di
Vera Martinella

C’è un allarme immotivato che continua a circolare in rete e sui social. Il Gruppo Italiano Screening Mammografico (Gisma) fa chiarezza, analizzando i dati nazionali

La notizia è stata ripresa più volte e continua a circolare, generando non poca preoccupazione, ma un’analisi approfondita dei dati disponibili per il nostro Paese rassicura gli animi: i casi di tumore al seno nelle giovani donne, prima dei 50 anni, non sono in aumento in Italia.
A fare chiarezza è Silvia Deandrea, presidente nazionale della società scientifica Gruppo Italiano Screening Mammografico (Gisma), che ha deciso di  fare chiarezza con un comunicato (presentato in anteprima al Corriere): «È importante fermare questo allarme immotivato, che continua a circolare in rete e sui social  – dice l’epidemiologa -. Un allarme che dev’essere ridimensionato sulla base dei dati effettivamente disponibili». 

Chi l’ha detto?

Da dove arriva la notizia? Già nel 2023 un ampio studio americano, analizzando i dati di oltre 560mila persone negli Stati Uniti tra il 2010 e il 2019, aveva concluso che i tumori a insorgenza precoce (nelle persone under 50, in particolare donne) sono cresciuti in modo sostanziale nel periodo preso in considerazione.
A settembre 2023, poi, è arrivato un articolo pubblicato sulla rivista scientifica BMJ Oncology che riportava, nella sintesi iniziale, la «bomba» di un aumento di incidenza del 79% e di mortalità del 27% del cancro giovanile negli ultimi 30 anni. «L’articolo è stato più citato che letto davvero, era basato largamente su stime e riferiva questi valori come medie a livello mondiale» spiega Deandrea. I numeri citati non erano sbagliati, bisognava arrivare fino in fondo al testo e comprendere tabelle e statistiche (cosa mai semplice, se non si è degli addetti ai lavori).
«Una (non facile) lettura rivelava nelle tabelle supplementari per l’Europa centro-occidentale una sostanziale stabilità dei livelli di incidenza (con minime variazioni) e una mortalità stabilmente in calo. La fretta e la sintesi della comunicazione hanno ingannato molti che hanno “sparato” la notizia come un fulmine a ciel sereno» chiarisce l’esperta.



















































Cosa succede in Italia? 

Per fotografare la situazione a casa nostra in maniera corretta, la presidente Gisma ha raccolto tutti i dati italiani più recenti (pubblicati nell’ultimo anno) basati sui dati dei Registri tumori.
In uno studio pubblicato da AIRTUM  è stato riscontrato un modesto aumento medio (+0,5%/anno) dell’incidenza del carcinoma mammario in giovani donne, in età 20-49 anni, nel periodo 2008-2017. «Un aumento di +0,5% è un incremento molto modesto, quasi impercettibile fuori dalle analisi statistiche – chiarisce Deandrea -. L’aumento è peraltro ristretto al periodo 2008-2014, all’area del Sud-Isole e alla fascia di età 40-49 anni. Lo studio indica, fra le cause più probabili, le mutate condizioni di accesso alla diagnostica senologica nei gruppi interessati (ovvero una maggiore diffusione dello screening mammografico nelle giovani, ha fatto sì che venissero alla luce più tumori)».
Un ulteriore studio AIRTUM limitato al periodo 2013-2017 conferma un modesto aumento (+0,8%/anno) a carico delle donne in età 0-49 anni, limitato però al Centro-Sud (+1,7%/anno), in un quadro di sostanziale stabilità della mortalità e dell’incidenza nelle altre aree d’Italia.
La Regione Veneto documenta su un periodo più ampio (1987-2019) una tendenza iniziale all’aumento delle diagnosi nelle età 0-49 di un +1,7% per anno che si è esaurito però nel 2002. Dal 2002 al 2019 l’incidenza nelle under-50 è stabile.
Tassi stabili entro i 50 anni sono stati confermati anche in un analogo studio in Provincia di Reggio-Emilia nel periodo 1996-2021
«Diversi altri registri confermano la stabilità e nessuno riporta un aumento esponenziale – sottolinea l’esperta -. Possiamo quindi concludere che, al momento, concentrando gli studi in periodi più recenti e in territori più delimitati, non ci sono evidenze documentate dai dati dei Registri tumori italiani che segnalino un allarme per l’incidenza dei tumori della mammella nelle donne giovani».

Autopalpazione e mammografia

Le statistiche per il nostro Paese dicono che una donna su otto si ammalerà di cancro al seno nel corso della vita e che sono quasi 56mila i nuovi casi annui. Si tratta della neoplasia più frequente non solo fra le donne, ma in tutta la popolazione (sebbene i casi nei maschi siano rari, è bene che anche gli uomini non sottovalutino possibili campanelli d’allarme).
È fondamentale scoprire la malattia agli esordi perché le probabilità di guarigione in caso di cancro al seno sono elevate: quando la diagnosi è precoce superano il 95 per cento. In questo senso è preziosa l’autopalpazione, una volta al mese e se si notano anomalie non bisogna perdere tempo. Poi c’è la mammografia, che viene offerta gratis ogni due anni alle donne tra i 50 e i 69 anni (alcune Regioni hanno già esteso i test alla fascia 45-74 anni). Per le più giovani può essere utile un’ecografia annuale dai 30 anni, ma ormai molti specialisti concordano sul fatto che tempistica dei controlli e tipologia di esame debba vadano elaborati «su misura», tenendo conto dei vari fattori di rischio che ha ogni donna e della forma anatomica del suo seno.
Infine mai ignorare un nodulo, specie se non causa dolore e ha contorni irregolari: non va trascurato, in maschi e femmine, a ogni età.

22 settembre 2025

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