhiolino per il 2027 (ma alle sue condizioni, perentorie e non negoziabili) nonostante la deludente figura delle Rosse nell’autodromo del parco inviti a starle alla larga.
Max Verstappen: 66
Il 10 e lode è il voto scontato. Lo convertiamo in 66, come le sue vittorie in F1. Ma per approssimazione (manca un terzo 6, per fare 666) è anche il numero del Diavolo. E Max un Demonio lo è stato di sicuro al sabato (pole position) e poi nel Gp, dove ha dato la paga alle McLaren. Doppietta italiana per lui (Imola e Monza): il ritorno di Terminator.
Alexander Albon: 9
Precedenza, dopo il vincitore, all’altro Mvp di giornata, il british-thai che con la Williams sta facendo fare figuracce al compagno di squadra Carlos Sainz. Qualche volta ha sbagliato anche lui, in altri casi è stato messo nel mirino dalla sfiga, ma in condizioni normali è un pilota che riesce a dare più di quello che passa il convento (cioè una macchina al di sotto delle attese rispetto ai pronostici della stagione). E’ poi un mago nel gestire le gomme, di qualunque mescola si parli: Albon ha una consistenza evidente, male ha fatto la Red Bull qualche anno fa a scaricarlo dopo averlo avuto in squadra.
Oscar Piastri: 7
In modalità «ragioniere», simil Alain Prost o Niki Lauda, visto che sono stati usati i confronti con i due campioni del passato, il primo candidato a prendere la corona di Verstappen ha disputato una gara assennata, accettando anche l’ordine della scuderia di cedere la posizione a Norris (ndr: l’inglese l’aveva fatto l’anno scorso in Ungheria, permettendo all’australiano di cogliere il primo successo della carriera). Realismo e logica non possono mancare in una lotta per il titolo, ma tanto per ricordare che non è un pilota «seduto», Oscar ha rifilato a Leclerc un sorpasso memorabile all’esterno alle curve di Lesmo: per questo, voto alzato di mezzo punto.
Lando Norris: 6,5
Visto l’errore della scuderia al pit stop (non era stata agganciata bene la ruota anteriore sinistra) non era giusto che perdesse il secondo posto. Gliel’hanno restituito, ma non sfugge che anche lui ha preso una solenne paga da Verstappen. Resta a galla nella corsa contro il compagno di team (31 punti di differenza), però gli serviva la vittoria. E non è arrivata.
Andrea Stella & Laurent Mekies: 10
Il primo è il team principal della McLaren, il Conducator severo ma giusto che ha definito le cosiddette «Papaya Rules», il codice di comportamento in base al quale a Monza è stato ordinato a Piastri di restituire il secondo posto a Norris. L’altro ricopre invece lo stesso ruolo alla Red Bull dal Gp del Belgio, dopo la giubilazione di Chris Horner: Verstappen a Spa-Francorchamps gli aveva regalato il successo nella gara sprint, a Monza gli ha donato la prima vittoria in un vero Gp. Che cosa accomuna entrambi? Che sono ex ferraristi (Stella a lungo) e che oggi possono fare il gesto dell’ombrello al Cavallino.
Charles Leclerc: 7,5
In gara fa quello che può raschiando il barile del suo talento, del coraggio e della voglia di provarci. Ma chiude quarto e resta giù dal podio – mai è parso in grado di conquistarlo – e a fine corsa le sue esternazioni («Così fa male»: ndr, già sentito nella stagione) sono sembrate le orazioni di quelli della confraternita degli autoflagellanti.
Lewis Hamilton: 7
Quinto in qualifica ma retrocesso decimo per la penalità rimediata nella corsa precedente in Olanda, Sir Lewis sveste i panni del sette volte iridato e indossa quelli dell’umile operaio. Sesto dopo una gara decorosa, però nella sua prima campagna ferrarista per ora rimane solo il successo nella sprint della Cina. Per il resto, zero tituli e zero podi. Con la prospettiva che vada avanti così. Molto chiaro, in proposito: «Non vedo come possa arrivare tra i primi tre con questa macchina». Dubbio finale; c’è bisogno di un sette volte iridato capace di portare valori aggiunti o di un sette volte iridato che fa l’operaio?
Ferrari: 0
La Propaganda aveva gonfiato le piume e alzato la cresta dopo le prove libere. La scornata della domenica (ma anche del sabato) è stata grave e dolorosa, questa SF-25 è una macchina troppo problematica e con poco talento. Il tempo delle frottole è ormai finito, nell’annata si salvi il salvabile e si pensi al 2026. Intanto, però, c’è il rinvio a giudizio per alto tradimento del popolo ferrarista, accorso a Monza come se ci fosse da festeggiare un titolo mondiale in arrivo.
George Russell: 6,5
Quinto posto. Sembra tornato nel suo standard abituale, la vittoria in Canada non gli ha fatto cambiare binario: nelle ultime sei gare c’è stato solo il podio minore dell’Ungheria. Resta l’interrogativo di fondo: buon pilota lo è, ma quanto?
Kimi Antonelli: 6
Depurando la sua prova dello start infelice e di una dura penalità incassata nel finale (10’’ aggiunti al suo tempo: così è passato da ottavo a nono), Kimi è tornato a incamerare punti. E’ il classico brodino per tirarsi su dopo un periodo complicato (ma anche prevedibile per un rookie, anche se di talento). Ad ogni modo, l’ombra di Verstappen incombe ancora sul sedile suo e pure su quello di Russell. Peraltro pensiamo che alla fine l’uno e l’altro resteranno alla Mercedes.
Gabriel Bortoleto: 7
Dopo un avvio di stagione difficile, il brasiliano che vuole riportare il suo Paese in alto nella F1 è sempre più convincente. La Sauber diventerà Audi dalla prossima stagione e verosimilmente metterà a disposizione mezzi e tecnologia per non fare solo atto di presenza nel circus. Però per la quadratura del cerchio serve anche un buon «manico»: Gabriel lo è.
Isack Hadjar: 7
Ecco un altro che ci piace. Il podio storico di Zandvoort non ha avuto repliche, ma nonostante sia partito dalla pit lane (sulla sua Racing Bulls erano stati operati interventi che costavano la penalizzazione) è risalito fino al decimo posto (e ai punti) con una gran rimonta.
Pierre Gasly: 5
Da vincitore nel 2020 a terz’ultimo del 2025. La Alpine proprio non va, ma lui ha deciso di prolungare il contratto: sicuro di non aver bevuto troppo?
Quelli nel limbo: 5
Lista lunghetta: Ocon l’ha fatta a cazzotti con Stroll ed è stato punito, il suo compagno di team Bearman ha tamponato Sainz. E quest’ultimo, comunque, sembra non farcela a stare davanti ad Albon. Monza ha poi divorato Colapinto – il «sei fuori!» di Briatore è sempre più vicino -, Lawson (dopo i punti in Belgio e in Ungheria, rientro nei ranghi), il già citato Stroll (disastro Aston Martin: Alonso ritirato e lui ultimo) e l’ormai conclamato caso umano Tsunoda. Non luogo a procedere, invece, per Hulkenberg. Si è dovuto ritirare dopo il giro di ricognizione e viene da pensare che il podio di Silvertsone abbia scatenato la famosa «invidia degli dei» di cui parlavano i greci nell’antichità: dopo quel terzo posto, infatti, solo legnate. Poveraccio.
8 settembre 2025 ( modifica il 8 settembre 2025 | 12:08)
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