di
Elisabetta Andreis

Oggi conta 80 mila titoli, resta un baluardo indipendente e conta su venti librai specializzatissimi: il 18 settembre l’inaugurazione degli spazi rinnovati in via Richini

Da un triciclo davanti all’Istituto di Anatomia, in via Mangiagalli, a una libreria che oggi conta 80 mila titoli e resta un baluardo indipendente in un mercato dominato da catene e Amazon. La storia della libreria Cortina è la storia di Milano raccontata da tre generazioni di librai ed editori che oggi la riaprono dopo la ristrutturazione con una festa e nuove idee.
Tutto comincia nel dopoguerra quando arriva a Milano Aldo Cortina, giovane bellunese già affermato come pittore, allievo di Filippo De Pisis e apprezzato da Sandro Pertini e Ermanno Olmi che avevano alcune sue opere. Per arrotondare vende libri: prima da ambulante, con un carretto a tre ruote, e poi in una bottega aperta in via Festa del Perdono dove all’epoca si ergeva la Ca Granda, quando la Statale non c’era ancora.«È l’università che è venuta davanti a noi, non il contrario», ripeteva con orgoglio.

Era il 1950. Nel 1963 la libreria trasloca all’angolo con largo Richini dov’è tutt’oggi, in uno spazio firmato dall’architetto Italo Lupi. Attorno ai libri gravitava la famiglia intera: oltre ad Aldo il figlio Raffaello che ora a quasi 70 anni con un indomito entusiasmo si divide tra la casa editrice e la libreria; lo zio Renzo con la galleria d’arte in piazza Cavour frequentata da intellettuali e giornalisti (fu lì vicino che venne ferito Montanelli); e un altro zio, Mario, con la libreria in via Visconti di Modrone; amici come Dino Buzzati, a cui Renzo organizzò le prime mostre.



















































Cortina è diventata presto un luogo unico: non il trionfo dei bestseller ma «una libreria profonda» come dice Raffaello. Non è questione di snobismo, ma di voler portare avanti un progetto diverso. «Qui trovi manuali di medicina in inglese irreperibili». E i librai. Una ventina, ognuno con la sua specializzazione: Pietro per la filosofia, Marco per il diritto. «Da noi il libraio conosce i clienti, ti avvisa se sta per uscire la nuova edizione del codice civile».

E gli aneddoti non mancano. Negli anni 70 le vetrine si blindavano con tavole di compensato contro i fumogeni delle proteste. Più di recente Ridley Scott ha girato qui il film su Gucci con Lady Gaga. Cesare Musatti, padre della psicoanalisi italiana, era un cliente fedele. Così Giuseppe Pontiggia e il direttore Einaudi Roberto Cerati. Il giudice Guido Galli stava pubblicando con Cortina un manuale di criminologia quando fu ucciso da Prima Linea. E Marcello Dell’Utri ha ricordato che da studente Berlusconi vendeva appunti che Aldo rivendeva agli universitari.

Ora la libreria, che ha due sedi più piccole a Città Studi e Bicocca, inaugura una nuova stagione. Al piano inferiore resta la sezione scientifica con 25 mila titoli, un unicum in Italia, e il piano terra, ampliato e ridipinto di verde brillante «come il futuro che ci immaginiamo», regala nuova visibilità alla letteratura e alle scienze umane e si apre ad eventi legati alla musica jazz, alla filosofia e al cinema. Il 18 settembre la festa d’inaugurazione con Alessandro Robecchi, a seguire incontri con Marco Malvaldi, David Quammen, Piergiorgio Pulixi, Massimo Recalcati. In un passaggio di testimone familiare ad oggi tutto maschile al fianco di Raffaello c’è già Francesco, 26 anni, laureato in Chimica farmaceutica con una tesi supervisionata dalla senatrice Elena Cattaneo.

Oggi le librerie indipendenti non arrivano al 10% del mercato (dieci anni fa erano il 50%). Ma Cortina resiste in largo Richini, con scaffali fitti, librai che ti chiamano per nome e titoli introvabili altrove. «Se dovessimo ragionare solo con gli indici di rotazione, piuttosto apriremmo una pizzeria», tiene il punto Raffaello. «Noi ci sentiamo liberi, anche di tenere i libri che ci piacciono. Il profitto non è il nostro forte, la passione per Milano e la cultura sì».


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9 settembre 2025 ( modifica il 9 settembre 2025 | 07:08)