di
Giovanna Cavalli
Il cantante compie 70 anni: «Per colpa mia pignorarono la casa a Morandi. Ho fatto soffrire tanti, purtroppo sono egoista. Ero innamorato pazzo di Edwige Fenech, ma davanti a Montezemolo non avevo speranze»
Pupo è cresciuto: dopodomani sono 70.
«Credevo di morire a 50 e mi sono sputtanato tutto. Pensavo: i figli si arrangeranno. Invece sono ancora qua».
Festone a Ponticino.
«In un palazzo tipo castello. Una rivincita. Lo avevo costruito nei primi anni ’80 per farci un hotel, spesi 2 miliardi di lire, andò male e me ne ritrovai il triplo di debiti. Ero in rovina, mi pignorarono pure pianoforte e chitarre».
Non le restò nulla.
«Zero. Però mi sono ricomprato fino all’ultimo spillo. La vita mi ha dato una doppia opportunità, è la mia rivincita, inimmaginabile. Ho invitato il paese intero. Voglio dire al popolo: “Ci si può rialzare anche da una situazione impossibile”».
Enzo Ghinazzi, cantautore e conduttore tv, giocatore di poker in pausa («Ho smesso ma soffro da morire»), poliamoroso dichiarato con moglie (Anna, da 51 anni) e compagna (Patricia, da 36), tre figlie, 4 nipoti.
Come si è riarricchito?
«Faccio tanti concerti, da ottobre parto con un tour mondiale per i 50 anni di carriera. In tre quarti del globo sono famosissimo, guadagno parecchi soldi. Solo con Sarà perché ti amo ogni anno prendo milioni di diritti d’autore».
L’album che esce venerdì 12 si intitola «L’equilibrista» perché così lei affronta la vita. Quante volte è caduto?
«Centinaia. Però mi sono rialzato. Cammino sempre sul filo, senza protezione».
Il tonfo più doloroso.
«Quando nel 1983 il mio discografico Freddy Naggiar mi scaricò così: “Non so più che fare con te, sei finito”».
Feroce.
«Gli sono saltato addosso e l’ho picchiato. Ho preteso che mi restituisse il contratto. Anni dopo mi ha chiesto scusa».
Il primo Sanremo nel 1980 con «Su di noi».
«Il Festival era in disgrazia, Gianni Ravera me lo chiese in ginocchio. Naggiar accettò, con la promessa che ci avrebbero fatto vincere».
Invece arrivò terzo.
«Ero primo a 10 minuti dalla fine. Poi chi gestiva Toto Cutugno offrì di più».
L’anno dopo ci tornò da autore per i Ricchi e Poveri con «Sarà perché ti amo». Pentito di avergliela data?
«No, con Dario Farina l’avevamo scritta per loro. Però sono stati poco riconoscenti. Gli ho risollevato la carriera eppure non ci nominano mai».
Cominciò a cantare per fare colpo sulle ragazze.
«E funzionava alla grande. Fisicamente non ero granché, anche se per i tempi non ero poi tanto basso, però con le donne ho avuto sempre successo. Mamma diceva: “È perché sei molto generoso”. Vero, non ho mai fatto pagare niente a nessuna e questo piace».
Prima conquista?
«Angela, di Ponticino. D’estate si andava in camporella con la chitarra. “Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi”. Per il sesso ero portato. Dopo di lei il delirio».
Il flirt con Barbara D’Urso che però nega alla morte.
«E chi se ne frega. So bluffare ma non invento. La guarderò a Ballando, pure lei ormai si deve accontentare. Mi hanno invitato 300 volte ma il giorno che mi ci vedrete allora sarò proprio rovinato».
«Domenica In» con Edwige Fenech.
«Ne ero innamorato pazzo, la sognavo, virtualmente ci ho fatto sesso un milione di volte. Purtroppo era fidanzata con Luca Cordero di Montezemolo e un poveraccio come me non poteva reggere il confronto. Diventammo amici, una sera sì e una no ero a cena da loro».
«Gelato al cioccolato», testo di Cristiano Malgioglio, è il suo tormento.
«Se non la faccio non mi pagano, come se il Papa non desse la benedizione. Per anni l’ho cantata convinto di promuovere il gelato, invece quel disgraziato raccontava di una sua avventura con un bel marocchino. Pensi come mi posso sentire, adesso che lo so».
De Gregori però le fece i complimenti.
