Sulla giovane ucraina assassinata negli Usa da un afroamericano è calato il silenzio. Eppure, quando a venire ucciso è un nero, il fatto (giustamente) diviene di dominio globale. Un doppio standard insopportabile, frutto di un «antirazzismo» schizofrenico.Sapete cos’è un bias cognitivo? Trattasi di una distorsione nella valutazione dei fatti causata dal pregiudizio.Esempio scolastico: «Preferisco viaggiare in auto piuttosto che in aereo, è più sicuro» (manco per niente, dati e statistiche dicono il contrario). Qui se ne parla a proposito di uno sconvolgente fatto di cronaca.Ieri La Verità è stato l’unico giornale, tra quelli da me compulsati, a pubblicare la foto-notizia di quanto successo il 22 agosto a Charlotte, in North Carolina.Una ragazza sale sul treno. Si siede e si mette a guardare il display del suo smartphone. Seduto dietro di lei, con la testa appoggiata al vetro, c’è un uomo con una felpa rossa.Che all’improvviso si alza e l’ammazza pugnalandola tre volte al collo.Poi si allontana, quindi viene bloccato anche perché lascia una scia di sangue dietro di sé.Fine della storia.Che è riemersa perché nel weekend sono state diffuse le immagini delle videocamere di sorveglianza, che mostrano l’omicidio – gratuito, immotivato, senza senso – in tutta la sua efferatezza.Ora, logica avrebbe voluto che questo film dell’orrore trovasse spazio sui principali canali tv, venisse commentato sui giornali, o no?E invece? Niente. Come è possibile? Forse perché i protagonisti dell’episodio hanno la pelle diversa?Sì. Una nera, l’altra bianca.Per la precisione: la vittima era bianca, l’omicida è nero, «mentalmente instabile» e pluripregiudicato.Quindi con un’inversione di ruoli rispetto al bias cognitivo standard: persona bianca colpevole e nera vittima, a prescindere.Ad aggiungere un tocco di tristezza al dramma, la donna di 23 anni era ucraina, rifugiatasi negli Usa causa invasione russa del suo Paese. Ora ditemi se una vicenda del genere non meritava di essere raccontata.Il che ci porta al dilemma, insopportabile (perché ogni vita umana è sacra, e non ci sono confronti, classifiche o graduatorie da rispettare) ma necessario: se la vittima fosse stata una giovane nera, e il killer bianco, come sarebbero andate le cose?Com’è possibile che cercando ragguagli sulla vittima, Iryna Zarutska, sul sito del New York Times la ricerca abbia fino a ieri dato esito negativo, zero riscontri? Perché con tutto quello che i siti, al di là e al di qua dell’Atlantico, postano, con tanto di titoli clickbait, acchiappa visualizzazioni, di tale raccapricciante storia non ci sono tracce (siti e versione cartacee di Repubblica e Corriere della Sera, per esempio, non pervenuti) ?Insomma: perché se BLM, Black Lives Matter, «le vite nere contano», quelle bianche dovrebbero rilevare un po’ meno?Immagino la replica: quel movimento è nato contro gli omicidi di neri compiuti dalle forze di polizia, vedi il caso – non il primo, non l’ultimo – di George Floyd (per cui ci siamo giustamente indignati tutti, neri e bianchi).Sì, ma: e allora? Tutti i distinguo che sono scattati in questa occasione, «non diffondete le immagini» (e perché?), «l’aggressore aveva problemi mentali» (assassino: il termine è assassino), «un po’ di rispetto per i parenti della vittima» (di cui in genere non importa alcunché), sarebbero stati au contraire ugualmente invocati? Oppure sarebbe partita una campagna contro un sistema giudiziario «bianco» che rimette in libertà un «bianco» con problemi psichici e condannato più volte, che ha stroncato una giovane vita «nera»? Flashback. Maggio 2023. Diventa «virale» un video di un omicidio avvenuto sulla linea F della metro a Manhattan. Incipit dal sito de Il Post: «Un afroamericano, senza fissa dimora e in una condizione di apparente disturbo mentale, è morto dopo che un uomo che si trovava nel suo stesso vagone l’ha soffocato tenendogli per diversi minuti il braccio attorno al collo» (l’accusato – bianco, ex marine di 26 anni – nel dicembre 2024 verrà assolto perché giudicato «non colpevole» di omicidio colposo, cioè non intenzionale).Testimoni diranno che la vittima si stava comportando «in maniera ostile», che aveva fame e sete, gridava che non gli importava di passare la vita in carcere e che era pronto a morire. Tornando al 2023, sempre Il Post: «Attivisti e cittadini hanno manifestato in una stazione della metropolitana di New York per chiedere che l’aggressore venga incriminato e che l’amministrazione faccia di più per tutelare e assistere le molte persone senza dimora e in condizioni di fragilità che vivono a New York».Perfetto. Quindi: se la persona è nera, mentalmente disagiata, e viene uccisa da un bianco, il video può rimbalzare in ogni dove, si va in piazza e s’invocano interventi straordinari (nonché la forca per il killer).Se la persona è nera, mentalmente instabile, e uccide una bianca, bisogna comprenderne il disagio, il perché e il percome.Regno Unito. Tra il 1997 e il 2013 una rete di pedofili di origine pakistani commette stupri e abusi su circa mille bambini. La più parte delle vittime sono ragazze bianche, ma vi sono anche adolescenti della comunità asiatica. Ci sono voluti l’uccisione di due bambini e della loro madre per far partire la prima inchiesta. Anche perché una donna che indagava sugli stupri ha dovuto seguire un corso di «sensibilizzazione alla diversità» (insomma, l’hanno «rieducata» come in Cambogia sotto Pol Pot) avendo evocato le origini «etniche» delle violenza. Il ministro dell’Interno dell’epoca (poi premier) Theresa May deplorerà che «l’istituzionalizzazione del politicamente corretto e la paura di essere tacciati di razzismo abbiano contribuito all’omertà su questi crimini per così tanti anni».Si dirà: e quindi? Non vorrete mica paragonare un singolo crimine, per quanto orribile, con quello che i neri o i non-bianchi hanno sopportato per secoli. Giustificazionismo subdolo. La Storia e l’informazione non dovrebbero essere pensati come rivincita, piuttosto come riconciliazione. Perché se l’antirazzismo ha licenza di fare e dire tutto, e qui a parlare è Pascal Bruckner, autore di Un colpevole quasi perfetto – La costruzione del capro espiatorio bianco, Guanda 2021), vuol dire che «trae le sue armi dal razzismo di ieri, di cui diventa il riflesso simmetrico. La sua prosecuzione con altri mezzi».Ha scritto Kaisen D. Asiedu su X: «Dopo l’omicidio della donna ucraina, il sindaco ha parlato in difesa esclusiva dei senzatetto e dei malati mentali. Nessuna menzione dei 14 arresti e dei reati commessi dall’assassino. Esiste un doppio standard nel modo in cui i media trattano la violenza interrazziale. Quando la vittima è nera, la notizia diventa di dominio nazionale. Quando la vittima è bianca, spesso la cosa viene ignorata».Un membro del Ku Klux Klan, Asiedu?No: un nero.Che non ha mandato il cervello all’ammasso come certi bianchi.

Little Tony con la figlia in una foto d’archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente

«Las Muertas» (Netflix)

Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.