Il tempio della velocità, il circuito più importante del mondo assieme a Silverstone e Monaco (e Jeddah, ovviamente…). Non importa che la gara sia bella o brutta, sentita o dormita, viscerale o soporifera, di Formula 1 o di altri campionati. Per chi ha avuto la fortuna di esserci stata o stato, l’aria che si respira è intrisa di passione, le tribune urlano anche quando sono vuote. È sempre lo spettacolo più italiano a cui potete pensare. Curiosi, no?
News della settimana.
Alti regimi: dopo il GP di Monza i team apriranno una discussione circa il ritorno ai motori V8, nello specifico dei piccoli 2400 cc. aspirati o turbocompressi, che vadano comunque a mantenere la parte ibrida – anch’essa più piccola e semplificata – e, cosa più importante, che possano essere alimentati da carburanti rinnovabili. Le ragioni principali sono la necessità di rendere le power unit più semplici ed economiche, bisogna solo capire quando arriverà questo cambiamento. Scordatevi l’anno prossimo (era troppo bello per accadere quando già se ne parlava l’anno scorso), si parla del 2029 o addirittura 2030. Diciamocelo, l’unica cosa che interessa davvero sia a me che a voi che leggete (almeno credo) è percepire il nostro lato ignorante soddisfatto da motori che fanno BWAAAAAAAAAAHHHMM!
Domenicali: le questioni sulla sua sanità mentale dopo le recenti dichiarazioni si sprecano. Il CEO della F1 ha affermato che, secondo i dati dei loro canali, gli spettatori più giovani non sono interessati alle gare perché sarebbero troppo lunghe e preferiscono gli highlights e le gare sprint. Dal momento che accosto codeste affermazioni ad un termine anglosassone che qui non posso riportare, mi sono permesso di chiedere con la massima trasparenza ed imparzialità a più giovani che seguono la F1 possibili se sono d’accordo con le parole di Domenicali.
Ferrari: mentre Charles Leclerc e Lewis Hamilton fanno il bagno di folla oceanica a Milano, Ferrari incanta tutti presentando una livrea commemorativa per la SF-25 a dir poco commovente che riprende nel disegno quella della 312T, leggendaria monoposto con cui Niki Lauda vinse il suo primo mondiale nel 1975. Anche Charles e Lewis omaggiano coi loro caschi e tute l’indimenticabile pilota austriaco. Tutto estremamente bello e poetico ma se poteste montare il motore della 312 sulla SF-25 saremmo tutti più contenti. Se poteste, eh…
Danny Rich: altresì detto Daniel Ricciardo, con un post su Instagram, annuncia di essere diventato ambasciatore Ford Racing ma, al contempo, dice definitivamente addio alla carriera da pilota. Mister “Honeybadger” (tasso del miele) ha appeso il casco al chiodo e sì, un po’ di amaro in bocca mi rimane.
Venerdì 5, prove libere. FP1: Ferrari… stupisce?! Hamilton è il più veloce seguito da Leclerc e Carlos Sainz. Isack Hadjar alza abbastanza ghiaia da interrompere la sessione per rimuoverla dal tracciato. FP2: uguale identica, con la sola sostituzione di Hamilton con Lando Norris al primo posto. Kimi Antonelli finisce malamente in ghiaia e la sua simulazione di gara termina anzitempo. FP3: torniamo alla normalità, con le due McLaren in top 3 seppur con un onnipresente Leclerc al secondo posto.
Sabato 6, qualifiche. Q1: inaspettato George Russell che si dimostra il più veloce, mentre le Ferrari iniziano mooolto conservative. Malissimo invece le Racing Bulls di Hadjar e Lawson, entrambe fuori dal Q1. Q2: dopo aver visto Max Verstappen sfruttare una mega scia datagli da Oscar Piastri e Gabi Bortoleto in terza posizione, arriva Norris che va lungo, blocca, frigge le gomme e quasi finisce la benzina. Rientra ai box ma la macchina a serbatoio pieno non gli permette di andare oltre la settima posizione. Alla fine è Verstappen a segnare il primo tempo, seguito da un rinato Antonelli. Leclerc quinto e Hamilton ottavo ed entrambe le Williams fuori.
Q3: le McLaren decollano, Leclerc prende la pole per pochissimo perché ci pensa Verstappen a mandare tutti a casa, grazie alla scia del compagno Yuki Tsunoda che gli consente anche di effettuare il giro di pista più veloce della storia. Idealmente anche Ferrari dovrebbe sfruttare lo stesso principio con Hamilton su Leclerc (dal momento che l’inglese deve partire cinque posizioni indietro a causa dell’idiotica penalità ricevuta la scorsa gara). Ovviamente ciò non accade. Lavoro di squadra? Bah…
Griglia di partenza: Verstappen, Norris, Piastri, Leclerc, Russell, Antonelli, Bortoleto, Alonso, Tsunoda, Hamilton, Bearman, Hülkenberg, Sainz, Albon, Ocon, Stroll, Colapinto e Lawson. Hadjar e Gasly dalla pit lane.
Momentino F2: Leo Fornaroli vince la sprint race, peccato per Gabriele Minì, vittima di penalità. Ancora. La feature race domenicale si è rivelata una follia, tra un numero incalcolabile di fuori pista, safety car, incidenti ed errori gravi, specialmente con Arvid Lindblad che “cannona” nell’ordine Alex Dunne e Roman Staněk. Alla fine è Luke Browning a vincere, seguito da Joshua Durksen e Josep Maria Martí. Forno arriva quinto e mantiene la leadership di campionato.
