Non è mistero che la nostra sia un’epoca dopata dal culto della vittoria ad ogni costo. Da ottenere quanto prima, alla stregua della fama e del denaro; anche a scapito di sacrifici e cultura. Il mondo corre in questa direzione, la stessa che ha creato danni incalcolabili nel lavoro, così come nello sport.

Pare non debba esserci più spazio per il secondo, divenuto irrimediabilmente il primo degli sconfitti. E’ per questo che la lezione di Sinner, le sue parole lucide e già tese al lavoro dopo la sconfitta più amara, frustrante contro il rivale di sempre, ha un valore immenso. Chi ha visto Jannik cedere sotto i colpi potenti di Alcaraz, con tutta la dignità e la compostezza del gesto che manda in pappa le telecamere in cerca di un gesto inconsulto, ha colto l’essenza stessa di un uomo-atleta che non vive per le classifiche.