Bologna, 8 settembre 2025 – Un biglietto unico per i trasporti per tutto il milione di abitanti dell’area metropolitana bolognese. Quello dei trasporti è uno dei nodi da sciogliere per ridurre il gap delle aree montane e quindi rilancia così la sfida il sindaco metropolitano Matteo Lepore.
“È indubbio che esistano disuguaglianze che vanno risolte, a cominciare dal trasporto pubblico: gli investimenti sull’intermodalità che abbiamo scelto di perseguire ci consentono oggi di essere vicini alla realizzazione di un sistema integrato – tram, metrobus, servizio ferroviario metropolitano – che per anni è rimasto fermo”, ha detto Lepore a Monte San Pietro durante l’incontro ‘Appennino bolognese. Una riflessione sul futuro a partire dal Rapporto Montagne Italia 2025’, sulla base dei dati del Rapporto Montagna 2025 di Uncem.
Biglietto unico metropolitano
“La direzione, oltre alla scelta, come Città metropolitana, di continuare a investire per potenziare la rete su gomma e su ferro – prosegue Lepore – è quella di arrivare a un unico biglietto metropolitano di cui possano usufruire un milione di abitanti della Città metropolitana. Stiamo predisponendo un ufficio unico metropolitano della mobilità per la realizzazione del Pums, e tra le missioni della terza edizione del Piano Strategico Metropolitano c’è anche il tema delle aree interne, e del sempre più ampio coinvolgimento delle amministrazioni locali per condividere strategie future e l’ottima strada che abbiamo già intrapreso”.
Il saldo migratorio positivo a Bologna
Presente anche il presidente nazionale di Uncem, Marco Bussone, che ha voluto sottolineare il ruolo di modello delle politiche emiliano-romagnole per le aree interne. Bussone ha ricordato come Bologna abbia un saldo migratorio positivo del 6%, cinque volte maggiore rispetto alla media nazionale. “Chi arriva in montagna chiede opportunità, servizi, welfare: credo che il vostro territorio abbia non solo la piena consapevolezza di questi bisogni, ma pure gli strumenti e la volontà di soddisfarli”, ha sottolineato.
Sono 23 i Comuni bolognesi tra montagna e collina
Dei 121 Comuni emiliano-romagnoli ‘interni’, tra montagna, collina e pianura orientale, estesi su una superficie che copre il 40% del territorio regionale e con una popolazione di circa 461mila persone, 23 sono nel territorio bolognese, suddivisi tra collina e montagna. Zone che nel quinquennio preso in considerazione dal rapporto (2019-2023) hanno visto un saldo migratorio positivo, “con più di mille nuovi abitanti”. Un primato su scala regionale che si conferma anche nella percentuale di abitazioni occupate: se infatti nei 121 Comuni presi in considerazione al censimento 2021 risultavano oltre 200.000 abitazioni non abitate da famiglie residenti, nel bolognese se ne registra la più bassa percentuale (28,9% del totale) contro una media regionale di oltre il 50%. Anche per quanto riguarda il saldo tra nascite e decessi, le aree interne del bolognese sono tra quelle con il minor deficit naturale, con 45 nascite ogni 100 decessi.
“Appennino bolognese parte vitale del futuro”
“Se è vero che le aree montane e interne hanno bisogno della città, è altrettanto indubbio che i territori metropolitani abbiano bisogno delle montagne e degli spazi rurali“, sottolinea da parte sua Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto e delegata alle politiche per l’Appennino bolognese, “sia per le loro risorse naturali, preziose in un quadro di criticità ambientali e mutamento climatico, sia in termini di residenzialità e di promozione di modelli produttivi o ricettivi sostenibili”.
L’Appennino bolognese dunque, secondo Cuppi, “non è un margine da colmare, ma una parte vitale del nostro futuro, e servono nuove alleanze tra aree interne e centri urbani per costruire un modello di sviluppo condiviso. Il Rapporto Montagna 2025 ci consegna dati e strumenti per orientare le scelte politiche ed economiche dei prossimi anni, e il confronto di oggi è stato il primo passo di un percorso condiviso”.