L’allarme arriva dalla Società Italiana di Neonatologia (Sin) in occasione della campagna di sensibilizzazione sui disturbi dello spettro feto-alcolico, la prima causa prevenibile di disabilità neurocognitive nei bambini: in Italia almeno 2.500 casi all’anno

In gravidanza assumere alcol, anche in piccole quantità, può essere molto rischioso per la salute del nascituro. Per far luce su questa problematica è stata istituita la Giornata internazionale di sensibilizzazione sui Disturbi dello Spettro Feto-Alcolico (9 settembre). L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sulle disabilità e sui problemi derivanti dall’esposizione all’alcol in utero.



















































Tolleranza zero 

La sindrome feto-alcolica (Fas) rappresenta la forma più grave dei disturbi dello spettro feto-alcolico ed è considerata la prima causa prevenibile di disabilità neurocognitive nei bambini. In Italia i casi riconosciuti sono circa 2500, ma la realtà è che esiste un sommerso molto più ampio e preoccupante. «Spesso il consumo di alcol si associa ad altri comportamenti a rischio, come il fumo, con un effetto sommatorio – sottolinea Massimo Agosti, presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin) -. Non si tratta di un problema legato al tenore socio-economico, quanto alla cultura della prevenzione, che in molti contesti è ancora carente. La causa principale è l’esposizione all’alcol del feto fin dal concepimento. L’alcol risulta particolarmente dannoso nei primi tre mesi di gravidanza, cioè nella fase embrionale, quando si verifica la differenziazione cellulare e ogni cellula è destinata a costituire specifici organi. Anche nei mesi successivi, durante la crescita fetale, l’alcol può provocare conseguenze importanti. Gli effetti sono dose-dipendenti, ma è stato dimostrato che anche mezzo bicchiere può essere dannoso: la tolleranza, pertanto, deve essere zero».

Disturbi dello spettro Feto-Alcolico: come si manifestano 

«Le conseguenze sul bambino possono manifestarsi con malformazioni e deficit fisici, come la microcefalia, tratti caratteristici del volto e ritardi motori che comportano, ad esempio, camminare più tardi rispetto ai coetanei. A livello neuropsicologico e comportamentale, sono frequenti deficit dell’attenzione, spesso diagnosticati in età scolare, oltre a ritardo cognitivo e disturbi neuro-comportamentali persistenti» spiega Agosti «La diagnosi precoce è fondamentale per garantire una presa in carico efficace, che richiede un approccio multidisciplinare. Il bambino avrà bisogno di cure mediche, supporto neuropsichiatrico e psicologico, logopedia, fisioterapia, educazione speciale e servizi di sostegno che lo accompagnino nel percorso di crescita. Ciò che stupisce è che si fa grande fatica per correggere patologie che non esisterebbero con la giusta prevenzione e comportamenti appropriati».

Le strategie 

L’Europa è al primo posto nel consumo di alcol, il doppio rispetto alla media mondiale. Un’indagine del 2020 ha rivelato che in Italia il 66% delle donne in età fertile ha assunto alcol, con tassi di consumo in aumento tra i giovani. Un ulteriore elemento di preoccupazione si lega al fatto che la maggior parte delle gravidanze non è pianificata, perciò il feto può essere esposto involontariamente a sostanze alcoliche. Inoltre, dalla raccolta dati 2022 del Sistema di Sorveglianza Bambini 0-2 anni è emerso che il 15% delle gestanti ha assunto alcol durante la gravidanza, con una maggiore diffusione nel Centro-Nord. Visti i dati preoccupanti, il Ministero della Salute ha recentemente rifinanziato all’Istituto Superiore di Sanità (Iss) un progetto biennale sulla salute materno-infantile, nel quale è previsto il monitoraggio del consumo di alcol in gravidanza tra le donne di età compresa tra i 18 e i 24 anni.

Un problema culturale 

«In molti Paesi, specialmente nell’Europa del Nord, il consumo di alcol è considerato una normalità, sia a fine giornata sia durante il weekend. Sorprende constatare che anche in gravidanza e in allattamento vi sia una così scarsa attenzione a questo aspetto. È necessario combattere l’accondiscendenza culturale verso il consumo di bevande alcoliche, anche da parte dei professionisti sanitari. La totale astensione dall’alcol è la sola strada corretta da intraprendere, già da quando si comincia a pensare di voler concepire un figlio. I disturbi dello spettro feto-Alcolico sono una condizione prevenibile al 100% e i medici, in particolare ginecologi, neonatologi e pediatri, devono fornire informazioni chiare e dettagliate sui rischi associati al consumo di alcol in gravidanza. È necessaria una diffusione capillare di informazioni, attraverso un’alleanza tra sanitari e mondo scolastico, perché il messaggio sia recepito anche dai giovani. Inoltre, andrebbe promosso anche l’inserimento di avvertenze chiare sulle etichette dei prodotti alcolici, con la dicitura “Non consumare in gravidanza”», conclude Agosti.