Simone Bezzini ha ricevuto l’ok dal Partito Democratico regionale per la candidatura a un terzo mandato al Consiglio regionale. Il primo passo è compiuto…
“Non la considero tanto un riconoscimento personale, quanto il risultato di un impegno collettivo portato avanti in questi anni. Ho guidato l’assessorato alla Sanità nel momento più difficile della storia del nostro sistema sanitario: abbiamo affrontato la pandemia e le emergenze legate ai tagli nazionali al fondo sanitario, che hanno messo a dura prova tutte le Regioni. Ho ricevuto un forte sostegno dalle organizzazioni sindacali, dal mondo del volontariato e da tante persone con cui ho collaborato in questi anni, che mi hanno incoraggiato ad andare avanti. Ora dobbiamo guardare al futuro, alla campagna elettorale e alle sfide che attendono la Toscana e la provincia di Siena nel contesto regionale”.
Dall’esterno tanti sostegni, ma è naturale aspettarsi anche critiche e attacchi dagli avversari. In particolare da Enrico Tucci, capolista di Fratelli d’Italia, che nel weekend aveva accusato l’ex presidente della Provincia di Siena di essere responsabile di un deficit complessivo di 84 milioni di euro tra Scotte e Asl…
“Vorrei partire da un dato ufficiale: secondo il Ministero della Salute, oggi guidato dal centrodestra, la sanità toscana è ai vertici nazionali per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza, nonostante le difficoltà e i tagli. Anche sulla valutazione degli esiti delle cure elaborata da Agenas, la Toscana migliora in 13 indicatori, stabile in 7, e molti ospedali della regione sono considerati tra i migliori in Italia per qualità delle cure. Potrei citare altre analisi, come quelle della Scuola Superiore Sant’Anna o della Fondazione Gimbe, che confermano la Toscana ai vertici nazionali. Naturalmente non ci sfuggono i problemi: la carenza di personale, le liste d’attesa. Ma bisogna dirlo con chiarezza: gran parte di queste difficoltà deriva dai tagli al sistema sanitario nazionale, che l’attuale governo sta portando avanti con forza. È strano che chi taglia la sanità a Roma poi nei territori chieda più servizi e assunzioni: dovrebbero mettersi d’accordo con se stessi. Se davvero vogliono difendere la sanità pubblica, allora scendano in piazza contro il loro governo, chiedano più risorse e il superamento del tetto di spesa per il personale”.
Lei ha parlato della sanità come motivo di vanto, e lo stesso presidente Eugenio Giani, alla Festa dell’Unità di Siena, ha definito Bezzini un motivo di orgoglio. Ha detto che non vuole rinunciare a lei perché sa lavorare in squadra. Che cosa risponde al governatore?
“Ringrazio il presidente Giani per la stima e la fiducia. Sono stati anni molto complicati: ho avuto modo di confrontarmi con tante realtà del Paese. Nonostante tutto, siamo riusciti a mantenere la sanità toscana in equilibrio e a garantire un alto livello di servizi. Non nascondo però le difficoltà: le liste d’attesa, la carenza di personale. So bene quanta fatica facciano le donne e gli uomini che ogni giorno lavorano nelle strutture sanitarie. Con Giani abbiamo condiviso questa battaglia per difendere la sanità pubblica. Abbiamo collaborato anche sul piano amministrativo, introducendo innovazioni organizzative, nuovi modelli di assistenza territoriale, utilizzando le risorse del PNRR e avviando sperimentazioni come lo psicologo di base. È stato un lavoro di squadra con la giunta, il consiglio regionale, il Partito Democratico e le forze sociali, a partire dalle organizzazioni sindacali”.
Parliamo del tema dell’umanizzazione delle cure. Resta centrale la qualità del rapporto tra paziente e medico, tra paziente e infermiere, e quello con i familiari. Non si può tornare al passato, con sale d’attesa affollate, ma nemmeno lasciare i pazienti soli. A che punto siamo oggi?
“Stiamo cercando di costruire nuovi percorsi nell’organizzazione sanitaria e negli ospedali. Dobbiamo garantire sicurezza, soprattutto per anziani e fragili, ma al tempo stesso non trascurare la dimensione umana delle cure. La terapia non è solo farmaci o interventi, è anche calore umano. Per questo le direzioni sanitarie sono state invitate a trovare un equilibrio tra sicurezza e attenzione agli aspetti relazionali. Ho visto buone pratiche, ad esempio all’ospedale Le Scotte, nel reparto di oncologia, dove si lavora molto per trasmettere umanità e vicinanza ai pazienti. Importante anche il ruolo delle associazioni, che possono contribuire ad aumentare il livello di umanizzazione se coinvolte nella vita delle strutture sanitarie. Dal 2026 partiranno inoltre sperimentazioni innovative, come la figura dei “facilitatori” nei pronto soccorso. Serviranno a migliorare la relazione tra familiari, pazienti e professionisti, riducendo tensioni e garantendo più qualità nelle cure”.
Quest’anno per la prima volta non si raggiunge il numero di iscrizioni alle scuole di scienze infermieristiche. C’è difficoltà a reperire personale sanitario?
“Sì, è un tema cruciale che riguarda medici e professioni sanitarie in generale. Dobbiamo valorizzare di più i professionisti, anche sul piano economico. Quando parlo di maggiori risorse alla sanità, mi riferisco anche alla necessità di pagare meglio medici, infermieri, operatori socio-sanitari. Le Regioni e i sindacati hanno chiesto più volte al governo di portare gli stipendi alla media europea: sarebbe un grande obiettivo per rendere più attrattive queste professioni. Serve inoltre riformare i percorsi di formazione, allargarne l’accesso, e superare il tetto di spesa per il personale. Solo così potremo assumere di più, ridurre il carico di lavoro e rendere il sistema sanitario pubblico più solido e competitivo”.
Cosa la spinge ancora ad andare avanti in politica? È una vita che se ne occupa: non sente mai la stanchezza?
“Credo che chi fa politica debba avere a cuore il bene della comunità e porsi l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone. Io vengo da una storia politica democratica e progressista che si fonda su due elementi: da una parte i valori (per me quelli della sinistra e della Costituzione) dall’altra la cultura digoverno, cioè il tentativo di tradurre quei valori in azioni concrete. In questi cinque anni il mio punto di riferimento è stato soprattutto l’articolo 32 della Costituzione e i principi scolpiti nella legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, la 833 del 1978. Siamo partiti dai principi, ma abbiamo cercato di essere pratici: difendere la sanità pubblica nella quotidianità, innovare i modelli organizzativi, garantire risposte ai bisogni di salute delle persone”.
Katiuscia Vaselli