Un fiume di persone ha attraversato le strade della Capitale nel giorno in cui le barche della Global Sumud Flotilla avrebbero dovuto prendere il largo verso la Palestina.

Da piazza Vittorio Emanuele al Colosseo, fino a Piramide in migliaia hanno marciato al grido “Free Palestine” in sostegno della missione umanitaria indipendente nata per portare aiuti ai civili nella Striscia di Gaza e superare il blocco navale imposto da Israele.

“Noi siamo l’equipaggio di terra della Global Sumud Flotilla – spiega Giorgina Levi, portavoce di Global Movement to Gaza per la regione Lazio – semplici cittadini e cittadine che vogliono dimostrare il loro sostegno. Ci vogliono i corpi, la mobilitazione, le masse per fare pressione sui governi e sulle istituzioni perché facciano ciò che finora non hanno fatto ovvero l’apertura dei canali umanitari”. 

”Bisogna sostenere con tutta la forza, con tutta la passione questa missione di pace – aggiunge l’attivista per i diritti umani Gianluca Peciola – che vuole arrivare dove la vergogna e l’ipocrisia del diritto internazionale non è riuscita ad arrivare”.

Sono tanti i giovani che hanno deciso di manifestare la loro solidarietà unendosi alla fiaccolata organizzata dal Global Movement to Gaza. “È importante essere qui come giovane del mondo – spiega Ernesto Ciciarello di Opposizione Studentesca Alternativa – noi come studenti ci impegneremo se la flottilla dovesse essere toccata a bloccare scuole, università, strade e quartieri”. 

La Global Sumud Flotilla conta circa 50 imbarcazioni e 300 attivisti a bordo, tra cui Greta Thunberg e l’attore irlandese Liam Cunningham. Alcune barche sono già partite lo scorso 31 agosto da Genova e Barcellona, le altre dovevano salpare il 4 settembre dalla Sicilia e dalla Tunisia. Ma la partenza è stata posticipata. Due volte. Prima al 7 settembre e adesso, a data da destinarsi.

Gli organizzatori hanno fatto sapere che le barche partite da Barcellona – che negli scorsi giorni erano state bloccate da una tempesta – hanno accumulato dei ritardi. Intanto, il governo israeliano ha fatto sapere che tratterà tutti i componenti dell’equipaggio come terroristi.

Insomma, non si prevede una missione facile. Lo dimostrano i precedenti: dal 2010 tutte le imbarcazioni della flotilla che hanno tentato di rompere il blocco navale israeliano sono state intercettate o attaccate da Israele in acque internazionali. L’episodio più grave nel 2010, quando l’esercito israeliano ha attaccato la Mavi Marmara – dell’ong turca Humanitarian relief Foundation – uccidendo dieci attivisti e ferendone decine. La nave trasportava aiuti umanitari e aveva più di seicento persone a bordo.

La paura c’è ma non si è soli. Ogni imbarcazione è dotata di un dispositivo di localizzazione GPS che trasmette in tempo reale le coordinate delle navi. Le informazioni vengono visualizzate su una mappa interattiva accessibile dal sito ufficiale della coalizione, permettendo a chiunque di seguire il percorso della flotta nel Mediterraneo orientale.

E poi ci sono il sostegno e la mobilitazione della società civile, che sta riempendo piazze, strade e porti: “Dalle piazze soffierà il vento che porterà le nostre barche”, aveva detto Stefano Rebora di Music for Peace durante la conferenza stampa a Palazzo Madama. Da stasera il vento soffia anche da Roma.