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Daniele Sparisci
Il ristoratore che ha cambiato il modo di cucinare nelle corse alla fine degli anni settanta. Paolo Barilla: «Epoca indimenticabile della Formula 1, la cucina italiana metteva tutti d’accordo come ora»
MONZA «Alla fine è come andare in bicicletta, magari non ci sali da anni. Ma dopo un po’ prendi subito il ritmo...». Ha un sorriso enorme Jacky Ickx, 80 anni, quando si toglie casco e tuta e racconta come sono andati i giri di pista a Monza sulla Ferrari 312B, una delle monoposto più rivoluzionarie della storia del Cavallino (il motore era un 12 cilindri boxer) con la quale il belga sfiorò il titolo nel 1970. «Non voleva più scendere…» ride Jackie Stewart, tre volte campione del mondo, protagonista di un’epoca indimenticabile di corse e ospite speciale della tavolata dei campioni organizzata da Barilla nell’ambito del GP d’Italia. Piloti di varie epoche davanti a un menù preparato da Massimo Bottura, dove la portata principale erano spaghetti con cinque varietà di pomodoro, bufala e aromi che richiamano il pad thai.
Nico Rosberg ha sentito quei racconti dal papà Keke, iridato come lui, e ne è sempre rimasto affascinato. Al tavolo c’è anche Stefano Domenicali, presidente della F1. Un’iniziativa ideata da Paolo Barilla, ex pilota e oggi vicepresidente dell’azienda di famiglia, entrata quest’anno come partner della Formula 1. «Come in famiglia. Tastes like family» è lo slogan del nuovo spot. Anche la 312 B appartiene a Barilla; l’aveva comprata e fatta restaurare seguendo le indicazioni del suo amico Mauro Forghieri, leggendario direttore tecnico del Cavallino, scomparso nel 2022.
«Conoscere il passato» spiega Paolo Barilla «aiuta a capire dove siamo arrivati e quali saranno le prossime direzioni. In quell’epoca la cucina aveva un ruolo fondamentale: i meccanici si preparavano da soli i pasti, mettendo le pentole sulle macchine. Ben presto la voce si sparse nel paddock e tutti volevano andare a mangiare dagli italiani. È la magia della nostra cucina, capace di mettere d’accordo anche i rivali».
Accanto ai campioni c’è chi ha cambiato per sempre il modo di cucinare nell’ambiente delle corse: il mitico «Pasticcino». Luigi Montanini, modenese, titolare di un ristorante apprezzatissimo a Castelnuovo Rangone, è stato l’inventore dei moderni catering in Formula 1, dove era entrato per caso e senza parlare inglese. Non c’erano i motorhome, non c’erano i camerieri; le tavolate venivano allestite dove capitava, vicino ai box, una storia d’ingegno e passione. Sedie pieghevoli, Lambrusco, pentoloni: «Venivano tutti da me» ricorda adesso. «Erano momenti di calma e di allegria, sembrava di stare in famiglia e in quei momenti la tensione si scioglieva». Pasticcino guarda Giancarlo Fisichella: «Ancora me lo ricordo quando scappavi dagli inglesi per venire da noi…». Risate, oggi come ieri.
9 settembre 2025 ( modifica il 9 settembre 2025 | 10:29)
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