«Ci incontrammo alle prove di uno show tv, io, lui e Morandi. Gianni mi provocò: “Ti rendi conto che il Principe ha composto Alice e tu Gelato al cioccolato?”. “Sì, certo”. E Francesco: “Invece è molto più difficile scrivere Gelato al cioccolato e avere successo”».
Miliardario a 23 anni, poco dopo pieno di debiti.
«Senza mai abbassare il tenore di vita».
Dove trovava i soldi?
«Me li prestavano. Quando sei in un certo giro, gli altri ti sostengono, c’è il mutuo soccorso. La vita da miserabile non l’ho mai fatta».
Quanti ne ha bruciati?
«Almeno 50 milioni».
Che ha combinato?
«Investimenti sbagliati. Ma soprattutto con il gioco d’azzardo. Cominciai a 12 anni».
Perse 130 milioni di lire in una botta sola.
«Al Casinò di Saint Vincent, giocando a Chemin de Fer».
A quel punto ha mollato?
«Ho rigiocato subito».
Finì dagli strozzini.
«Per anni, nel giro di Roma. Pagavo il 10 per cento a vista».
Ovvero?
«Per un assegno da 10 milioni me ne davano nove».
E se non pagava?
«Mi hanno minacciato più volte. Una sera a Bergamo stavo con Emilio Fede, in una casa privata, persi 150 milioni di lire. Mi accorsi che ci avevano truffato, il sabot delle carte era truccato. Rifiutai di pagare e mi puntarono la pistola al petto. Staccai due assegni ma per fortuna furono arrestati prima di incassarli. Anni dopo tornarono a reclamare i soldi e a quel punto dovetti diventare quasi cattivo come loro. O fai così o non ne esci. Io non ho paura di niente, nemmeno di morire. Vado a cantare dove c’è la guerra. Con mamma scherzo: “Non preoccuparti, tanto sparano ad altezza d’uomo”».
Inguaiò anche Morandi.
«Mise la firma per me in banca e gli pignorarono la casa a Monghidoro. Ci sono stati momenti di grande tensione tra noi, però è un fratello».
Ora non gioca più. Nemmeno un Gratta e Vinci?
«Mai! Quella è una truffa. Per un vero giocatore d’azzardo è un’offesa».
Voleva gettarsi da un viadotto. Ma in Jaguar.
«Tornavo da Venezia. La banca mi aveva chiesto di rientrare di 50 milioni, giocai al casinò e ne persi altri 50. Mi salì l’angoscia. Accostai e scesi a prendere aria. “Mi butto”. Passò un Tir e lo spostamento d’aria mi fece rinvenire».
Era dipendente anche dal sesso, confessò.
«Dal gioco di più. Ho fatto aspettare ore tante amanti, mentre giocavo. Mi odiavano, però restavano tutte».
Vive in un menage a tre, con due donne. Avrebbe mai accettato il contrario?
«Credo di no. Oggi forse se con Patricia arrivasse una terza persona… non so. Anche perché, come tutti i traditori seriali, sono molto geloso».
A fedeltà come sta messo?
«Male. Se mi capita una situazione fatico a dire di no».
Gli amici avevano timore a presentarle le mogli?
«Sì, ma tante me ne sono portate a letto lo stesso. Se dovessi provare sensi di colpa mi sarei già sparato mille volte».
Mai stato inseguito da un marito/fidanzato geloso?
«Come no. Uno l’ho seminato in autostrada. Stavo andando al casinò di Venezia con la sua ragazza, menomale che avevo la Jaguar».
Scappato da un balcone?
«Quello no».
Nascosto in un armadio?
«Basta il comodino».
Una a cui ha detto no.
«Fiordaliso, lo racconta anche lei. Forse avevo perso tanti soldi. O lo avevo già fatto dieci volte. Con Gegia invece ho passato una notte di passione sul balcone di un hotel a Giardini di Naxos, ubriachi».
Rimpianti ne ha?
«Se tornassi indietro con la garanzia che il risultato è questo, rifarei tutto, pure gli sbagli. Ho fatto soffrire molte persone, dovessi farne l’elenco staremmo qui fino a domani. Sono egoista, agisco sempre pensando prima a me».
Quando sarà, meglio il paradiso con i cherubini o l’inferno con i tavoli da gioco?
«Non credo in dio, quella di inferno e paradiso è la più grande cavolata mai inventata. Dopo la morte non si va da nessuna parte, è un’anestesia eterna. Che poi magari arrivo di là e incontro di nuovo Baudo e Costanzo, no eh».
9 settembre 2025 ( modifica il 9 settembre 2025 | 07:58)
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