“Il gioco di riflessi crea volutamente un senso di mistero nella percezione dello spazio”. Dipinti di Caroline Derveaux, tenda Andora di Nobilis, divano Sandra di Annie Hieronimus per Cinna, sgabello Lukas Corber (Galerie Gosserez). Candeliere Christofle x Mathias Kiss, vassoio Christofle, poltrona GiampieroVitelli, lampada da terra in vinile e tavolino 1970 (Galerie Vauvart), shaker vintage (Galerie Paradis), bicchieri vintage.

Yannick Labrousse

Per evitare un effetto eccessivo, i toni e le texture contrastanti sono messi in risalto dalle pareti bianche più opache. E per ampliare lo spazio, il controsoffitto è stato eliminato a favore di travi a vista. “Le abbiamo coperte con lo specchio per enfatizzare la struttura dell’edificio e dargli un aspetto grafico”: in effetti, sono realizzate in Dibond, un materiale riflettente con una finitura strutturata e piacevole alla vista. Volevamo assumere questo aspetto leggermente ondulato e gommoso del Dibond, che contrasta con questa grande parete di specchi e, allo stesso tempo, crea una relazione tra i due materiali”.

La cucina, fulcro del piccolo spazio, si esprime con le sfumature e i motivi segnati dalle piastrelle CESI. Sgabelli vintage, collezione Benze, La Kasbah Bruxelles. Mensole, maniglie e appendiabiti su misura di Atelier HA. Quadri Flammes Aquatiques di Caroline Derveaux. Maniglie per armadi di Jonathan Cohen.

Yannick LabrousseLa cucina, la star dell’appartamento

Gran parte del budget è stato destinato anche alla cucina, che gli interior designer hanno voluto rendere la firma dell’appartamento utilizzando piastrelle di grande effetto. Pensata per cucinare, mangiare e intrattenere, il grande bancone segna l’ingresso della stanza, che si apre sul soggiorno. “Questa zona appariscente, colorata, in stile Memphis” è rivestita di una laccatura lucida, tanto attraente quanto utile; per la sua capacità di catturare la luce, ma anche per decostruire la prospettiva dell’appartamento, che in origine appariva stretto. “C’era una preoccupazione per lo spazio, quindi abbiamo voluto spingere indietro le pareti”, dice Hugo Vince. “Quando si entra, ci si sente un po’ persi, non si sa se c’è una stanza in fondo… Ci piaceva l’aspetto misterioso creato dal grande specchio e dal singolare percorso intorno al bancone”.

Le luci a soffitto della cucina sono il risultato di un’ingegnosa installazione. Piatto da portata in acciaio argentato di Ananas Ananas, piatti vintage. Posate Melteden di SebastiaoLobo, servizio da ghiaccio Rémy L’étang e tazze in terracotta (Galerie Paradis).

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Il frigorifero, incorniciato da piastrelle colorate, diventa protagonista piuttosto che un intruso. Vaso Vertigo, Christofle. Shaker Orbille (Galerie Paradis), busto e specchio trovati al mercato delle pulci di Saint-Ouen.

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Le luci a soffitto, trovate nei mercatini delle pulci, sono state trasformate “in una sorta di protuberanza del soffitto” per estenderne le dimensioni. “La costrizione a volte porta un elemento interessante nei nostri progetti. Le luci dovevano essere all’altezza giusta per illuminare il piano di lavoro. Ecco perché abbiamo ideato questo design laccato, per creare un vero rapporto tra le luci e la cucina”. Anche il frigorifero è stato integrato, con una cornice piastrellata disegnata come un quadro, così come gli spessi ripiani laccati di rosso.

Piccole nicchie sono state utilizzate per ospitare oggetti attraenti: un vaso cromato di Tim Teven Studio e un vaso di vetro di Tulippar Fvorm (Galerie Paradis).

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Gli specchi allungano i volumi all’infinito. Specchio su misura di Atelier HA, applique Bello et Bello. Scultura Self Discovery di EriM aeda.

Yannick LabrousseArredi giocosi e un tocco cinematografico

Infine, una serie di opere d’arte e di design sono state selezionate da galleristi esigenti per impreziosire sottilmente questo interno già prolifico, completato dalle opere di Caroline Derveaux. “Volevamo dare un tocco cinematografico al progetto, un’atmosfera alla Wes Anderson” aggiunge l’interior designer, il cui studio si occupa anche di produzione teatrale e cinematografica. L’obiettivo era allontanarsi dalla classica estetica dell’appartamento parigino e creare un mondo più anticonformista. Un esempio convincente: appendendo alla parete delle tende rosa pallido, Atelier HA ha individuato il potenziale cinematografico dell’installazione e lo ha di fatto rafforzato giocando con i riflessi della luce polverosa del pomeriggio. “Ci piace creare atmosfere diverse a seconda dell’ora del giorno”, afferma Hugo Vince. E conclude: “Ci siamo divertiti, abbiamo fatto delle prove. I risultati parlano da soli”.

Nell’ingresso, la vernice dà già il tono. Vernice Red Picture di Farrow & Ball (Gallery 42), lampade da parete degli anni ’70 acquistate al mercato delle pulci di Saint-Ouen. Scala su misura dell’Atelier HA. Orologi su travi di Caroline Derveaux (2025).

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Adèle Nourry e Hugo Vince, fondatori di Atelier HA.

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Articolo originale pubblicato su AD Francia, adattato da Paola Corazza.

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