Reggio Emilia, 24 ottobre 2025 – È allarme salmonella a Reggio Emilia dove nelle ultime tre settimane sono stati accertati 19 casi dovuti a intossicazioni alimentari, con tre persone ricoverate in ospedale (due di questi sono stati dimessi ieri, mentre l’altro non si trova fortunatamente in gravi condizioni) e una sessantina di casi sospetti.

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Pubblici esercizi sotto la lente

Dall’indagine epidemiologica – tuttora in corso – è finora emerso che la maggior parte di loro ha consumato un pasto in pubblici esercizi della provincia reggiana, nei giorni immediatamente precedenti rispetto all’inizio dei sintomi. L’ipotesi più probabile è quella che i locali coinvolti loro malgrado, abbiano un fornitore in comune che ha venduto loro un lotto di prodotto a base di uova che evidentemente contenevano i batteri dell’infezione.

Una sessantina le segnalazioni

Quasi una sessantina, complessivamente, le segnalazioni sospette raccolte dal Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl reggiana: cinquanta in tre settimane, mentre ieri se ne sono aggiunte una quarantina. Nella quasi totalità dei casi, gruppi di persone o singoli, hanno presentato sintomotologie gastrointestinali, associate anche a febbre. Gran parte è guarita in pochi giorni, mentre – a ieri sera – gli esami hanno confermato la positività per salmonella non tifoidea (‘salmonelle C’) in 19 persone; per gli altri, gli esami di laboratorio sono ancora in corso con gli esiti che arriveranno con tutta probabilità nella giornata di lunedì.

Caccia al fornitore

L’azienda sanitaria locale sta cercando di risalire al prodotto che ha portato all’epidemia. Gli esercizi coinvolti infatti si trovano a macchia d’olio in tutta la provincia e non in zone contigue. Si va da locali nella città capoluogo fino al comprensorio ceramico, ma sono stati riscontrati casi anche in comuni non confinanti nel resto della provincia. Per questo gli ispettori dell’Ausl hanno informato immediatamente gli esercenti, andando di persona nei ristoranti e nelle pizzerie sotto la lente per effettuare indagini ambientali e approfondimenti alimentari. Almeno per il momento non sono stati coinvolti i carabinieri dei Nas, ma non è escluso che nelle prossime ore – qualora venissero riscontrate anomalie – potrebbero essere incaricati dalla procura reggiana per un’inchiesta.

Al vaglio ci sono i menu e l’elenco dei fornitori dei punti ristoro interessati. L’azienda sanitaria locale sta cercando di incrociare i dati al fine di trovare il presunto fornitore e soprattutto il prodotto avariato o mal conservato. Per risolvere il rebus e soprattutto per scongiurare che il focolaio si diffonda ulteriormente, sono stati messi in campo l’Istituto Zooprofilattico e il Centro di Sorveglianza Epidemiologica regionale per le sorveglianze delle tossinfezioni alimentari, per la valutazione dei dati raccolti e degli esiti analitici, anche in relazione agli eventi epidemiologi in corso sul territorio nazionale ed europeo.

Come si trasmette la salmonella non tifoidea

Le salmonelle non tifoidee sono una delle cause più frequenti di tossinfezioni alimentari nel mondo industrializzato. L’infezione si trasmette attraverso l’ingestione di cibi o bevande contaminate oppure per contatto attraverso la manipolazione di oggetti e superfici contaminati. Nella maggior parte dei casi l’infezione da salmonella si presenta in forma lieve e si risolve da sola nel giro di pochi giorni.

Cosa fare per prevenirla

Intanto, l’Ausl di Reggio Emilia ha diffuso alla popolazione un decalogo generale per diminuire il rischio di contagio da salmonella. Si consiglia – si legge – di lavarsi accuratamente le mani prima di toccare gli alimenti in preparazione; non consumare carne, uova e pollame crudi o poco cotti; prestare attenzione anche ai cibi che contengono salse o creme a base di uova crude (come la maionese); lavare accuratamente frutta e vegetali prima del consumo, consumare solo latte pastorizzato, evitare la contaminazione tra cibi, avendo cura di separare i prodotti crudi da quelli cotti, lavare accuratamente tutti gli utensili venuti a contatto con alimenti a rischio. E soprattutto di conservare in modo corretto i cibi e attenersi alle indicazioni riportate sull’etichetta degli alimenti.