Domenica 7, giornata di gara: partenza (a parte per Hülkenberg, che si ritira subito), Verstappen parte a fionda ma alla chicane arriva lungo e la taglia mentre Norris passa brevemente sull’erba nella speranza di sorpassarlo. Max deve comunque dargli la posizione. Leclerc fulmina Piastri, che fulmina Leclerc, che ri-fulmina Piastri – che al mercato mio padre comprò – e si avvia a prendere Verstappen, anche se l’assetto scarichissimo della Ferrari la rende un po’ ballerina in curva Ascari.
Bastano quattro giri a Max per recuperare Norris e, con un cordiale sorpasso all’esterno, ritorna leader. Nel frattempo è però Leclerc a tagliare la prima chicane e si vede quindi costretto a dare la posizione a Piastri. Prima di poterlo fare, Piastri lo supera.
Nulla di particolare fino al venticinquesimo giro (!) quando all’Aston Martin di Fernando Alonso cede la sospensione posteriore destra senza motivo alcuno, quindi l’asturiano se ne torna mestamente ai box con la vettura in diagonale e una sola domanda da rivolgere ai progettisti che già siete in grado di immaginare. Mentre Antonelli riceve bandiera bianconera per i troppi track limits, ci rendiamo conto che la gomma di Verstappen è essenzialmente dilaniata, eppure procede ancora senza problemi, mentre Leclerc viene fatto rientrare per montare gomma bianca, pur non essendoci il pericolo di un sopraggiungimento di Russell.
Anche Verstappen cede al trentasettesimo giro, mentre le McLaren aspettano che arrivi un’eventuale safety car per poter montare delle rosse “a gratis”. Safety Car che rischia di arrivare col contatto tra Carlos Sainz ed Ollie Bearman che però rientrano entrambi in pista. Solo al quarantacinquesimo giro Piastri entra e monta la sua gomma soft, seguito al giro successivo da Norris ma quella parola è in agguato dietro l’angolo: “PROBLEMI!”. Su una delle pistole avvitanti non si inserisce il senso antiorario ed una delle ruote di Lando non viene fissata, una perdita di tempo sufficiente per consentire a Piastri di effettuare un undercut sul compagno di squadra. Cosa mai potrebbero quindi chiedere ad Oscar? “Ridai posizione a Lando e poi lottate”, cosa che l’australiano fa senza se e senza ma. Giusto? Ingiusto? Ai social l’ardua sentenza.
La Monza più soporifera della storia si conclude quindi con la vittoria di Max Verstappen. Dopo un’era geologica arrivano dietro di lui le due McLaren di Lando Norris e Oscar Piastri, che vengono prontamente fischiati sotto il podio. Come recita il titolo del (terribile) film del 2009 di Giovanni Veronesi, “Italians, ci facciamo sempre riconoscere…”.
Ordine d’arrivo: Verstappen, Norris, Piastri, Leclerc, Russell, Hamilton, Albon, Bortoleto, Antonelli, Hadjar, Sainz, Bearman, Tsunoda, Lawson, Ocon, Gasly, Colapinto e Stroll. Fuori Alonso e Hülkenberg.
Menzione d’onore:
Verstappen: è tornato e si prende tutto, tra pole position, giri più veloce di sempre, vittoria del GP e già che c’è sigla anche il Gran Premio più veloce della storia: un’ora, tredici minuti e ventiquattro secondi con una media superiore a 250 km/h. Con un trattore che sa guidare solo lui così scarico che le ali quasi non gli servivano. Perché se Max decide di prendersi qualcosa non prende mezze misure. Mai. Dieci e lode!
Premio “nontiscordardimé”:
- Leclerc e Hamilton, perché non importa quanto va male, la Marea Rossa li ama lo stesso alla follia. Anche perché sono l’unica cosa che funziona in Ferrari.
- Antonelli, pur non essendo stato impeccabile un altro paio di punticini li ha portati a casa.
- Albon, molto combattivo per tutto il weekend.
Pillole del disonore:
- Hamilton: onestamente è stata una gara così scialba che l’unica nota negativa che posso dare ad uno dei piloti è a Lewis, non tanto per la sua gara ma perché “stiamo cercando di capire” se ha intenzione di giocare di squadra con la scia se serve su Charles oppure no. No, perché venerdì aveva affermato di sì e al giorno dopo l’esatto opposto. Come ho detto all’inizio, bah…
- I soliti fenomeni che si mettono a fischiare chiunque vincitore non di rosso vestito. Non fosse altro che per evitarci l’imbarazzo, dovrebbe vincere la Ferrari a Monza ogni anno. Almeno Max è stato acclamato con la sua canzone omonima.
Perle della settimana: i giri in pista di Jacky Ickx e Jean Alesi, ognuno a bordo del rispettivo cavallino urlante e rigorosamente V12. Ah, c’era pure Andrea Sassetti a Monza (rimandati a settembre se non sapete chi è). Meme della settimana: l’opinione non troppo velata di Max Verstappen sullo scambio di posizioni delle McLaren: “Ha! Solo perché [Norris] ha avuto un pit stop lungo?”
Prossimo appuntamento il 21 settembre a Baku. Il circuito azero tende sempre ad essere amico delle Ferrari. Lo sarà anche quest’anno? Restate sul pezzo, alla prossima gara!